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Le Regole del Desiderio 1

by Galeazzo_45


Le regole del desiderio (Padri e figli in provincia) Capitolo I Il risveglio di Marco

Marco svegliati, ê ora di alzarsi! La voce forte e baritonale di mio padre risuonô nella mia stanza. Vidi la sua sagoma nell’ombra mentre si avvicinava alla finestra per aprirla. Oggi ê una magnifica giornata, lo sentii dire, e ho già fatto un’ora di corsa. Dovresti farlo anche tu, ti sentiresti meglio tutto il giorno! Cosî dicendo si avvicinô al letto e fece il gesto di scompormi i capelli. In realtà ero già sveglio e stavo proprio pensando a lui, quell’uomo magnifico che si era preso la briga di generarmi 18 anni prima. Non aspettavo altro che mi si avvicinasse al letto, come faceva tutte le mattine dopo la sua seduta di jogging, per sentire il forte odore di maschio sudato e per poter ammirare da vicino le sue fattezze. Dapprima mi piaceva guardare i grossi avambracci pelosi, che terminavano in due belle mani dalle forti vene in rilievo; poi passavo ai bicipiti, impressionanti nella loro rotonda massa muscolare che li faceva quasi sembrare due palloni da football messi lî per caso; poi passavo alla T-shirt sudata, di un azzurro stinto che a malapena gli fasciava l’immenso torace, facendo rilevare i grossi pettorali da cui sporgevano impertinenti due piccoli capezzoli. Le macchie di sudore non erano omogenee, presendando due enormi aree sotto le ascelle pelose, una linea continua che scendeva dal collo per allargarsi in corrispondenza dei pettorali per poi diminuire sul tessuto che ricopriva lo stomaco piatto e muscoloso. Dietro, la macchia era ancora piû estesa e scendeva giû dalle ascelle per allargarsi in modo continuo ed omogeneo su tutta l’ampia schiena. Dal giro collo della maglietta sudata usciva un grosso cespo di peli neri e rigidi, che faceva immaginare la fantastica selva che gli ricopriva totalmente il torace; stranamente i capelli, che portava molto corti erano piû chiari, cosî come i grossi baffi castano-scuro che gli ricoprivano il bordo del labbro superiore, lasciando ovviamente scoperto il grosso e sensuale labbro inferiore. Aveva un bel viso inquadrato da due mascelle quadrate portate da un collo taurino, in mezzo al quale si muoveva il grosso pomo d’Adamo; la profonda fossetta in mezzo al mento gli conferiva un tocco di eleganza e dolcezza. Per ultimo, senza farmi vedere e con gli occhi ancora socchiusi, lanciavo uno sguardo ai calzoncini stretti che gli fasciavano le natiche piccole e sode e da cui uscivano le grosse cosce pelose e muscolosissime. E ovviamente gli occhi si soffermavano sul grosso pacco che sporgeva oscenamente, mettendo in rilievo le parti piû intime dell’uomo e non lasciava molti dubbi sulle dimensioni della virilità di quel magnifico toro da monta. A volte mio padre si piazzava a gambe un po’ divaricate vicino al letto, aspettando le reazioni del mio risveglio, e il grande premio per me era quando la grossa mano pelosa scendeva sul pacco, a volte per una semplice aggiustatina, a volte per una vigorosa grattata ai testicoli, a volte semplicemente per il piacere del contatto con la grossa cappella i cui contorni sporgevano nettamente dal sottile tessuto e che mi facevano sognare sulle dimensioni dell’organo che coronava. Quella vista mi provocava sempre una erezione cosî immediata e violenta che speravo sempre che mio padre si allontanasse in fretta per farsi la doccia in modo da avere il tempo di una veloce ma gustosissima pugnetta. Sarà un caso ma negli ultimi tempi quel gesto di mio padre era diventato quasi una prassi e una volta mi aveva sorpreso che lo fissavo mentre si palpava senza alcun pudore il grosso pacco. Allora ero arrossito violentemente, provocando un sorriso in mio padre che, distrattamente aveva detto di voler cambiare i calzoncini perché lo stringevano troppo. Era chiaro che mio padre si toccava senza intenzione, come fanno un po’ tutti gli uomini quando non si sentono osservati, ma, io fantasticavo che mi volesse lanciare quasi un segnale, come ad invogliarmi a diventare uomo come lui e a incominciare ad usare gli attributi della virilità, uscendo dall’incerta età dell’adolescenza. C’ê da dire che dimostravo meno della mia età, e che il mio corpo stava appena incominciando a ricoprirsi di qualche pelo; rispetto al corpo muscoloso e villosissimo di mio padre sembravo una creatura efebica e quasi femminea. Mio padre Alberto, 40 anni ben portati, ê un autentico cultore della forza muscolare e della forma fisica; ê propritario di una officina meccanica nella quale vorrebbe che anch’îo passassi un po’ di tempo, per imparare un mestiere. Io ho un’autentica passione per i motori e non faccio altro che girare intorno alla grossa Honda sulla quale mio padre qualche volta mi porta a fare un giro e che non vedo l’ora di poter guidare. Questa estate, inoltre, anche Simone, il figlio di Rocco il camionista, grande amico di palestra e… di avventure di mio padre passerà almeno due mesi in officina. Simone ê un caro ragazzo, molto sensibile e dall’aspetto quasi femmineo; ê intelligente e studioso, ma noi nella nostra squadra di calcetto, lo prendiamo spesso in giro e alcuni lo chiamano senza mezzi termini mezzasega. Gli sono molto affezionato e cercherô di renderlo a suo agio in un ambiente dove parolacce, bestemmie, mani unte e nere e calendari di donne nude in posizioni oscene sono di regola. Papà lotta, dissi facendo finta di svegliarmi allora. In realtà quella della lotta era stata una consuetudine di qualche anno prima, a cui mio padre si assoggettava volentieri facendo finta di soccombere all’inizio, per poi ridurmi alla piû totale impotenza con un paio di mosse bene assestate. Mio padre era stato infatti un promettemte campione di lotta greco-romana in gioventû, e gli piaceva l’idea che anche il figlio seguisse le sue orme. Mio padre rimase sorpreso dalla richiesta e anche un po’ pensoso, poi disse che era tardi, inoltre era tutto sudato e doveva fare la doccia. Dai solo cinque minuti , dissi, poi la doccia la devo fare anch’io. Va bene, ma solo cinque minuti, disse, e nel frattempo si era tolto la maglietta sudata mettendo in esposizione lo splendido torace interamente ricoperto da una fitta foresta di peli neri, lucidi di sudore. Fai tu la prima mossa e si inginocchiô sul letto davanti a me, che nel frattempo mi ero messo nella sua stessa posizione davanti a lui. Cercai di afferrarlo per le braccia, ma il sudore le rendeva scivolose, poi per il grosso collo cercando di torcerlo, poi quasi preso da un raptus allungai la mano sotto la cintura a strinsi forte la prima cosa che mi capitô. Ahi, gridô di dolore mio padre, ma sei scemo? Non lo sai che non si possono stringere i coglioni a un uomo? Detto fatto mi immobilizzô con un braccio contro la schiena e mi si mise sopra con tutto il peso. Sentivo il suo corpo muscoloso e sudato sopra il mio mentre mi torceva dolorosamente il braccio, ma la sensazione dei peli sudati sulla schiena era fantastica per cui strinsi i denti, sperando che durasse a lungo.L’odore di sudore che esalava dal quel corpo magnifico era inebriante e, unito alla sensazione di completo dominio nelle sue braccia, mi provocô un’erezione cosî forte ed istantanea che temetti di venire all’istante. Ripeti che non colpirai piû i coglioni di papà, disse mio padre con voce alterata; nel frattempo mi aveva stretto le anche come in una morsa con le sue cosce muscolose e inoltre sentivo come spingerlo con forza sul sedere. Prometto di non colpire piû i.. cosi di papà, dissi con un filo di voce. Devi dire i coglioni, hai capito, incomincia a parlare come un uomo, disse mio padre continuando a stringere il braccio e a spingere là dietro. Prometto di non mirare piû ai tuoi coglioni, papà, ma ora lasciami andare ti prego. Papà si rilasso e si alzô lentamente, quasi di malavoglia e disse: Per oggi la lezione ê finita, ma spero che l’abbia imparata! Detto questo si avviô lentamente verso la doccia lasciandomi in uno stato di stupore misto ad eccitazione.

(continua)

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