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Il Convento delle Delizie, Terza parte

by Apolloduro


Il giorno seguente accadde qualcosa di incredibile. Mi ero appena risvegliato da un sogno analogo a quello della lotta fra Dio e il Diavolo, ero tutto grondante di sudore e in preda a un’erezione portentosa. Mi stavo apprestando a menarmelo per bene quando vidi una luce rossastra davanti al letto, che divenne sempre più intensa, uno scoppio, un lampo, una nuvola di fumo, odore di zolfo e quando il fumo lentamente si dissipò vidi di fronte a me il Diavolo. Luccicante, con meravigliose ali iridate, aveva una fitta peluria nera fra i pettorali che proseguiva a spina di pesce lungo la linea verso l’ombelico e si riapriva in un ciuffo su basso ventre incorniciando un fallo sublime. Dalla punta del fallo non usciva un torrente di sperma, come nel sogno, ma colava con lentezza e continuità il liquido trasparente che testimonia l’eccitazione. Il Diavolo mi guardò con pupille feline incastonate in iridi arancioni e disse: “Ferma quella mano! Oggi proverai un piacere nuovo, che ti farà sgorgare lo sperma senza bisogno di toccarti il cazzo, e sarà un piacere superiore a quello che una mano o una bocca, per quanto esperte, possono donare al nervo orgasmico”. Capii immediatamente cosa voleva farmi, compresi anche che non avevo scampo alcuno e dovevo sottomettermi alla sua volontà. Sentii stringersi qualcosa in gola, la salivazione si interruppe bruscamente per poi riprendere abbondante, al punto che la bava mi usciva dalla bocca. Mi denudai, mi girai dandogli la schiena e mi piegai in avanti, in modo che avesse di fronte a sé il mio culo spalancato. Avevo paura, ma insieme provavo gratitudine: il Diavolo in persona si sarebbe preso cura di me e mi prometteva piacere (ma da un essere come Lui, che emanava effluvi animaleschi, istintivamente mi aspettavo dolore…). Passarono alcuni istanti in cui non fece nulla. Probabilmente mi guardava e si beava di quella vista. Mentre aspettavo che agisse la mia eccitazione si moltiplicò. Dal mio cazzo eretto, teso all’inverosimile, cominciò a colare abbondante liquido prespermatico, come avevo notato prima in Lui. Sentii che il mio ano palpitava, ed erano movimenti spontanei, che non potevo controllare. L’ano cominciò a prudermi di desiderio, divenne caldissimo. Sentivo un improvviso bisogno impellente che qualcosa lo toccasse, lo sfregasse, ci si infilasse dentro… Il desiderio che mi riempisse con quel suo fallo lucido e leggermente ricurvo era pari al timore di essere sventrato da un essere violento e imprevedibile. Iniziò a leccarmi il culo, insistendo sull’ano. Aveva la lingua caldissima e molto più muscolosa di quelle umane (più tardi la vidi: era viola e larga alla base come una foglia di platano, ma in punta era come una testa di serpente). A ogni leccata provavo ondate di piacere, gratitudine, rilassamento, e sentivo che l’ano si allargava e palpitava sempre più. Più andava avanti a leccarmelo più aumentava la mia consapevolezza che DOVEVO essere penetrato, e PRIMA POSSIBILE, da qualcosa di lungo e duro, qualsiasi cosa: fosse il cazzo di un uomo, di un cavallo, di un cane o del Diavolo in persona. L’immagine del fallo perfetto del Demonio, però, si imponeva sempre più nella mia mente. Poco prima l’avevo visto e ne ero rimasto ammaliato: lucido, irrorato di sperma trasparente, era per me in quel momento qualcosa di irresistibile e sempre più capivo che solo QUELLA COSA avrebbe potuto soddisfarmi, saziare il mio ano affamato e boccheggiante, già aperto e pronto a ricevere. Mentre il mio desiderio di sentirlo nel culo era giunto al limite del parossismo e avevo iniziato una sorta di preghiera, di supplica al Diavolo che si sbrigasse, una preghiera oscena e irripetibile, ecco che iniziò la penetrazione.

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Il Convento delle Delizie, Quarta parte

Appena la diabolica cappella si introdusse nel retto sentii subito un godimento nuovo e del tutto inaspettato. Era il piacere di abbandonarmi a quel sostegno di carne che più penetrava in me più mi sollevava e mi saziava. Sentii di potermi lasciare andare alla più completa passività, ricevendo qualcosa di estremamente vitale, che mi completava e mi stimolava.Sprofondato fino in fondo nella mia

Il Convento delle Delizie, Quinta parte

Una notte un temporale spaventoso si abbatté su tutta la zona, e il Convento fu letteralmente flagellato da chicchi di grandine grossi come pigne. Qualche monaco che era rimasto a dormire nel chiostro, all’aperto, venne sorpreso dalla grandinata durante il sonno e rimase ucciso dai colpi tremendi alla testa.Mentre la tempesta infuriava, ci ritrovammo tutti nella chiesa centrale. Le vetrate

Il Convento delle Delizie, Sesta parte

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Il Convento delle Delizie, Terza parte

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