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Il Passante

by Zal1974


Ero andato a *** per consultare un libro che mi occorreva per la mia tesi di laurea. Ma il fatto che dovessi stare lontano da casa per un’intera giornata, mi aveva un po’ intrigato: in un posto dove nessuno mi conosceva sarei stato libero di comportarmi diversamente dal solito, anche se ancora non sapevo come.

Cosî, con questa vaga sensazione in mente, ho provveduto a vestirmi nel modo che fosse piû provocante possibile compatibilmente con quanto dovevo anche fare (la visita alla biblioteca non consentiva di essere troppo audaci o, perlomeno, rendeva necessario qualche “aggiustamento” che nascondesse le esagerazioni).

Cosî ho messo le mie Adidas nuove (rigorosamente non allacciate), i miei Levis leggeri ed a vita bassa, un paio di boxer Calvin Klein ed una maglietta grigia corta in vita, cosî che lasciasse visibile l’elastico delle mutande. Ma, per dare un tocco di serietà, ho coperto tutto con una camicia tenuta abbottonata e fuori dai pantaloni. Ovviamente nella mattina di questo mio giorno speciale non ê accaduto niente di notabile: il pomeriggio perô era tutto libero e poiché il treno per il ritorno era abbastanza tardi dovevo fare qualcosa per passare il tempo.

Consigliato dalla bibliotecaria, sono andato a piedi verso ***, su una collinetta alla periferia: era presto, circa le 15.00, e non c’era nessuno per strada; la giornata era splendida, con un sole cocente, cosî tolta prima la camicia e poi anche la maglietta, eccitato all’idea che da tutte quelle finestre socchiuse qualcuno potesse vedermi, ho cominciato a percorrere la stradetta pedonale in salita. La situazione mi eccitava: purtroppo perô non c’era davvero nessuno, né per strada né alle finestre.

Forse bisognava aspettare; il caso mi venne in aiuto: a metà della salita era stata sistemata una panchina (l’unica) e cosî ebbi un idea.

Poggiai la testa sullo zaino e mi distesi rivolto al sole: potevo sentire il vento muoversi piano sui peli del mio petto e potevo vedere il pacco, ben evidenziato dai pantaloni aderenti ai boxer, che lievemente era aumentato per la novità della situazione. Dopo diversi minuti vidi un uomo iniziare a salire lungo la stradetta: la mia eccitazione aumentô, dovevo essere ancora piû provocante. Cosî sfilai la cintura dei pantaloni e ne sbottonai quasi tutti i bottoni, in modo che si potessero vedere meglio i boxer… Ma non avrei resistito alla vista del passante cosî, anche per giustificare una tenuta cosî provocante, feci finta di essere addormentato, chiudendo gli occhi. Lasciai cadere il braccio sinistro penzoloni dalla panchina, il destro poggiato sull’addome. Il cuore mi batteva all’impazzata, non potevo determinare se il passante mi aveva già raggiunto, sorpassato o stava ancora salendo; cercavo di immaginare cosa avrebbe pensato guardandomi; se gli sarebbe piaciuto quello che vedeva… ma non potevo aprire gli occhi. Cercavo di sentire nel vento il rumore dei passi, ma non udivo niente: l’attesa, la situazione, la mia immaginazione stavano facendo crescere ancora di piû il rigonfiamento che ormai si imponeva alla vista.

Avevo calcolato, dato che camminava lentamente, di dover restare a lungo fermo in quella posizione, poi, quando ormai mi ero deciso ad aprire gli occhi e muovermi, ho sentito un leggero sospiro vicino a me ! Finalmente mi aveva raggiunto: aveva impiegato piû tempo di quanto avessi previsto… chissà perché aveva sospirato: era solo la fatica della salita o mi aveva osservato attentamente ? cosa stava pensando di me ? Non lo saprô mai. Per timidezza ho atteso ancora un minuto prima di aprire gli occhi. Quando mi sono “svegliato” il passante sconosciuto aveva già svoltato la curva che la stradetta compiva poco dopo la panchina ed era scomparso alla vista.

La mia eccitazione aveva raggiunto il culmine: era necessaria una masturbazione che fosse adeguata alle aspettative ed alla situazione. Ancora una volta dovevo inventarmi qualcosa ed ancora una volta il caso mi venne in aiuto: poco piû avanti nella vegetazione che fiancheggiava il sentiero si apriva un varco che portava ad un piccolo prato, affacciato sulla città, aperto ma nel contempo molto nascosto, a parte il sentierino d’ingresso ed alcune case che, in basso, sotto la collina, avevano le finestre rivolte verso quel punto.

Entrai velocemente, e con foga mi spogliai completamente, noncurante che qualche passante potesse entrare in quel prato cosî vicino alla strada (forse desideroso che qualcuno lo facesse).

Ancora una volta la possibilità che qualcuno dalle case mi vedesse, e che qualcuno addirittura venisse lî dove ero io, aumentô la mia eccitazione come non mai. Nessuno venne lî e non potei vedere nessuno alle finestre, ma cominciai piano a toccarmi, prima il petto, giocando con i miei peli ed i capezzoli, stringendoli leggermente, poi pizzicando e accarezzando i glutei e poi l’interno delle cosce… il cazzo stava reclamando attenzioni e lo faceva pulsando e gemendo gocce di liquido che andavano a cadere sul prato. Poggiai entrambe le mani sulla pelle tesa ed iniziai lentamente a stringere ed a muovere… dopo poco le foglie furono imperlate di gocce bianche scintillanti sotto il sole.

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Web-04: vampire_2.0.3.07
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