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E' inutile Arrabbiarsi Con i Pliziotti Arrapati

by Hotstories (tradotto da moraldo@gay.it)


. E' inutile scusarsi con i poliziotti arrapati. By Hotstories (Tradotto da moraldo@gay.it) Non avevo finito di sentire queste parole, che lui era già dentro l'appartamento. Io stavo ispezionando un cassetto alla ricerca di soldi, o un orologio o qualcos'altro che valesse qualche lira. Era molto che non scassinavo un appartamento così pulcioso. Prima che me ne rendessi conto, mi sembra, fui scagliato contro il muro vicino, e un ragazzo con la mano sulla mia mascella mi premeva la testa contro la parete, e mi guardava dritto negli occhi. "Rubi della roba qui, piccolo stronzo? Mmm? Questo non è il tuo appartamento, e dei cassetti degli altri non te ne deve fottere niente!" Il ragazzo sembrava veramente incazzato. Forse aveva avuto una gran brutta giornata, e perciò sembrava che la dovessi scontare io in qualche modo. Mi sputò in faccia e mi chiamò fottuto succhiacazzi. "Ma chi diavolo è lei " dissi io al tizio. "Mi lasci semplicemente andare, ok? Tanto per lei è lo stesso se vado via da qui con un paio di cosette, o no? Stronzo, non vive mica qui!!". Gli comparve in viso un ghigno diabolico, e io capii, che mi ero ficcato in grossi guai… Aprì la sua giacca, e sulla fibbia della cintura brillava un distintivo della polizia. "Merda", dissi " fottuta merda schifosa…" "Vuoi vedere il distintivo un pochino più vicino, piccolo pezzo di merda, si? Non sei più così arrogante ora, certo? Ti sei ficcato in grossi guai, e io ti darò una bella lezione, una che non scorderai presto." Mi spinse giù sulle mie ginocchia, mi afferrò per la nuca e tirò la mia faccia contro la fibbia della cintura. "Lo vedi questo, stronzetto? Lo vedi il distintivo? E che ti dice questo? Sai cosa ti accadrà ora, si? Il poliziotto si incazzava sempre di più. La rabbia aumentava ad ogni parola che pronunciava. Sembrava stressato, sembrava quasi che gli fumasse la testa. Io ero il suo sacrificio del giorno, e non si sarebbe accontentato di poco con me. Mentre la mia faccia era premuta contro il suo distintivo, intravidi un enorme rigonfiamento nei suoi jeans: mai avevo visto prima un pacco così grosso. E mi fu subito chiaro che godeva nel avere lui il controllo. "Ti diverte tanto avere un ragazzo giovane ai tuoi piedi, vero? Dissi. "Ho avuto una giornata lunga e dura, pompinaro", disse," e tu mi devi aiutare a dimenticarla. MI premette la testa sulla destra, per schiacciarla contro il rigonfiamento nei suoi pantaloni. Mi muoveva la testa avanti e indietro, e il suo cazzo iniziava ad indurirsi. Io avvertivo il suo grosso pacco sulla bocca, e ad ogni strusciata delle mie labbra diventava più grosso e più caldo. "Merda, un poliziotto frocio... vai a fatti fottere, non dovresti comportarti così con me." "A certo?" disse lui " sono sicuro, che tu sapresti apprezzare una bella gitarella in carcere con l'accusa di furto con scasso? Sarai certo in cella con grossi omoni pelosi, si?" Merda, pensai io non so che farmene. "Alla prima occasione ti ritroverai il culo in fiamme". Il mese prima mi avevano liberato con la condizionale. Ma ero stato ammonito che se mi ripescavano mi sbattevano dentro e buttavano via la chiave. La prego signore, io non pensavo certo… io non pensavo certo così. La prego mi lasci andare, io non ne parlerò con nessuno, io non dirò a nessuno che cosa le mi ha fatto. Non ruberò mai più nulla" dissi. Ma questo era proprio quello che lui voleva sentire. "Che tu sia dannato, non racconterai nulla, di quello che io ti ho fatto, piccolo succhiacazzi… non crederai davvero che si fideranno di un ladruncolo teppistello come te, o no? Con un colpo spinse via da se la mia testa e mi scaraventò per terra. Avrei potuto tentare di difendermi, ma sapevo, che avrei peggiorato solo la situazione. Per la prima volta nella mia vita, avevo veramente paura per quello che mi sarebbe potuto succedere. Io giacevo con la schiena sul pavimento del soggiorno. Si chinò giù, si sedette sopra di me e mi posò un ginocchio sulle spalle, in modo che io non mi potessi più rialzare. Mi sputò di nuovo in faccia e disse" Dovrai pagare un conto veramente salato, faccia da culo". Continuò a sputarmi in faccia, poi si tolse la giacca e la cintura. E' un paio di giorni che non mi faccio fare, quindi questo sarà il tuo lavoretto, tu sarai il mio piccolo schiavo succhiacazzo." Cazzo, non sono frocio, stammi alla larga, non sono finocchio! Dissi, ma mi sembrava che le mie parole, lo eccitassero ancora di più. Prese la sua cinghia, unì le mie mani insieme sopra la testa, e le legò brutalmente. Mi fece davvero male, ma quasi subito io non sentii più gran dolore. I suoi jeans erano slacciati e la cerniera era tirata giù, così potei vedere un pezzo delle mutande, e quello che c' era ficcato dentro. Cazzo, sembrava grosso, e non era ancora del tutto duro. Gli unici altri cazzi, che avevo visto erano quelli di alcuni miei compagni di lavoro alle docce, ma nessuno di loro era così grosso, neanche vagamente. Tirò giù ancora un poco i pantaloni, e liberò il suo enorme pacco. Potei vedere chiaramente il contorno del cazzo attraverso i boxer, e sebbene la sua minchia non fosse ancora completamente rizzata toccava già i diciotto centimetri. Si piegò in avanti e premette la sua nerchia contro la mia bocca. Mi ordinò di aprirla e di tirare fuori la lingua, mentre sfregava il suo bastone sulla mia faccia, e bagnava i boxer con la mia saliva. "Tu sarai già un esperto mio piccolo succhiacazzi… ti ameranno per questo in prigione" disse, mentre procedeva con il suo cazzo sulla mia faccia. "Oh si così fallo diventare bello bagnato e caldo, siii…" Io percepivo, come la sua minchia si riempiva di sangue, come diventava più spessa e più lunga. "Mi lasci no le faccio nessuna pompa. Io non sono frocio come lei". dissi. Alcuni giovani sono come le ragazze, gli piace avere un cazzo in bocca, proprio come le ragazze…, Ad essere proprio esatti, a qualcuno piace anche di più che alle ragazze. Per alcuni ragazzi non c'è niente di meglio che servire un altro uomo. Detto questo, si alzò e si abbassò i boxer, guardando giù nei miei occhi con un sorriso maligno. Sprizzarono fuori dai boxer 25 centimetri di grossa carne calda. Mai avevo visto qualcosa di paragonabile a quello. Non era solo duro era anche enorme. Era completamente scappellato e la punta minacciosa assomigliava ad un barracuda proto ad azzannare. S'inginocchiò nuovamente, mi puntò la grossa minchia direttamente in faccia: "Allora credi di essere uno di quei pompinari cui piace i cazzi più che alle donne? "Non sia mai, in tutta la mia vita. Io sono etero, la mia ragazza me lo succhia, poi la fotto e gli schizzo la sborra tutta fino in fondo, io non sono finocchio, te l'ho già detto", risposi, Ma lui s'inclinò in avanti verso la mia faccia, e ci sfregò sopra il cazzo. "Forse ti dovrei costringere, a pomparmi il cazzo, così impareresti, a desiderarlo, troietta!", urlò lui. Con una mano teneva ferme le mie mani e con l'altra, mi accarezzava tutto il viso con il cazzo sbrodolante. Io giravo la testa a destra e a sinistra per impedirgli di ficcarmi la nerchiona dritta in bocca, ma alla fine mi bloccò la testa con la mano. Mi fregò le labbra con il glande rosato, lasciandovi sopra una traccia di liquido prespermatico. Io implorai "Ti prego, non lo fare, farò tutto quello che vuoi" Tutto, per impedirgli di fare quello che sapevo bene avrebbe fatto. Lui sapeva, che con me poteva fa re tutto quello che voleva, e questo lo eccitava… il potere, il controllo. Le mie grida d'aiuto furono subito soffocate dal grosso pezzo di cazzo che mi forzò le labbra, le separò; poi introdusse nella mia bocca l'asta, che mi spalancò le labbra e mi scese dieci centimetri in gola. Per un minuto rimase in quella posizione, godeva della mia bocca, e dei tratti sconvolti del mio viso. Poi iniziò a pompare con la sua trivella dentro e fuori, si fermava solo quando il glande arrivava a fior di labbra, per poi riaffondarla con tutta la forza giù. "Cazzo come sono eccitato, mio bel bocchinaro", gemette. Con ogni movimento sembrava spingere sempre più in fondo, io iniziavo a strozzarmi, e mi cadevano calde lacrime giù per le guance. La sua violenza era sempre più forte, e diceva: "Niente paura, quando ti avrò preparato per benino, riuscirai a prenderti l'intera asta giù per la gola. Tutti i miei venticinque centimetri di carne di cazzo arrapata saranno piantati nella tua boccuccia calda come una fica. Scuoterò le mie palle contro il tuo mento, e sfregherò i peli del mio cazzo sul tuo naso. Ora ingoia la mia minchia, pigliatela tutta in bocca, teppistello". Accelerò i colpi, e gemette forte e subito urlò "Vengooo… vengo nella tua bocca da pompinaro!" Subito dopo sentii che riversava nella mi bocca e in gola il suo caldo seme. Uno schizzo dietro l'altro, e io fu costretto ad ingoiare tutto quello che scaricò. Il sapore era nauseabondo, ma fui contento che tutto fosse passato. Il giorno dopo avrei potuto dimenticare e ritornare alla mia solita vita. Lui scese giù da mi sputò in faccia dicendo: " Ehi, bella fighetta fottuta, ti sei divertito con il mio cazzo nella tua boccuccia, piccola troia, ti è piaciuto il cazzo di un vero uomo giù per la gola? Mentre mi parlava così, si alzò e pose uno stivale sul mio petto. "Ti piace il mio controllo su di te, inerme pezzo di merda…Ti ho mostrato già, quanto controllo ho su di te e ti accorgerai presto, che razza di vita miserabile hai." Mi girò sulla pancia, si mise di fronte a me e mi ficcò direttamente in faccia il piede destro "Puliscimi lo stivale, faccia da culo, leccamelo con la lingua finché non è pulito, via tutta la sporcizia e fallo risplendere. Con queste parole si chinò, afferrò la mia testa e mi obbligò a tirar fuori la lingua e premette il mio viso sul suo stivale di cuoio nero, mi portò quindi a leccarlo fino a pulirlo. Tutto questo mentre mi oltraggiava, mi umiliava, mi agguantava con forza. Io alzai la testa un po' verso l'alto, e potei vedere il suo uccello, che ora pendeva - più o meno a riposo- fra le sue gambe pelose.Cosa guardi a bocca aperta, pompinaro, aah? Osservi la grossa minchia, che ti ha fottuto in gola, si? Tu la desideri questa grossa minchia, si? Io mi sentii come mai prima. Lui mi usava come voleva, era rozzo e brutale con me, e io non ci potevo proprio far nulla. Non ci potevo credere, ma il mio cazzo iniziava ad indurirsi, premeva all'interno dei miei boxer e mi toccava il pavimento. Che cosa mi stava eccitando? Desideravo, che mi si dicesse quello che dovevo fare, e mi piaceva perciò essere costretto a farlo? Desideravo forse, la farmi violentare nella bocca da un grosso cazzo? Dopo che gli avevo lucidato con la lingua entrambe gli stivali, lui si sedette sul divano, mi ordinò di alzarmi in piedi e di stare fermo davanti a lui. Vidi come osservava la mia erezione e ghignava. "Ma cosa abbiamo qui, succhiacazzi"? disse, mentre mi tirava a sé e iniziava a carezzarmi il cazzo con una mano e a massaggiarmi il culo con l'altra, con una presa forte. "Sembra piuttosto che al giovane-etero piaccia questo qua… Tu devi essere punito, e non appagato" ruggì. Mi spinse un po' da parte e mi posizionò sulle ginocchia con la faccia in basso, e iniziò a tastarmi il culo. Io mi difendevo ma con le mani legate potevo poco contro i suoi attacchi, e questo lui lo sapeva. Sentii uno strappo sonoro, avvertii che il mio posteriore era stato liberato e poi tutto divenne più veloce, di quanto io potessi percepire. Un dolore pungente attraversò la mia spina dorsale, mentre sentii un sonoro tonfo…poi il mio culo era dolorante come se fosse stato in fiamme… E ancora. Ancora. Sentii, come la sua mano potente si alzasse in alto, mi colpiva giù con un forte schianto sulle mie chiappe. Avvertivo, come le sue dita e la sua mano si conficcassero nella mia pelle e mi facevano soffrire le pene dell'inferno. "Tu sei un teppistello buono a nulla, e tu sarai ripagato per tutto quello che hai fatto" disse, mentre mi picchiava sempre più forte. "La prego, signore, mi fa male, per favore la smetta, lo prometto non lo faccio più. Non dirò a nessuno, quello che mi ha fatto se ora la smette." Esasperato dalle mie vane minacce, mi colpiva sempre più forte, finché io non persi conoscenza per il dolore. Il mio uccello diventava più duro ad ogni colpo, e io non lo potevo credere. Sentivo il suo cazzo contro il mio, e iniziava ad anche quello ad avere un'erezione. Sentivo come il suo batacchio premeva contro le mie mutandine, mentre mi colpiva. Sentii di nuovo il rumore di uno strappo, e i miei jeans furono completamente lacerati. "Cazzo, ma che sta facendo con i miei jeans, ... cosa cazzo indosso, quando esco da qua.!" Sentii come uno sputo sul mio culo, poi le mie chiappe furono separate l'una dall'altra. Sputò direttamente sul mio stretto buco, mentre io mi giravo e rigiravo, preso nell'ebbrezza di questa nuova esperienza. Sputò di nuovo e ficcò un dito nel mio sfintere, separandolo lo riempiva a forza. Io gemetti forte per il dolore, mentre lui mi ficcava dentro un secondo dito, e allargava ancora il mio culo. Le mie chiappe si aprirono e io mi lamentavo sempre più forte mentre lui andava e veniva con due dita dal mio buco vergine. "Brutto frocetto, tappati la bocca, o te ne pentirai" disse, ma io non potevo farci nulla, faceva così male, ma alo stesso tempo mi eccitava. Io gemevo forte, sempre più forte. Lui mi gettò di nuovo sul pavimento, si alzò e si tolse gli stivali, poi i jeans, poi le mutande e le calze. Il suo cazzo era di nuovo in tiro e ora sembrava più grosso di prima. Non riuscivo a credere di avere preso in bocca quell'affare. Mi premette un piede in faccia e mi ordinò di chiudere la bocca, di leccargli il piede fino a pulirlo e di succhiargli le dita. Sentivo ancora il dolore al culo e continuavo a gemere mentre, gli leccavo le dita. Quando ebbi finito, mi costrinse ad aprire la bocca con una mano, mentre con l'altra me la riempiva con un calzino puzzolente per il sudore. "Beccati questo, frocetto. Così alla fine ti tapperai la bocca, troietta", disse, mentre mi sputava ancora una volta in faccia. Mi tirò su per le gambe e mi gettò sul tavolo da pranzo. Mi afferrò le gambe, si rizzò e mi sputò ancora una volta sullo sfintere, poi avvertii il suo dito che di nuovo si ficcava nel mio buco vergine. "Non puoi più dire una sola fottuta parola,piccolo pompinaro, si? Ti piace il mio calzino sudato in bocca, ti piace, assaporare i piedi del tuo padrone, quando gioco con la tua fighetta, aah?" Era come se tutto quello, che sentivo capitasse a qualcuno accanto a me…Questo poliziotto mi aveva legato le mani con la cinghia, il suo calzino puzzolente era nella mia bocca, e le sue dita procedevano sempre più nel mio culo, lui mi aveva umiliato del tutto. Mi sentivo come quel pezzo di merda buono a nulla che lui mi riteneva. Vedevo che il suo cazzo era completamente scappellato, più grosso di prima e pronto di nuovo a schizzar sborra… Sapevo cosa sarebbe successo, ma non riuscivo a crederci .Non riuscivo a ad immaginarmi come avrei sentito quei venticinque centimetri di cazzo nel mio culo stretto, quando mi avrebbe violato brutalmente, come aveva già fatto con la bocca .Osservavo mentre assicurava la cintura alla gamba del tavolo, per impedirmi qualsiasi tipo di movimento. Tirò la cintura oltre con forza, e io gemetti ancora per il dolore. Dopo avermi così legato, il poliziotto, si mise in piedi davanti a me, e tirò fuori di bocca il calzino per ficcarmi dentro tutti i suoi 25 centimetri di cazzo. Io mi strozzai e sbalzai per respirare più aria possibile. "Si, bene così. Tutta la pertica giù per la gola dai troietta, fammelo diventare bello duro e bagnato, perché lo sai già dove andrà a finire dopo, mia puttanella?" "Certo che si. Tu sentirai il grosso bastone del tuo padrone fino all'elsa dentro il tuo culo vergine." Tirò fuori svelto il cazzone di bocca e ci rificcò il calzino puzzolente per il sudore, in modo che io non potessi urlare. Andò dall'altra parte del tavolo, mi afferrò per i fianchi e mi tirò a se con brutalità, alzò le mie gambe verso l'alto e sputò sul mio buco di culo. Io sudavo e il mio cuore pompava forte per l'eccitazione; non c'era più alcuna via di scampo. Non mi potevo muovere, né urlare. Quello che facevo era del tutto irrilevante, perché in realtà io ero il solo il suo schiavetto e lui era il mio padrone, "Lo vedi il cazzo del tuo padrone ? Bello in tiro e duro, pronto per chiavare. Venticinque centimetri di carne di maschio voglioso, che ti violentano in culo." disse lui, mentre scorreva con entrambe le mani lungo l'uccellone. "Ti romperò il buco del culo, e tu lo sentirai questa grossa minchia nella tua fighetta posteriore. Ehi, senti, la cappella ti si pianterà nelle budella, e tu vorrai urlare, ma non lo potrai fare e poi ti fotterò sempre più forte, e sempre più affondo, finché io ti spruzzerò la sborra fino in fondo alle tue viscere." Lui si menava sempre più velocemente quei venticinque centimetri duri come il ferro. Il glande era rosa e rigonfio, e l'asta sembrava un cannone puntato dritto contro il mio culo. Io fuori di me per l'attesa trepidante e improvvisamente, senza alcun preavviso sentii il mio culo aprirsi in due. Il dolore era incredibile, e io tentai di gridare e di liberarmi ma non potevo. L'unica cosa che avvertivo era la sua grossa cappella conficcata nel mio sfintere: e io cercavo di tenermi pronto per il resto del suo bastone nodoso. Per un minuto circa non si mosse. "OH, siii…piglia la mia cappella nella tua figa, piccola troia fottuta. Apri il tuo culo e lasciami entrare", disse, e diede un paio di colpi al mio culo con la mano piatta, e faceva in modo che il mio buco si legasse al suo cazzone. Gemeva mentre le strette labbra del mio sfintere circondavano il suo uccellone. Dopo un po' io iniziai ad allargarmi e mi abituai a sentire la sua cappella in culo. "Piglia tutta la minchia nella tua giovane figa, fottuto porcone", disse, mentre piantava tutti i 25 centimetri del suo uccellone nel mio stretto buco in un solo colpo. Io strillavo attraverso il calzino, e subito lui me lo spingeva più giù. Chiudi quella ciabatta, troia, e senti l'intero cazzo del tuo padrone, fai la brava fighetta, prendi i tuoi bei 25 centimetri nella passera" Iniziò ad estrarre per la prima volta il cazzo, e si fermò poco prima che la cappella potesse uscire dal mio buco, poi affondò con un colpo e mi piantò dentro di nuovo tutta la lunghezza dell'uccellone in culo "Si, spalanca il culo… spalancalo mentre il cazzo del tuo padrone te lo spalanca" gridava mentre colpiva il mio culo. Mi fotteva sempre più duro, più a fondo, le mie mani soffrivano perché la cintura tirava, proprio come voleva il mio padrone. Mi colpiva senza sosta il culo, mentre il suo uccello mi lavorava sempre più duro. Sentivo come la sua cappella guizzava nel profondo delle mie budella, mentre mi violentava il culo e me lo apriva sempre più largo. La sua lussuria aumentava e i colpi della sua chiavata erano ancora più aggressivi. Ora era in un completo bagno di sudore e i suoi occhi erano ruotati all'insù, mentre diceva: "Ti schizzerò tutto dentro, Baby, sii, senti il mio sperma nel culo." La sua mano schioccò ancora sulla mia chiappa per farmi allargare di più. Respirava rumorosamente a fatica e urlò "Cazzooo ooo cazoooo, siiiiiii" mentre mi ficcava dentro di nuovo il cazzo fino all'elsa, per poi spruzzarmi e inondarmi le budella con il suo carico di sborra. Crollò su di me e lì rimase fermo per un paio di secondi per riprendere il respiro. Il suo cazzo era ancora conficcato nel fondo del mio culo che era stato imbottito al massimo di sperma. Poi improvvisamente, con un brusco movimento, lo tira fuori. Io non potei fare ameno di strillare per il dolore. Andò dall'altra parte del tavolo, mi tirò fuori di bocca il calzino e mi calò in gola il suo uccello mezzo moscio, facendomi strozzare quasi. "Ti avevo ordinato di tenere la tua sporca bocca chiusa, faccia da culo. Ora chiudi il becco e pulisci per benino l'uccello al tuo padrone, lecca via la tua merda e mangia il mio sperma." Mi affondò il cazzo nel fondo della gola fino a che le sue palle non cozzarono con i miei occhi, con ogni colpo mi forzava a spalancare la bocca sempre di più. Durò pochi minuti finché non gridò che stava per venire. Tirò fuori il cazzo, e mi schizzò il suo terzo carico sulla faccia e il petto, mentre urlava: "Oh sii.. fatti il bagno nello sperma del tuo padrone." Carico dopo carico il suo caldo seme atterrò sulla mia faccia, labbra e petto.. "Bene", disse, dopo che aveva ripreso a respirare regolarmente. "La mia piccola sgualdrina si è divertita, si?" Poi mi slegò, e non appena liberatomi, mettendomi a sedere sul tavolo iniziai a ristabilirmi, con lo sperma del mio padrone su per il culo giù per la gola e in faccia e sul petto. Il poliziotto se ne stava lì in piedi, tranquillo, con un ghigno in faccia, e mi guardava e nel giro di un minuto io gemetti e poi urlai: "vengooo, cazzo vengoo!! !" Io non so se svenni o caddi sul tavolo semplicemente sfinito; so solo che quando mi svegliai la porta era aperta ed ero rimasto tristemente solo nell'appartamento. Commenti, dubbi etc... a moraldo@gay.it

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1 Gay Erotic Stories from Hotstories (tradotto da moraldo@gay.it)

E' inutile Arrabbiarsi Con i Pliziotti Arrapati

. E' inutile scusarsi con i poliziotti arrapati. By Hotstories (Tradotto da moraldo@gay.it) Non avevo finito di sentire queste parole, che lui era già dentro l'appartamento. Io stavo ispezionando un cassetto alla ricerca di soldi, o un orologio o qualcos'altro che valesse qualche lira. Era molto che non scassinavo un appartamento così pulcioso. Prima che me ne rendessi conto, mi sembra,

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