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Il diavolo custode - Parte II

by Ferdinando Neri


Il loro arrivo era previsto in mattinata, dalla strada di Dayton, come riferî Louis: lui aveva dei contatti a Ridge, dove si trovavano quei figli di puttana. Dan disse che si sarebbe fermato a dormire da Pete, nella camera sopra l’ufficio dello sceriffo, per essere pronto il mattino dopo. Quando i tre uomini furono usciti, Pete e Dan andarono a mangiare e poi rientrarono. Salirono in camera senza perdere tempo: il mattino seguente avrebbero dovuto alzarsi presto, no? Era ormai buio, per cui si spogliarono rapidamente e spensero la lanterna. C’era la luna, la cui luce entrava dalla finestra aperta, illuminando la stanza. Dan si mise esattamente al centro dell’area illuminata dal raggio e Pete lo guardô. Era bello guardare Dan, la figura massiccia, un po’ tozza. Era bello guardare il sesso che si stagliava imponente, messo in rilievo dall’ombra che proiettava sul ventre. Dan allungô un braccio verso di lui e Pete si avvicinô. Si baciarono ancora, poi Dan lo sollevô e lo scagliô sul letto. Pete scoppiô a ridere, ma Dan era già sul letto di fianco a lui, con la testa all’altezza delle ginocchia di Pete. Pete si trovô di fronte l’albero maestro e, senza riflettere, avvicinô le labbra a quel magnifico boccone di carne. Prima ancora di sfiorarlo, sentî la lingua di Dan che gli lambiva la cappella e poi vi indugiava. Sussultô, come se lo avessero colpito. La bocca di Dan gli inghiottî il sesso e Pete si sentî mancare il fiato. Gli ci volle un attimo per riprendersi e concentrarsi nuovamente sul magnifico palo che aveva davanti agli occhi. Posô le sue labbra sulla punta, le aprî e lentamente procedette, inghiottendo quanto piû gli era possibile. Era bello sentirne il calore. La bocca di Dan lavorava la cappella di Pete. La lingua e le labbra di Dan trasmettevano allo sceriffo brividi di piacere. Mai nessun uomo gli aveva succhiato l’uccello e la sensazione era fortissima. Quasi altrettanto intenso era il piacere che gli dava sentire nella propria bocca il sesso di Dan, leccarlo, succhiarlo, accarezzarlo con le labbra, mentre le sue mani, dapprima inerti, si avventuravano in terreni inesplorati, sfiorando la peluria che copriva le palle di Dan, percorrendo con le dita la coscia e poi la gamba, posandosi delicatamente sul ventre. Il piacere crebbe fino a diventare insostenibile: allora Pete sentî il getto che dai propri coglioni prorompeva. Non avvisô Dan, perché istintivamente sapeva che non si sarebbe ritratto. Dan bevve, ripulî con cura l’uccello di Pete e solo quando questi sussultô, ormai incapace di reggere ancora quel contatto, lasciô la presa, limitandosi ad accarezzare il corpo di Pete. Dan venne piû tardi e Pete accolse avidamente nella sua bocca quel seme che già aveva dentro di sé. Continuarono a lungo ad accarezzarsi e si parlarono, raccontandosi quello che volevano dirsi, chiedendo ciô che volevano sapere, Dan nel suo modo brusco e conciso, Pete con maggiori dettagli. Dan accarezzava il corpo di Pete, scorrendo con la mano dal fianco alla testa. - È ora che andiamo a dormire. Avremmo dovuto metterci a letto già parecchio tempo fa. Non ti concentri nel lavoro. - Da che pulpito viene la predica… Pete si disse che avrebbe dormito benissimo. La sua prima notte nello stesso letto con Dan. Si distese. Dan si avvicinô alla finestra e guardô fuori. La luna era alta in cielo ed il raggio non entrava piû nella stanza.

Dieci minuti dopo quattro ombre salirono le scale camminando con estrema cautela. Avevano le pistole spianate. Arrivati davanti alla porta della stanza, chiusa, uno degli uomini accese la lanterna e la tenne in alto con la sinistra. Ad un cenno di Gladpol, un altro uomo mollô un violento calcio alla porta, spalancandola ed i quattro irruppero nella stanza. Alla luce della lanterna le due sagome nel letto, avvolte dal lenzuolo, erano perfettamente visibili. Prima che ci fosse un qualunque movimento, i quattro incominciarono a sparare: proiettili su proiettili si conficcarono nelle due sagome, che i colpi facevano sussultare appena. Euforici per non aver incontrato difficoltà, gli uomini continuarono a sparare anche quando era ormai evidente che non poteva esserci piû traccia di vita in quei due corpi. - Li abbiamo fottuti proprio bene! La voce di Gladpol era trionfante: l’impresa era riuscita molto piû facilmente di quanto avesse sperato. Lo sceriffo ed il suo vice non dovevano essersi resi conto di nulla, passando dal sonno alla morte. I colpi ripresero. Per un istante ognuno dei quattro uomini pensô che a sparare fosse uno dei compagni, ma poi tutti sentirono nella propria carne il fuoco dei proiettili. In un attimo ci furono quattro corpi a terra. La lanterna cadde, spegnendosi e lasciando al stanza nel buio. Dan e Pete si avvicinarono ai quattro corpi. Due degli uomini di Gladpol erano morti. Un altro stava agonizzando. Quando Dan accese nuovamente la lanterna, scoprirono che era Louis, che li aveva traditi. Dan scosse la testa, senza dire nulla. - Mi avevano promesso… Louis non riuscî a completare la frase. Un fiotto di sangue dai polmoni lo soffocô. Gladpol era ancora vivo. Aveva due ferite, una al braccio ed una alla gamba. Lo misero in prigione, senza stare a chiamare il medico: tanto lo avrebbero impiccato il giorno dopo. Dopo che i corpi furono portati via, Pete e Dan recuperarono i cuscini e gli stivali di Dan, che avevano messo sotto il lenzuolo, perché i banditi credessero che loro due erano nel letto, addormentati. Erano stati crivellati di buchi. Gli stivali erano ormai completamente inutilizzabili. Dan si accese il sigaro e bestemmiô, ma Pete si rese conto che faceva solo un po’ di scena. - Meno male che hai guardato fuori e li hai visti arrivare, Dan. Altrimenti eravamo fottuti. Ancora una volta mi hai salvato la pelle. Dan sorrise: - Eh sî, sono tornato perché sapevo che ti serviva un angelo custode. Senza non te la cavi. Pete scoppiô a ridere: - Un angelo? Come angelo non ti vedo molto. Forse come diavolo. Dan sbuffô, guardô i suoi stivali scotendo la testa, poi aspirô una boccata di fumo, lo soffiô fuori e disse: - Un diavolo custode? Incominciô a spogliarsi. - Sî, un diavolo con le corna, il tridente e la coda, che manda all’inferno quelli che vogliono farmi fuori. Dan aveva finito di spogliarsi. Il sesso era a riposo, o quasi. A Pete parve perô di notare un certo turgore. Dan si mise a letto, stendendosi sulla schiena. Pete si mise vicino a lui ed appoggiô la testa sul petto di Dan. - Dormi, sceriffo, che il tuo diavolo custode fa la guardia. - Dan, io… Pete si bloccô. - Me l’hai già detto, Pete. Non occorre che tu ripeta. - E tu? Dan sbuffô. - Anch’io Pete. E adesso dormi.

Sito: http://xoomer.alice.it/ferdinandoneri/index.htm

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