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Da Maschio-Fallito a Mogliettina Felice e Innamorata

by Dolly


Che io non fossi un granchê come maschio l'avevo capito da tempo. A parte che, all'età di oltre 40 anni, non mi ero ancora sposato e non avevo una compagna fissa. Ma poi c'erano stati tanti, tantissimi "indizi" che avrebbero dovuto farmi riflettere. Prima di tutto ero molto passivo, subivo le cose, non prendevo quasi mai l'iniziativa e, devo ammetterlo, ero anche un pô un vigliacchetto, terrorizzato dall'idea di fare a botte con altri maschi, di essere rapinato o cose cosî. Piangevo e mi commuovevo per un nonnulla (un film molto romantico visto in televisione, per fare un esempio).

Non ero in grado di "proteggere" nessuno, figuriamoci una donna (anzi, ero io che avrei avuto bisogno di protezione). Mi ero perfino pentito di aver preso la patente perché come guidatore ero imbranato (e con una gran paura di far casini, che sô, facendo retromarcia o parcheggiando) quasi che non sapessi cosa farmene della tanto decantata "indipendenza" che l'automobile e la patente, come mi dicevano gli amici, ti consentirebbero. Ma il problema principale erano (o almeno, avrebbero dovuto essere, anche se a me in realtà non pesava per niente) le donne.

Anche se come uomo non mi sembrava di essere da buttare e mi portavo benissimo gli anni che avevo (dimostrandone anzi molti di meno) le donne non mi si filavano proprio! Forse il modo di presentarmi, la scarsa virilità, il fatto che poi non fossi certo ricco, insomma non lo sô, ma non mi riusciva di interessarle e forse (anzi certamente) non volevo neppure farlo. Competere con altri maschi per conquistare una donna non mi passava nemmeno per la testa! Insomma ero proprio quello che le donne chiamano "sfigato", un maschio fallito, un "perdente" (come maschio, almeno).

Guardando, ogni tanto, come molti miei coetanei, delle videcassette porno, avevo notato che quando c'erano in scena le pornoattrici, con quelle enormi tettone siliconate e tutto il resto, non mi facevano nessun effetto, mentre quando entravano in scena gli stalloni, specie se molto dotati e in particolare se si comportavano con prepotenza mostrando di sottomettere o far urlare di dolore/piacere le loro partners, avevo quasi sempre una notevole erezione. Ma io pensavo (anche se oggi mi domando come accipicchia facessi a crederlo!) fosse perché mi identificavo nei pornoattori dominatori e aggressivi. A farvela breve, un giorno incontrai una mia conoscente, Anna. Questa aveva divorziato da poco (e dopo pochissimi mesi di matrimonio!) da un tipo che conoscevo, Ettore, un bell'uomo, all'epoca quasi cinquantenne, alto, robusto, muscoloso, bê insomma… ci siamo capiti.

Irene era piena di rabbia contro Ettore e lo descrisse come un'egoista, maschilista all'estremo, insensibile, immaturo, retrogrado, prepotente, e tutta una serie di aggettivi di questo tipo. Disse che se l'avesse lasciato fare, lui l'avrebbe costretta sempre in casa, ubbidiente e remissiva, magari eternamente in calze nere, reggicalze e tacchi a spillo ("Gli piacerebbe, a quel porco! Ma 'non esiste' proprio!" diceva Irene). Insomma le solite cose. Io pensai che esagerasse un po’, ma la cosa strana fu che molti di quei difetti ("difetti" secondo lei) a me sembrarono dei pregi! In un primo tempo questa mia assurda constatazione mi sorprese e pensai, fra me e me, "ma che dici, sei scemo?". Fatto stà che un'annetto dopo chi ti vado a incontrare, una sera, nell'atrio di una stazione? Proprio lui, Ettore, che mi salutô calorosamente e dopo i soliti convenevoli, mi chiese se volevo andare a fare un giro in macchina, cosî, a caso, senza una destinazione precisa, tanto per chiaccherare tra amici. Io accettati con gioia. Mi piaceva Ettore. Sembrava aver superato bene il suo divorzio, non mi parlô quasi della sua ex.

Ma mentre discorrevamo (e io ridevo e scherzavo con lui come non facevo da tempo) mi assalirono tanti pensieri e non potei fare a meno di chiedermi come aveva fatto quella cretina di Irene a lasciare un uomo cosî affascinante, simpatico, virile. Finchê, un pô soprapensiero, colsi nel suo discorso una frase "sai, ora con le donne ho proprio chiuso, adesso ho altri gusti". Credevo di aver capito male. Gli chiesi "cioê?". E lui mi spiegô che si era reso conto che gli piacevano moltissimo gli effeminati passivi, i travesta e i trans, che spesso sono piû femminili delle donne e che glielo facevano venire duro come il ferro, inoltre se lo facevano mettere senza problemi nel culo, e a lui piaceva da impazzire incularli (anche se non me lo disse, dubitai che Irene si fosse mai prestata a un coito anale). Io a quel punto avrei dovuto cambiare discorso, ma non volevo farlo. Comunque, stetti in silenzio per un bel po’, mentre Ettore guidava e ogni tanto mi lanciava un'occhiata.

"Ti ha turbato questa cosa che ti ho detto?", mi chiese. Io sentii, incredulo, la mia stessa voce dire distintamente: "no, ne sono felice". Oddio, ormai ne ero certo, mi piacevano i maschi! Quelli veri, quelli virili e muscolosi, naturalmente. Non che lo capissi solo allora, cosî, in un attimo: probabilmente l'avevo sempre saputo, inconsciamente, ma solo l'attrazione che provavo per Ettore in quel momento mi aveva spinto a ammettere "quella cosa", che per anni non avevo voluto assolutamente ammettere. Ecco perché, guardando i porno, mi veniva duro quando vedevo i pornoattori in azione: non mi identificavo con loro, ma con le pornoattrici che ricevevano, nella fica, in bocca e nel culo, i loro grossi e bei cazzoni. Le invidiavo insomma, come invidiavo ogni "bonona" che appariva in TV, valletta, miss, attricetta o "velina" che fosse, perché pensavo con quanti bei ragazzi o uomini maturi affascinanti doveva aver fatto l'amore, e quanti cazzi doveva (beata lei) aver preso. Pure Ettore aveva capito, aveva compreso la mia vera natura, forse già da quando ci frequentavamo anni prima come semplici amici, anche se allora non avrebbe potuto esserne certo. A quel punto, Ettore fermô la macchina in un luogo isolato, e mi posô una mano su una coscia. Rabbrividii, ma non per ribrezzo o altro, solo perché non me l'aspettavo e mi spaventai. Ci venne da ridere ad entrambi. Poi, all'improvviso Ettore mi baciô in bocca. Ero combattuto, ma lo volevo troppo, e mi lasciai (finalmente) andare, godendomi il mio primo bacio "profondo" con un uomo. Fu bellissimo, eccitantissimo, ebbi un erezione mentre mi baciava, non capii piû niente.

Poi, mentre mi portava a casa sua, mi disse che anch'io gli piacevo, ma non pensava che fossi un finocchietto. Ormai questi appellativi non mi davano fastidio: che mi chiamasse finocchio, checca, frocio, culatona, basta che gli piacessi veramente. Mi chiese di dimenticarmi l'Ettore che conoscevo, perché in quelle vesti si comportava in un certo modo, convenzionale, ma come amante invece, era autoritario, esigente, passionale, un vero "toro da monta" irrefrenabile, che aveva bisogno di fecondare con il contenuto dei propri testicoli la sua vacca da monta. Uno stallone prepotente e intransigente, insomma. Io ormai ero completamente "partito": avrei accettato qualunque cosa. Quando arrivammo a casa, salimmo le scale ridendo e baciandoci. Lui mi palpeggiô ovunque, soprattutto sul culo, promettendomi che se lo volevo avrebbe fatto di me la sua "troietta da monta" e la sua "dolcissima mogliettina in tacchi alti e reggicalze", e altre frasi che in un contesto differente sarebbero sembrate deliranti e forse ridicole, ma che in quel momento mi parvero cosî…naturali. Una volta in casa, ci spogliammo. Io ero eccitatissimo, ma c'era una cosa che mi imbarazzava: non ero depilato, e dunque non sembravo nemmeno lontanamente la "femmina" che avrei voluto essere per il mio Ettore. Lui invece era bellissimo, villoso e virile come un vero maschio dev'essere e, come sospettavo, generosamente dotato: la grossezza del suo cazzo non mi preoccupô piû di tanto. Ormai avevo accettato il mio destino di femmina. C'ê chi lo mette e chi lo prende: io ero destinato a prenderlo. Finalmente lo ammettevo. Sperai perô di riuscire a accogliere interamente quella cosa enorme nel mio sfintere anale e di riuscire a far godere il mio stallone. Ettore ricominciô a baciarmi dappertutto, con passione, poi leccô a lungo il mio buchino, facendomi impazzire di piacere (che goduria!) tanto che per poco non venni subito solamente per merito di quel divino trattamento.

Poi mi ordinô di succhiargli l'uccello e cosî feci il mio primo pompino ad un uomo. Era favoloso, ormai volevo solo essere una femmina. Non dovetti cavarmela poi male, perché lo sentii dire "brava, cosi, cosiii, succhiamelo bene, troia". Infine mi fece mettere a pecorina e si mise dietro di me, ordinandomi: "spalancati da sola le chiappette, vaccona, che il tuo toro ê pronto". Io mi allargai il buchino piû che potevo con le mani protendendo il culetto indietro e sentii che Ettore mi bagnava l'ano della sua saliva. Ma questo non bastô. Il suo pene era enorme e il mio sfintere decisamente stretto. Ebbi paura di contrariarlo, ma soprattutto ero "terrorizzato" che l'evento che tanto desideravo (prenderlo nel culo per la prima volta) potesse essere rimandato. Ma Ettore non si arrese, diventô insolitamente dolce e mi sussurrô "amore, rilassati… guarda, fa cosî, spingi con lo sfintere, come se facessi la cacca, su avanti, non ti farô male". Io mi fidai del mio uomo e feci proprio cosî, spingendo come se dovessi defecare. Ettore fu rapidissimo a approfittarne e mi entrô dentro in un solo colpo. Mamma, che male…che dolore! Piansi senza freno, né vergogna.

In quel momento capii cosa intendevano certe donne quanto accusavano gli uomini di essere bugiardi e mascalzoni. Per ottenere quello che voleva Ettore mi aveva mentito. Ma in fondo era stata una piccola bugia e probabilmente a me i maschi piacciono proprio cosî: degli adorabili bugiardi, dei simpatici mascalzoni, non sarebbe la stessa cosa se fossero diversi. Ettore mi montô selvaggiamente per parecchi minuti… piano piano il dolore si mutô in una sensazione strana ma tutt'altro che spiacevole e poi in un godimento intensissimo. Che meraviglia! Se avessi saputo prima quando era bello prenderlo nel culo non avrei aspettato fino a quest'età. Ettore stava per venire. Lo sentii ansimare come un animale, quasi rantolare ed infine mi riempii letteralmente lo sfintere del suo seme caldo e abbondante, urlando frasi deliranti. Ero felice, col buchino dolorante ma non ero mai stato (anzi, "stata") cosî felice. Ettore mi sembrô soddisfatto, mi sorrideva. Ero riuscito a farlo godere. Ci baciammo lungamente. Nei giorni successivi passai dalla felicità al paradiso. Ettore mi fece depilare completamente, e mi fece indossare indumenti intimi femminili che acquistô apposta per me, lingerie, calze di nylon nere con la riga e a rete, mutandine trasparenti di vari colori, minigonne ridottissime, gonne con lo spacco. Ci piacevano a entrambi le donne anni '50 (con la differenza, naturalmente, che io avrei voluto essere come una di loro, mentre Ettore avrebbe voluto scoparsele e soprattutto incularsele) e cosî il mio uomo mi comprô parecchia lingerie trovata in una butique di modernariato e parrucche in stile.

Volle anche che imparassi a truccarmi come quelle dive. La mia "femminilizzazione" continuô, Ettore fu severissimo in questo. Per esempio, mi costringeva a sculettare sempre, dovevo imparare a farlo con naturalezza (mi mostrava spezzoni di film con dive e divette molto sexy mentre caminavano, per imparare da loro) e se mi dimenticavo di farlo in alcuni momenti, mi puniva sculacciandomi con forza (fino a farmi piangere dal dolore). Ma io lo amo, cosî com'ê: bugiardo, mascalzone, prepotente, affascinante, bello da urlo.

Oggi, un ex-maschio-fallito ê diventato una casalinga-sexy appagata, una "mogliettina" pazza di felicità e innamoratissima del proprio uomo. Lo provoco accavallando le gambe depilatissime fasciate in calze velate, o chinandomi, facendogli intravedere le mie mutandine trasparenti, o in mille altri modi. E naturalmente il mio Ettore reagisce da quel toro da monta che ê, inculandomi o facendosi spompinare, tutte le volte che vuole, anche diverse volte al giorno, e io non aspetto altro. Sono come avrei dovuto sempre essere: dolce, femminile, bisognosa di protezione. Vesto sempre in maniera sexy, proprio come non voleva fare Irene, spesso stô in casa indossando proprio calze a rete nere, reggicalze, tacchi a spillo e una vestaglina semi-trasparente rosa... alla faccia di quell'antipatica di Irene!

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Web-01: vampire_2.0.3.07
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