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Le regole del desiderio_VII

by Galeazzo_45


Le regole del desiderio- Capitolo VII

Giunto a casa, Maurizio vide che sotto la porta era stata infilata una busta, e presala in mano vide che dietro portava impresso l’elegante stemma del Collegio del Divino Amore, con tanto di chiavi incrociate e un motto in latino che gli riuscî del tutto incomprensibile. Dalla busta emanava un delicato profumo che ricordava le viole, e dentro portava un foglio scritto a mano, con una leggera e minuscola grafia e la firma conclusiva di Padre Ettore. Gentile Signor Capitano, iniziava la lettera, mi scuso per il disturbo che le sto per dare, ma ci sono alcune cose che la mia naturale reticenza mi ha impedito di esprimerle durante il colloquio avuto con lei questa mattina. Come sa a suo figlio ê sempre stato praticato un forte sconto nella retta annuale, ma dal prossimo anno le enormi spese che dobbiamo sostenere per il restauro dell’ala storica del nostro edificio, unite all’aumento dei costi, rendono necessario un sostenuto aumento della retta di suo figlio, che essendo all’ultimo anno dei suoi studi, sarebbe veramente un peccato, rinunciasse al titolo prestigioso che accompagna per sempre chi si ê diplomato presso di noi. Tutto questo a meno che Lei non voglia venirci incontro e vengo subito al dunque di questa lettera. Questa mattina , mentre era seduto davanti a me, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle sue magnifiche fattezze, che ne fanno l’uomo piû affascinante che abbia mai visto in vita mia; quando poi , davanti ai disegni osceni, seppur belli, del suo figliolo, ha confermato, dopo un comprensibile attimo di imbarazzo, l’entità e la forma della quintessenza della sua virilità, cosî abilmente ritratta in quei fogli, ho capito che dovevo chiederle un ultimo enorme favore e avrà forse già capito di cosa si tratta. Ora deve sapere che non solo suo figlio ha le curiosità e i pruriti tipici dell’età, e quello che vorrei fare, sarebbe una specie di premiazione per i cinque ragazzi che meglio si sono comportati quest’anno. E quale migliore premio sarebbe per loro il fatto di potere inginocchiarsi davanti a tanta bellezza, allo scettro virile di un uomo magnifico come lei, porgendogli l’omaggio dovutogli con le proprie labbra, la bocca e la lingua e perché no, la propria gola? Se lei accettasse vorrei organizzare la scena nella grande sagrestia affrescata dal Sodoma e, siccome anche la mia carne ê debole, starei nascosto nel grande confessionale barocco appoggiato al muro. Una sola cosa le chiederei, e cioê di non spargere il suo divino seme prematuramente, questo perché dovrebbe occuparsi anche di una punizione esemplare, quella dello spione Romeo, che dovrebbe subire una umiliante penetratio inter nates davanti ai suoi compagni e sono certo che questo ultimo atto le procurerebbe talmente tanto piacere che finalmente, potrebbe rilasciare i suoi abbondanti fluidi di maschio nelle viscere del paziente. Sicuro che lei capirà la situazione e ci verrà incontro in questo difficile momento economico, attendo fiducioso una sua positiva risposta

Suo Aff.mo Padre Ettore

Che frocio figlio di troia, pensô a voce alta Maurizio, in pratica mi chiede il cazzo in cambio dell’aumento della retta di Davide! Mi piacerebbe sfondargli il culo facendolo urlare di dolore davanti a tutti i suoi collegiali, cosî imparerebbero che razza di frocio hanno per direttore del Collegio! Ma ho paura che abbia una caverna tale al posto del buco del culo che anche il mio super pistone gli farebbe appena il solletico! Comunque d’accordo, mi accorderô con lui, perché ê troppo importante per Davide uscire con un buon diploma dal suo prestigioso collegio: so di molti ragazzi che hanno avuto la vita facile all’Università dopo essersi diplomati al Collegio. Detto questo, senza indugio rispose al Direttore proponendogli la data del giovedî successivo. ****

La mattina dopo Riccardo e Davide furono chiamati da John perché voleva farli assistere alla monta equina. Era giunta l’ora infatti di far montare Alice, una cavalla bianca, da Ringo, il magnifico stallone nero, quello che i ragazzi si erano divertiti ad eccitare il giorno prima. Nella stalla fervevano i preparativi; per l’occasione John aveva chiamato un suo amico, Terenzio, un buttero laziale robusto e dai tratti marcati, tarchiato e peloso, dalla pesante parlata romanesca. Terenzio stava accarezzando sotto il ventre Ringo, che dopo qualche secondo tirô fuori il suo cazzo spaventosamente lungo e senza molto aspettare, approfittando del fatto che John teneva alzata la coda di Alice, aiutato da Terenzio che gli direzionava il membro, glielo ficcô dietro, e incominciô a montarla selvaggiamente, mordendole la criniera e schiumando. La scena aveva eccitato enormemente i due uomini, che si palpavano senza ritegno il grosso bozzo che avevano sul davanti dei jeans, lasciandosi andare a commenti e incitazioni oscene del tipo “Dai bello, falle sentire tutto il cazzone, riempile il ventre di sborra, che cosî ci fai nascere una altro bel puledro!” Lo stallone nero, montô la cavalla per alcuni minuti , accompagnado la sborrata finale con un poderoso nitrito, poi smontô facendo uscire lentamente dalla fregna il cazzone che tornô in breve alla sua misura usuale. "Magari avessi un cazzo cosî, farei strage di fiche e certi culetti " disse Terenzio con un sospiro, e nel frattempo guardava Davide con una strana espressione. Davide era molto eccitato dalla scena animalesca a cui aveva assistito, e avrebbe voluto toccarselo, ma non osava e intanto guardava i due uomini che continuavano a strusciasri con la mano in mezzo alle gambe. Tutti guardavano ora la cavalla che trottava soddisfatta, e alzava la coda da esporre la sua fica mostruosamente allargata dallo stallone. "Cazzo, che fica slabbrata, anche al tuo culetto ci vorrebbe una sleppa del genere, eeh frocetto!", disse Terenzio dando una palpata al culo di Davide. Guarda che non l’avrô come Ringo, ma anche il mio cazzo si difende bene. Scommetto che lo vuoi vedere, eh? Nel frattempo i due uomini si erano guardati negli occhi e ad un cenno d’intesa, avevano deciso che era giunto il momento di sfogare le loro voglie sui due ragazzi. Avanti, in ginocchio, ordinô rudemente John, mentre i due uomini si aprivano i jeans , lasciando svettare due nerchie incredibili, quella di John, piû lunga, ma quella di Terenzio con un diametro spaventoso e una cappella smisurata. Succhialo! Dissero all’unisono i due uomini, mentre avvicinavano rudemente le teste dei due ragazzi ai loro membri. I ragazzi, intimiditi, ma anche eccitati, aprirono la bocca per accogliere le due enormi cappelle paonazze, quella di John, con il suo barbarico tatuaggio nella bocca di Riccardo, quella di Terenzio nella bocca di Davide, che per la seconda volta in due giorni si trovô cosî a ricevere, dopo quello di suo padre , un altro cazzo smisurato. Alla vista di quel cazzo Davide era rimasto come impietrito, combattuto tra il di terrore che avesse voluto sverginarlo e la voglia di prenderlo in bocca. Terenzio infatti gli aveva infilato infila la mano sotto il culo e cercava il buco attraverso i jeans, facendo chiaramente intendere che la bocca non era per lui che un preliminare. Inginocchiato di fronte a quel totem dotato di una enorme cappella, rossa come il fuoco, Davide iniziô a venerarlo come un oggetto di culto pagano e a leccare il tronco di carne, cospargendolo della sua abbondante saliva, ma l’uomo non si accontentava evidentemente: presto gli ingiunse di aprire del tutto la bocca e inghiottire, cercando di ficcargli tutta l’asta in bocca, ma un moto di soffocamento bloccô Davide, che perô riprese subito a pompare il cazzo il piû in fretta possibile. "Bravo frocetto, prendilo tutto in bocca e succhia, avanti troia, vedo che ci sai fare, ti piace il cazzo, eh!" diceva Terenzio. Anche John l’aveva ormai inserito profondamente nella gola del figlio, cosicchê le teste dei due ragazzi inginocchiati sussultavano ad ogni colpo che i cazzi vibravano: istintivamente rovesciavano la testa all’indietro per favorire l’introduzione della testa del cazzo sino al fondo della loro gola. Davide faceva fatica a tenere spalancata la mandibola, mentre l’enorme cazzo dell’uomo entrava e usciva, lucido di saliva, con le grosse vene bluastre in rilievo, cercando di penetrare sempre piû a fondo. Ad un tratto perô Terenzio glielo tolse di bocca e gli ingiunse, con fare rude da maschio autoritario, di calarsi i pantaloni e le mutande, perché voleva farglielo sentire in un altro modo, accompagnato in questo da grugniti di approvazione di John, che non cessava di scopare il figlio in bocca. Postolo alla pecorina, e sputatosi piû volte sul cazzo, già abbondantemente bagnato dalla saliva di Davide, Terenzio puntô decisamente la cappella sul buco del culo, che Davide, terrorizzato teneva strettamente chiuso. Dopo qualche tentativo, non riuscendo a forzare lo sfintere del ragazzo, Terenzio incominciô a spazientirsi e a bestemmiare come un turco, dicendo:Apri quel culo, porcoddio, che ti faccio sentire io un cazzo come si deve! E già Davide sembrava dar segni di cedimento, quando venne in suo soccorso John, che disse: Lascia perdere Terenzio, non vorrei che suo padre si incazzasse quando sa che gli hai sverginato il figlio. Sai com’ê, ê un mio amico, ma ê pur sempre un capitano della polizia. Puoi inculare mio figlio, non dovresti far fatica ad entrare, perché l’ho già spanato io. A malincuore, Terenzio si distaccô da Davide, e si pose subito dietro a Riccardo, che in pochi minuti si ritrovô in bocca e in culo due cazzi giganteschi. Il rumore osceno che Riccardo faceva spompinando il cazzo di suo padre e i suoi deliziosi gemiti fecero perdere del tutto la testa a Terenzio che senza altri preamboli affondô il suo scettro di carne fino ai coglioni. Riccardo non potê trattenere le urla. Un dolore profondo lo squassô facendolo sentire sfondato. Terenzio si fermô lasciando il suo cazzo tutto dentro e Riccardo cercô in ogni modo di rilassare i muscoli che pensava fossero stati lacerati. “Sfonda questa puttanella ! Rompigli il culo” disse John Terenzio non perse tempo e si mise in movimento iniziando a stantuffare lentamente. “Che bel culetto caldo che hai, ti piace troietta....dimmi ti piace farti rompere il culo ?” “Siiiiiiiiiiiiiiii” gemette Riccardo togliendosi per un attimo il cazzo del padre di bocca. Terenzio afferrô con entrambe le mani i polsi del ragazzo e vi si aggrappô per fare leva. Tirava le braccia verso di se e muoveva a ritmo crescente il bacino affondando e ritraendo il cazzo come se stesse cavalcando. Dopo il dolore iniziale, Riccardo era ora in estasi, lo stavano trattando come una puttana, lo stavano inculando come aveva sempre sperato e improvvisamente senza nemmeno toccarsi ebbe il suo primo vero orgasmo anale. “haaaaaaaaaaa ssssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii” Schizzô sul pavimento mentre continuava a muoversi avanti e indietro per assecondare la devastante penetrazione. Per alcuni minuti continuarono cosî poi decisero di scambiarsi le posizioni. Terenzio prese un fazzolettino di carta e diede un asciugata al suo uccellone ancora durissimo e dopo essersi seduto fece abbassare Riccardo in modo che avesse la testa appoggiata tra le sue cosce muscolose divaricate, ed il culo per aria. John accarezzô le gambe del figlio e pensô che pochi culi potevano competere con la sua morbidezza e il suo candore. Osservô il suo ano dilatato dalla precedente penetrazione e ancora con piû irruenza di quanto avesse fatto il giorno prima vi infilô per intero il suo gigantesco membro. Incominciô a fotterlo con forza intervallando gli affondi con potenti sculacciate e ogni gemito del ragazzino aumentava la furia dell’assalto. “ooohhhh Siiiii Siiiii Siiiiii. sfondami papà ! ... inculami....che belloooooo”, diceva Riccardo, nei pochi attimi in cui Terenzio gli toglieva il cazzo di bocca. “SII puttanella ti aproooo”rispondeva John, che sembrava di umore piû dolce, rispetto all’inculata selvaggia del giorno prima. Riccardo adorava sentire il cazzo del padre affondare in lui e i grossi coglioni sbattere contro le sue natiche. Dopo quasi un ora di sesso sfrenato afferrô i due membri e si mise a succhiarli mostrando di gradire che gli venissero in faccia e in bocca. Il pensiero del loro seme che gli impastava la faccia e gli riempiva la bocca lo faceva impazzire. John e Terenzio lo avrebbero fatto comunque, per nulla al mondo avrebbero rinunciato allo spettacolo di sborrare sul viso di quel delizioso frocetto. Eiacularono quasi contemporaneamente. Riccardo sentii i loro schizzi spiaccicarsi sul viso. Aprii la bocca e ne accolse quanto piû poteva gustandone l’afrodisiaco sapore. L’odore della sborra aveva riempito la stalla sopraffacendo l’odore di stallatico dei cavalli. Sentire i loro gemiti mentre godevano, sparandogli addosso tutto quel seme era bellissimo, era il frutto del suo appassionato lavoro, aveva fatto godere due stalloni incredibili. I due uomini lo guardavano con approvazione mentre Simone ripuliva con la bocca i loro cazzi e con le mani raccoglieva lo sperma dal proprio viso e lo assaporava come fosse miele. Nel frattempo Davide, rimasto ancora una volta all’asciutto per quanto riguardava il culo, guardava eccitatissimo la scena e menandosi il cazzo, venne all’unisono con i due uomini. Prima o poi, si diceva, avrebbe anch’egli provato a cosa si prova a prendere il tarello di carne nelle viscere, ma voleva che fosse suo padre a cogliere per primo quella delizia. Ma intanto pensava a come fosse diversa la vita al di fuori del collegio, dove trascorreva la sua esistenza tra studio e preghiere , sempre perô macerato dall’intenso desiderio di un maschio adulto, virile, possessore di quell’organo muscolo-membranoso che si erigeva a dimensioni impensate, pronto a far provare le sensazioni meravigliose a chi lo riceveva e al suo possessore, il vero miracolo della vita, il cazzo.

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Non doveva farlo, non doveva farlo! Singhiozzando Marco si appoggiava sul petto villoso di Rocco, mentre questi gli accarezzava la testa dicendogli qualche parola di conforto. Appena salito sul rosso Tir di Rocco, Marco si era lasciato andare ad un pianto liberatorio e avava raccontato la scena che aveva visto in officina, con il padre che si faceva spompinare dal suo migliore amico, Simone, il figlio di Rocco. Questi aveva sibilato un ”Bastardo” evidentemente riferito ad Alberto, ma poi aveva preso tra le sue braccia Marco. Il contatto con il corpo asciutto ed esile del ragazzo, unito al suo profumo ancora infantile, perô lo aveva incominciato ad eccitare, tanto piû che Marco, ora calmatosi, mostrava di gradire il contatto con il corpo muscoloso e pelosissimo del maschio, e sembrava cercare di avvicinare appositamente il naso alle ascelle dell’uomo, in modo da inebriarsi del loro forte e afrodisiaco odore di maschio adulto. Senti, andiamo a casa mia, puoi stare un po’ in camera di Simone e riposarti, sentire un po’ di musica e riassarti un po’, disse Rocco, mentre sentiva la grossa bestia che si agitava sempre piû nei pantaloni, e metteva in moto il gigantesco Tir rosso.

(continua)

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