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Un sabato di luna piena

by Mizu


I. Anne. II. Paris. III. Matthieu. IV. Claire e Thierry. V. Roma. Cap. I Anne. Tutto comincio’ 6 mesi fa, verso meta’ aprile, in una domenica grigia ed umida. Avevo passato tutto il pomeriggio a guardare vecchi sceneggiati in bianco e nero su videocassetta, mentre fuori pioveva ininterrottamente, che a svegliarmi da quel torpore da primavera mancata, ecco il telefono e la voce di Anne: fu come se un’affilato raggio di sole tagliasse la spessa coltre di nuvole plumbee. “Ciao, mon petit choux !” “Ciao, mon amour ...” Avevo conosciuto Anne piu’ di un decennio prima, all’epoca dell’universita’. Una bella brunetta di Annecy, con due grandi occhi verdi ed vivaci ed un fare sicuro ma gentile: con lei m’ero trovato subito a mio agio. Abitava alla Garbatella dal mio amico Mario che aveva affittato un paio di camere nel suo appartamento e cosi’ avevamo cominciato ad uscire spesso insieme. Una sera, ad una festa mi si avvicino’ con gli occhi gonfi chiedendomi se avevo voglia di fare due chiacchiere con lei. Andammo insieme in terrazza e fumando una sigaretta mi confesso’ che si era innamorata di Alix, un’anseatica che bazzicava il gruppo, ma che le cose non andavano affatto bene... Dopo un’iniziale turbamento per la confidenza sul suo innamoramento e sull’ orientamento sessuale, l’abbracciai. Poi bisbigliando le chiesi: “ Perché ti apri proprio a me ?! ” intuendo quasi quale sarebbe stata la risposta. “ Oltre al fatto che sei intelligente e sensibile ...”, e lì un sorriso si disegnò sulle sue labbra cancellando almeno per un momento la sua tristezza, “ Tu puoi capire che stronzata sia innamorarsi di qualcuno che non sa se e’ etero, bisex o omo ...“ Dopo un attimo: “ Come lo sai che io ...? “ ribattei simulando la sorpresa. “ L’ho capito dal primo momento che ti ho visto...” disse ridacchiando e asciugandosi gli occhi, avendo capito la mia ironia. Nacque una complicita’ speciale, tanto che un paio di menti semplici ci trattavano come due fidanzati, con nostro grande divertimento. Poi il suo soggiorno romano era finito. Ora viveva a Parigi con Helene, una ragazza che mi faceva pensare ad una principessa medio-orientale. “ Ti chiamo perche’ voglio essere la prima in assoluto a darti la notizia...! ”. “ Quale notizia ?!” feci, mentre bruciavo di curiosita’. “ Thierry si sposa !! “ . Thierry lo avevo conosciuto a Parigi quando era stato il mio turno di studiare all’estero e me ne ero perdutamente innamorato. Fu Anne, in quel periodo, a consolarmi. Lo trovavo bellissimo, soprattutto quello sguardo solare e quelle labbra sempre socchiuse. Ma Thierry non era gay, neanche bisex... Una sera pero’, tutti in gruppo, eravamo andati allo Scorpion. La musica assordante, la calca, il caldo, l'alcool ed i mille odori e profumi della gente mischiati in un bouquet afrodisiaco mi fecero entrare in uno stato di stordimento e rilassatezza. Alle note di ‘Marcia Baila’ il pubblico ebbe un sussulto ed io persi totalmente il controllo delle mie azioni. Mi girai e abbracciai Thierry, che mi stava vicino. Poi lo baciai. Gli infilai la lingua in bocca ed il solo sapore della sua saliva mi fece esplodere il cervello e gonfiare le vene del sesso che m’era diventato durissimo. Thierry non si oppose, anzi, inizialmente mi strinse a lui con forza. Poi pero’ interrompendo il bacio e guardandomi negli occhi, accarezzandomi la nuca con dolcezza disse : “ Ti voglio bene. Sei come un fratello per me. Non rovinare tutto cosi’...” Il messaggio era chiaro e freddo come acqua di sorgente. Una doccia gelata in piena discoteca. Da allora repressi la mia esuberanza sensuale. Non fu facile: l’attrazione fisica che avevo per lui era continua e intensa. L’unica consolazione era di avere almeno il suo amore fraterno. Negli ultimi anni avevo perso un po’ i contatti con il mio fratellino; le notizie mi giungevano da Anne, che continuava a frequentarlo . E ora si sposava, ahime’! ... Che strana sensazione dentro ... “ Com’e’ lei ?” chiesi ad Anne con una punta d’invidia tutta infantile. “ Oh, davvero una bella tipa, elegante e riservata, un po’ ‘bourge’, ma simpatica. A priori cosi’ diversa da Thierry. Pensa che si sono conosciuti appena sei mesi fa’ e gia’ si sposano. Un vero colpo di fulmine per entrambi. Penso che fra qualche settimana riceverai l’invito ufficiale ! ” Gasato dalla novita’ uscii da quello stato vegetativo e decisi che, nonostante il cielo fosse ancora color asfalto e minacciasse di pisciarmi in testa, avrei fatto un giro nei giardinetti per scaricare un po’ dell’eccitazione. Non pioveva piu’ da qualche ora, ma dalle foglie degli alberi cadevano ancora gocce che facevano un rumore ritmato. I giardini sembravano deserti, ma poi, tra i cespugli e la leggera nebbia vidi qualche ombra vagare alla ricerca di quel piacere anonimo e senza complicazioni. Per quanto buio cercai di esaminare le facce di quelle anime senza meta. Ogni tanto un rapido spruzzo di luce dei fari delle macchine dalla strada poco più in basso mi aiutava ad indovinare la curva di una mandibola, il taglio di un paio d’occhi, le proporzioni di alcune spalle e magari anche il volume dei tesori incastonati nel basso ventre. Camminare così, quasi in tondo, mi fece girare la testa. Inavvertitamente diedi una spallata ad qualcuno che non mi ero accorto avere sul mio cammino. Prima della vista, fu l’odorato ed essere colpito. Mentre alzavo lo sguardo le mie narici furono invase dal suo profumo. “ Scusa... “, dissi. “ E di che ?!...” ribatte’ lui con voce profonda e piacevole. Nessuno dei due pero’ si era mosso o faceva per andarsene. Ci siamo quindi avvicinati e mentre le bocche si scambiavano i respiri; le mani sono andate a cercare quell'appendice di carne moscia che una volta riempita di sangue diventa un robusto mezzo di piacere. Il suo era già duro ed in pochi secondi anche il mio. Continuando ad accarezzarci i cazzi le labbra si sfiorarono. Mi misi allora in ginocchio davanti a lui e abbassandogli i pantaloni, cominciai a baciargli il cazzo attraverso le mutande. Con una mano gli accarezzavo l’interno delle cosce e con l’altra mi aprii i pantaloni lasciando uscire il mio bastone che reclamava un po’ d’attenzione. Cosi’, quando anche quel poco cotone bianco che aveva sui fianchi scivolo’ giu’ lungo le sue gambe, ebbi finalmente quella mazza a portata di bocca. Un aggeggio decente, ma niente di indimenticabile. Cio’ non toglie che da simili taglie si possa trarre un discreto piacere. Cosi’ dopo aver soddisfatto la vista e l’odorato, lasciai anche al tatto ed al gusto la loro dose di godimento. Aprii la bocca e me lo infilai dentro. Sapeva di pulito. Cap. II Parigi. Un mese e mezzo dopo, quando oramai l’estate era esplosa con anticipo, ricevetti una lettera da Thierry dove mi raccontava brevemente dell’incontro folgorante e della decisione di sposarsi. Qualche giorno dopo arrivo’ anche l’invito ufficiale: “ ...CLAIRE E THIERRY SI SPOSANO IL PROSSIMO 22 SETTEMBRE A MENILMONTANT, NELLA CHIESA DI NOTRE DAME DE LA CROIX ... etc. etc. “ “Pure in chiesa...sto’ Thierry ... deve essere proprio innamorato ...” pensai sorridendo. L’estate volo’ via, veloce come era arrivata. Cominciai ad organizzare il mio breve viaggio. Solo un fine settimana perche’ in quel periodo c’era sempre tanto lavoro e non potevo permettermi di assentarmi troppo a lungo. Mi sembrava di aver avuto l’invito solo qualche giorno prima che già sedevo in aereo, come se anche il tempo avesse deciso di volare. A Roma avevo lasciato un tepore settembrino forse solo un pò troppo umido che a Parigi quell’aria frizzante subito mi schiaffeggio’. Nella RER, guardando dal finestrino la distesa di abitazioni mi riabituavo alle dimensioni della metropoli, mentre in metro’ alla frenesia composta dei suoi abitanti. Anne ed Helene mi accolsero con tanto calore che quasi mi commossi: e’ bello sapere che al mondo si hanno amici cosi’ e che nonostante la distanza certi sentimenti non si deteriorino. Decidemmo di andare a mangiare un boccone in un Bar a Vin sulla rue Leon Frot, un posto tranquillo dove fare quattro chiacchere in intimita’. La serata fu’ piacevole, il vino era buono e l’atmosfera rilassata. A braccetto, io in mezzo, tornammo a casa barcollando un po’. Stanco dalla settimana di lavoro e dal viaggio non tardai ad addormentarmi sul divano in salone. C’erano Anne e Thierry. Avevamo circa otto anni e giocavamo a nascondino. Anne posò la testa nella piega del braccio e comincio’ a contare appoggiata al muro: “ Uno, due, tre ...”. Noi, correndo come pazzi cercavamo un qualche nascondiglio. Il giardino ad un certo punto degradava ripidamente per finire contro un muro, probabilmente di cinta. Tra il pendio ed il muro s’era formato un fosso, non grande, ma dove due bambini accovacciati potevano risultare invisibili. Cosi’ saltammo dentro mentre le voce di Anne riecheggiava : “ ...diciannove... venti ! “ “ Ora vi trovo ! ” Eravamo con le spalle al muro e il fiatone dopo la corsa, che la mano di Thierry cerco’ la mia e la strinse con forza. Allora ci mettemmo uno di fronte all’altro’ e li’, con estrema naturalezza gli diedi un bacino sulle labbra. Guardandolo pero’ mi accorsi che non era Thierry, ma un bambino che non avevo mai visto. Un ragazzino con degli occhi blu profondissimi e un sorriso pacifico. Nonostante le mia perplessita’, ci siamo ribaciati, ma in modo diverso, con le bocche spalancate questa volta... L’odore del caffe’, dopo aver solleticato le narici mi giunse al cervello svegliandomi. Non ricordavo piu’ dove ero e soprattutto quanti anni avevo, ma poi quando la testa di Anne spunto’ dalla cucina: “ Sveglia pigrone ! No vorrai passare la giornata a letto, e da solo per giunta! Fuori c’e’ il sole, approfittane !!!”, tutto fu’ di nuovo in ordine. Mentre facevamo colazione cominciai: “ Stanotte ho sognato che Thierry, tu ed io giocavamo a nascondino ... “. Lo sguardo di Anne si fece sorpreso e divertito. “ Ma non alla nostra eta’, chiaramente; dovevamo avere sette o otto anni...” continuai. “ E beh! Poi ad un certo punto guardo meglio il marmocchio, ma non e’ Thierry. Uno sconosciuto, un biondino sorridente e tenero... E nonostante la mia sorpresa ci siamo baciati, e sapessi in che modo !!!”. “ Non e’ che mi starai sviluppando strane tendenze ?! ” ridacchio’ Anne. Sorridendo continuai: “ No, tu mi conosci bene. Ma la sensazione, seppure nel sogno, nell’accorgermi che non era il mio ‘fratellino’ era davvero strana. Eppoi quel bacio pazzesco !!! Ancora mi sento confuso.” “ Invece e’ bella la storia. Un simile incontro con un ragazzino sconosciuto deve essere un’esperienza favolosa a quell’eta’...” aggiunse Helene. La colazione duro’ a lungo, praticamente un brunch e si discusse di questo mondo e quell’altro. Stavo bene con loro e il mio umore era ottimo. “ Ora vado a farmi un giro. Stasera che si fa’ ? ” “ Possiamo mangiarci qualche formaggio a casa, magari becca qualche buon vinello quando torni. Dobbiamo mantenerci leggeri che domani dopo il matrimonio ci sara’ di che appesantirci: una normanna sposa un guascone !!! Promette bene.” “ Poi sentiti libero. Lo so che non ti dispiacerebbe riassaggiare qualche baguette parigina. Ti conosco bene...” “ Guarda che non e’ necessario ... non sono qui per questo ...” risposi sorridendo. “ Non sei qui per questo, ma visto che sei qui, approfittane. Eppoi anch’io ho i miei doveri coniugali ...” guardando Helene con aria languida. “ ‘Doveri’ ! Ma che brutta parola!”, interruppe Helene. “ ‘Diritti coniugali’ e’ ancora peggio. Credo che potremmo chiamarli ‘piaceri coniugali’. Ecco: ‘piaceri coniugali’ mi sembra decente... Anche Anne ha i suoi piaceri coniugali ...” “ Mia moglie ha sempre ragione ...” fece Anne scuotendo la testa. Appena in strada l’aria fresca mi solletico’ l’interno del cranio e prendendo la rue de la Roquette scivolai a valle all’incontro del mio angelo custode che se ne sta’ in cima ad un grosso fallo tenendo in una mano delle catene spezzate e nell’altra una fiaccola. Dopo un saluto rispettoso, decisi di riposarmi in uno dei miei tre giardini preferiti : Place de Vosges. Seduto su una panchina cercavo di riprendermi dalla violenta sensazione di piacere mentale provocatomi da tanta simmetria. Piu’ in la’ alcuni bambini giocavano in un rettangolo di sabbia artificiale e mi chiedevo se fossero appena un po’ coscienti di essere nel Giardino dell’Eden. Guardandomi intorno pero’ non vedevo ne’ Adamo, ne’ Eva, ne’ un serpente e tantomeno un melo. Pensai poi che il giardino dell’Eden doveva essere un posto sfigatissimo, se Adamo come unico interlocutore e compagno ha Eva e nessun altro. Un luogo rigorosamente per eterosessuali. Da cio’ ne conclusi che non era il giradino dell’Eden quello in cui mi trovavo, ma piuttosto un Giardino delle Delizie bos(c)hiano, chiuso in un quadrato magico. Mi ricordai delle parole del Fraenger in cui il Giardino delle Delizie non e’ un’espressione negativa o una condanna del male e non farebbe nessuna allusione al peccato; ma sarebbe la rappresentazione della completa armonia tra Natura e Spirito. La giornata passo’ piacevolmente ma veloce. Presi un caffe’ in un bar gay poco lontano, giusto per rifarmi un po’ gli occhi e scambiare qualche occhiata... Camminai passando dall’ombra fresca delle stradine al sole tiepido degli slarghi. Dopo essermi beato alla vista del fiume, mi sentivo soddisfatto e lentamente ripresi la via verso casa, a oriente. Prima ripassando sotto il mio angelo custode, poi un pezzettino del Faubourg St. Antoine e la rue de Charonne. In una vineria all’angolo sotto casa comprai un paio di rossi di Borgogna. La cena fu’ frugale ma ben annaffiata. Anne mi chiese: “ Non hai nessuno in questo momento ?” “ No. Non ho nessuno. Divento sempre piu’ esigente e m’e’ difficile legarmi.” risposi. “ In piu’ la solitudine non mi da’ fastidio; ho un buon rapporto con me stesso e se devo cominciare una relazione, che sia con una persona che ritengo davvero speciale. Ma negli ultimi tempi non ho incontrato nessuno che mi piacesse davvero. Nessuno che mi facesse girare veramente la testa ... Non e’ solo una questione di passione, ma di sentire uno stimolo forte da investirsi anima e corpo.” E su questo mandai giu’ un’altro sorso di vino. “ In questo mi ritengo fortunata ... “ disse Anne, “ ... penso aver incontrato la persona giusta. Nonostante cio’ un rapporto da tra due persone non e’ facile. ” Helene assisteva in silenzio fumando una sigaretta. “ Capisco la tua selettivita’. Iniziare un tale lavoro di crescita con qualcuno che non ti convince, non ha senso.”, concluse. Cap. III Matthieu. Uscito in strada mi prese un senso di eccitazione. La citta’ mi sembrava ancora piu’ bella, semmai cio’ fosse stato possibile. Cominciai la leggera salita della rue St. Maur. Avevo deciso di fare un salto ai “D...” , dove non ero andato da tempo; ma ne conservavo un buon ricordo. Arrivato, suonai e la porta si apri’. Dopo aver pagato l’entrata, scesi subito al piano di sotto. Tutto era nero, le pareti, il pavimento, il soffitto. Le luci, abbastanza distanziate tra loro, proiettavano solo un cono rosso verso il basso. I miei occhi non riuscivano proprio ad abituarsi e per parecchi minuti vagai in uno stato di semi cecita’. Delle figure appogiate ai muri del lungo corridoio, o che, come me deambulavano, distinguevo bene solo dalla cinta in giu’. Cosa non trascurabile, peccato pero’ che cosi’ si rischi l’incontro col Minotauro. Intanto mi godevo a piene narici gli odori: si sentiva il maschio ma soprattutto il sesso. Dopo un po’, fortunatamente, la vista si abituo’ e il luogo mi sembro’ un’inferno di un qualche visionario pittore fiammingo o renano. Tutti quei corpi maschili fermi o in movimento, avvolti in quella luce infuocata, avevano l’aria di una legione demoniaca a riposo. L’inconfondibile odore muschiato dei genitali, quello leggero ma pungente del sudore, quello acido dello sperma appena versato, quello fresco del lubrificante, quello chimico ed esplosivo del poppers e l’odore di fumo di sigaretta si mischiavano alle essenze dei profumi che qualcuno portava anche li’, creando un melange altrettanto potente che lo zolfo, ma al contrario del non-metallo giallo, inebriante ed eccitante. Da dietro le porte delle cabine giungevano grugniti, sussurri, sospiri, grida, rumori ritmati o di qualche non ben precisa azione organica. Mi ero assuefatto al tam tam ripetitivo della musica che non ci facevo piu’ caso. Mi sentivo d’un tratto quell’angelo ribelle ed orgoglioso che poi in verita’ sono. Il cazzo comincio’ a risvegliarsi e senza pudore me lo sistemai in modo che fosse visibile lo stato di semierezione. Andai nella dark in fondo, dove, ad una certa distanza da quel groviglio di corpi e sospiri di cui ben poco si vedeva e ben poco si riusciva ad immaginare, cominciai a massaggiarmi il membro attraverso i jeans. Improvvisamente mi prese un’irrefrenabile desiderio di fottere e farmi fottere, e cosi’ ripresi a camminare lungo il corridoio mostrandomi disponibile; ma nessuno pareva particolarmente interessato. Entrai in una cabina e piegando le ginocchia posai i mie glutei sui talloni: posizione che indica sottomissione. Ma fuori, per la legione pareva fosse finita la ricreazione e nessuno passava davanti alla porta spalancata di quell’antro. Dopo un po’ mi scocciai della posizione scomoda e dell’attesa. Ma non avrei passato quella notte senza essermi fatto un uomo e cosi’ decisi di contare fino a venti, e se nessuno fosse entrato, di uscire dalla tana e di cercare io stesso. “ Uno, due, tre, ... , ... , ... , diciannove e venti !!!”. “ Fuori dunque !!! “. Uscii un po’ bruscamente e mi scontrai con un biondo che non avevo visto prima. Lo squadrai dalla testa ai piedi, o meglio dai piedi alla testa. Pantaloni di cuoio nero, una camicia rosso veneziano aperta sul petto appena peloso, le maniche arrotolate. Le gambe si lasciavano immaginare forti e muscolose. Il ventre ben disegnato sosteneva un petto potente, mentre i capezzoli erano nascosti dalla camicia. La mascella squadrata, ricoperta da una barba di qualche giorno, incorniciava una bocca che sembrava dipinta. Il naso era regolare e gli occhi di un colore chiaro che con quella luce non riuscivo ad intuire. I nostri sguardi si erano calamitati. Indietreggiai per rientrare nella cabina: lui venne avanti e fummo subito dentro. Mi prese i capezzoli attraverso la maglietta e mi tiro’ a lui mentre io gli mettevo le mani sul culo. Intanto i cazzi si erano drizzati e si scontravano separati dal denim e dal cuoio. A quel punto le mie dita cominciarono a trafficare con la fibbia della sua cintura e poi con il bottone dei suoi pantaloni. Abbassata la zip feci scivolare tutto giu’ e staccatomi appena da lui potei ammirare quel lungo e massiccio serpente pulsante che avrei voluto sentire presto mordermi nelle viscere. Caddi in ginocchio e cominciai a passare la lingua sulla punta; poi, con le labbra mi impadronii di quel cazzo e cominciai a fare avanti ed indietro tenendole strette. L’ angelo biondo intanto si era tolto la camicia e con le dita si pizzicava i capezzoli che sembravano piccoli frutti gonfi . Mi concentrai allora sul pompino, scivolando con la bocca dalla punta fino a quanto era possibile infilare il suo lungo membro, riempiendomi fino in gola. Con una mano gli presi le palle, che erano grosse, morbide e calde, e cominciai a tirarle dolcemente verso il basso, provocando dei sussulti di piacere. Con la mano rimasta libera cominciai ad accarezzargli le chiappe appena pelose e poi dolcemente, con un movimento rotatorio, a stuzzicargli il buco del culo. Come reazione alla tripla sollecitazione, il suo cazzo ebbe degli scatti. Inumiditomi un dito con la saliva, cercai di andare piu’ profondamente nell’esplorazione; cosa che sembro’ piacergli parecchio, dato che in risposta ci furono tutta una serie di mugolii e sospiri. Allora lo presi per i fianchi e lo girai ritrovandomi difronte quei due semiglobi di carne dura, muscolosa ricoperti da una morbida peluria bionda. Con la mano cercai di tenerli separati per avere migliore accesso a quel fiore chiuso e col naso cercai di percepirne l’essenza. L’odore di culo puo’ essere molto piacevole, ed in quel caso lo era cosi’ tanto, che sarei potuto restare in quella posizione per un tempo incalcolabile. La mia lingua comincio’ a leccare prima il perineo, e poi quei delicati piccoli solchi di pelle che si irradiano dall’ano come i raggi di un sole oscuro. Lui intanto si era piegato un po’ in avanti e con le mani teneva aperte le natiche per facilitarmi l’opera; e con le mani di nuovo libere, serrai di nuovo le palle tirandole e con l’altra, passando tra le sue cosce, impugnai il cazzo forzandolo verso di me. Cominciai allora a passare la lingua, prima sul buco del culo, poi sulle palle, e abbassandomi un po’, su tutta l’asta fino a prendere la testa in bocca e succhiarla avidamente, per poi ripetere il percorso a ritroso, cercando di forzare il suo sole nero. “ Oh ! Sii ! ... Continua ... “ mi disse. E cosi’ continuai, mentre anch’io m’ero fatto scendere i calzoni sulle cosce e avevo dato liberta’ alla mia mazza che pulsava furiosamente lasciando colare gocce di liquore perlaceo. Ad un certo punto si giro’ e tirandomi su, poso’ le sue labbra sulle mie, la sua lingua si fece spazio frugando la mia bocca senza alcuna educazione e comincio’ cosi’ un bacio lunghissimo che mi lascio’ quasi senza respiro. Poi quasi mi chiedesse un favore: “ Dai ! Scopami ...” rimettendosi di schiena. Il mio cazzo aveva gia trovato il solco del piacere e della fertilita’ e scivolava tra le due colline senza pero’ osare nella caverna. Nel qual mentre avevo recuperato da una tasca il gel ed un preservativo. Indossato il lattice, con le dita bagnate di lubrificante cominciai ad aprirmi un varco, prima con un dito, poi con due e poi tre; mentre i suoni che uscivano dalla sua bocca erano sempre piu’ incomprensibili, quasi animaleschi. Sostituii allora le dita con il mio cazzo che si agitava come impazzito. Prima la punta, dolcemente, e poi, quasi assaporando ogni millimetro di quell’intrusione, entrai fino in fondo. Il calore che sentivo intorno al mio membro mi avrebbe potuto far venire subito, cosi’ per evitare che quel piacere fosse troppo corto mi fermai un momento e tirai l’angelo a me, posando il mio petto sulla sua schiena .. Cominciai a leccagli la nuca, il collo e le orecchie. Poi lui giro’ un po’ la testa e le nostre bocche si cercarono di nuovo per unirsi. Avrei potuto mangiarlo, tanto mi piaceva, in un’estremo atto di cannibalismo erotico ed amoroso; ma mi limitai a mordicchiargli i lobi delle orecchie e la pelle della nuca quando la sua testa si piegava un po’ all’indietro. Continuai a fotterlo per un almeno un quarto d’ora perdendo ogni controllo delle mie facolta’ intellettive: mi sentivo un’unico fiume di sangue bollente che nelle caverne spugnose di quell'appendice meravigliosa trovava l’estasi suprema ed un'oppressione lussuriosa ed era pronto ad esplodere trasformandosi in mille gocce di bianco nettare. Mi sveglio’ da quello stato di trance sussurrandomi: “ Basta cosi’ ! Ho tanta voglia di fotterti anch’io !!! “. Appena in tempo, perche’ da li’ a qualche secondo mi sarei sciolto in una colata di sperma. Si giro’ e abbassatosi mi tolse il preservativo prendendomi il cazzo in bocca. La bocca umida e calda, caldissima che scivolava avanti ed indietro mi dava l’impressione che fosse il mio stesso cervello ad essere succhiato. La sensazione fu’ cosi’ forte che mi appoggiai con la schiena al muro e chiusi gli occhi. Certo che se non voleva farmi venire subito, quello era proprio il modo sbagliato. Lo presi per la testa e interruppi l’azione. Doveva aver capito perche’ mi giro’ con una certa forza, e separandomi le chiappe con le mani, passo’ la lingua sul mio buco provocandomi brividi di piacere. L’azione sul culo mi allontano’ un po’ dalla sensazione di orgasmo imminente e concentrandomi su quella parte del corpo mi deliziavo di piacere. Quel muscolo appena ruvido, ma bagnatissimo e caldo che mi passava sul buco mi faceva impazzire e quando con la punta cerco’ l’affondo nelle mie carni, vomitai mille oscenita’ e conclusi con: “ Fottimi, ti prego, fottimi che non ce la faccio piu’ !!!!!! ”. Allora smise di leccarmi e rialzatosi lo sentii armeggiare un attimo con i soliti oggetti che preludono l’inculaggio. Io ero in piedi con le mani aperte appoggiate sul muro. Dopo qualche secondo il suo possente uccello spingeva all’ingresso del mio nido per poi, lentissimamente entrarci. Una volta tutto dentro, comincio’ a stantuffarmi con decisione: i colpi erano lenti, ma ben assestati con forza, che ogni volta mi sembrava di essere sbattuto contro la parete. Il vigore dell’assalto e la sensazione di calore e pienezza mi fecero presto raggiungere il momento di non ritorno e prima che potessi farfugliare qualsiasi cosa il mio cazzo comincio’ e sputare con furia seme bollente. L’orgasmo fu impetuoso e ad ogni schizzo tutto il mio corpo si contraeva di piacere. Anche l’anello di muscoli del mio culo si doveva essere stretto in modo rabbioso, tanto che sentii il mio angelo invocare il suo Padrone: “ Dio ! Oh mio Dio ......” e li’ a contorcersi anche lui in spasmi voluttuosi. Con le braccia mi strinse violentemente quasi a togliermi il respiro, mentre, alitandomi sul collo continuava a chiamare l’Entita’ Perfetta: “ Oh Dio ...”. Restammo cosi’ per qualche tempo e poi, bagnati di sudore ci staccammo ricomponendoci alla meglio. Ci guardavamo sorridendo, in silenzio. “ Come ti chiami ? “ dissi rompendo quello stato di quiete. “ Matthieu. E tu ? ”. “ Luc.” risposi. Restammo cosi’, ancora qualche minuto, a guardarci senza aprire bocca. Che questa volta fu lui a dire: “ Luc, devo andare, che domani ho una giornata pienissima ...” Io non sapevo che dire, non riuscivo proprio a pensare a niente e cosi’: “ Ok, Matthieu, alla prossima volta. “ anche se mentre le parole si componevano in gola, mi rendevo conto che una ‘ prossima volta ‘ sarebbe stata improbabile. Il sorriso scomparve dalla faccia di Matthieu che dopo avermi guardato per almeno un centinaio di secondi disse: “ Ti auguro una buona serata! “ e aprendo la porta uscii eloce. Rimasi un po’ stordito a pensare: l’unica cosa che pero’ mi veniva in mente era di essermi comportato da idiota. Salii allora al piano di sopra per andare in bagno. Mentre pisciavo la sensazione di aver perso qualcosa aumentava. Mi sciacquai la faccia e guardandomi allo specchio mi sorpresi a sorridere e allora pensai: “ Imbecille, coglione; che cazzo ti ridi ?! ...” In strada il quartiere mi apparse piuttosto animato: non era tardi. Il cielo particolarmente luminoso ed i rumori serali, davano un’impressione d’irrealta’. Presi le stradine piu’ piccole, in modo quasi disordinato, tanto da ritrovarmi un po’ piu’ giu’ di quanto non dovessi, e quindi ripresi il Boulevard Voltaire quasi a Republique. Camminavo, con le mani in tasca, ancora ebbro di piacere e leggeramente malinconico per quell’incontro finito troppo presto e senza futuro. Arrivato sullo slargo davanti alla chiesa di Saint Ambroise, sentii che non avevo ancora voglia di andare a letto, cosi’ scelsi una panchina nel giardino che guardava la facciata. La chiesa rifletteva di luce bluastra, tanto da sembrarmi un’enorme blocco di ghiaccio scolpito da migliaia di abili mani. Le due torri invece mi facevano pensare a missili di acciaio puntati verso il cielo. Piegai un po’ la testa all’indietro per ammirare la volta celeste che per poco non rimasi incriccato col collo tanto fui colpito dallo splendore di una luna piena enorme e luminosa. Mi girai un po’ e accendendomi una sigaretta mi misi ad osservare il bel satellite che risplendeva magnificamente in quella geometria irregolare ritagliata tra gli edifici. Mille pensieri vennero a ballarmi in testa: le impressioni del giorno, le chiacchierata con Anne ed Helene, il matrimonio di Thierry l’indomani, la mia solitudine e quell’incontro che aveva avuto un sapore agrodolce. Dolcissimo finche’ era durato, ma poi, era arrivato quel retrogusto agro, che col tempo era diventato acido ed ora era solo amaro. Finita la sigaretta, a malincuore mi incamminai verso il portone. La stanchezza arrivo’ tutta insieme che appena sul divano mi addormentai. Cap. IV Claire e Thierry. Dovevo aver sognato, ma quando, come in un deja’ vu, l’odore del caffe’ mi sveglio’, non riuscivo a ricordarmi di niente. “ Buongiorno !!! “ disse Anne sporgendo la testa dalla cucina con un sorriso. Facemmo colazione rapidamente e mentre si sorseggiava il caffe’ Helene mi chiese: “ Com’e’ andata ieri sera ?! ” “ Uh ... Insomma ... No, cioe' benissimo, ma ... cioe’ ...” Tutte e due mi guardavano con aria quasi divertita, dato che non riuscivo a mettere in ordine quattro parole e probabilmente ero diventato anche un po’ rosso in faccia, che continuai: “ Insomma, il tipo che ho incontrato m’e' piaciuto un casino; piu’ di quanto non avrei mai potuto immaginare ...Ma ... E si! ... Insomma... Purtroppo credo che lo rivedro’ mai piu’...Ecco ! ” “ Ah, les garçons ... “ fece Anne con un tenero sorriso sfiorandomi la guancia con una mano. Salimmo pigramente la rue Oberkampf bagnata dal sole domenicale e attraversammo il boulevard de Belleville con la sua popolazione multicolore. La chiesa si stagliava austera allo sguardo. Sulla gradinata c’era parecchia gente e in un gruppetto piu’ folto mi parve riconoscere Thierry. Mi avvicinai ed eccolo li’, carino come sempre ma con qualche chilo in piu’. “ Amico mio !!! “ esclamo’ liberandosi dalla stretta degli amici. “ Thierry !!! “ risposi, “ sono felicissimo di essere qui ...” “ Ed io sono davvero contento che tu sia venuto ...“ e su queste parole ci abbracciammo. Mi prese un’improvvisa voglia di baciarlo in bocca, ma riuscii a trattenermi e mi accontentai di stringerlo forte tra le mie braccia, il mio vecchio e caro ‘ fratellino’. Con Anne ed Helene raggiungemmo il gruppo in attesa ed riuscii a scambiare altre due parole con lo sposo, nonostante fosse occupatissimo a ricevere, salutare etc. L’aria fresca, il cielo blu solcato solo da qualche cirro, i fiori bianchi sul sagrato, un tripudio di seta cangiante, il lino di colori indefinibili e l’atmosfera da giornata memorabile mi misero di ottimo umore. Quando entrammo tutti in chiesa, avevo una faccia da idiota felice e tutta quella cerimonia, che in un’altro contesto avrei trovato una ridicola farsa, mi sembro’ un bel gioco. Helene mi stupi’ quando, con un sorrisetto malizioso si espresse: “ ... I giorni piu’ felici per l’uomo sono quello in cui si sposa e quello in cui sua moglie crepa ...” La guardai con un’aria talmente sbalordita che lei, a mo’ di scusa, alzo’ la mano con il palmo verso di me e disse: “ ...Apollinaire ...” Proprio in quel momento la sposa faceva il suo ingresso e tutta l’attenzione si rivolse alla porta. La luce dall’esterno era abbagliante e creava un effetto di silouette che rendeva l’entrata di Claire davvero spettacolare. Stavo morendo dalla curiosita’ di vedere chi fosse riuscita a folgorare il dolce Thierry: le due figure avanzavano e lentamente, da ombre cinesi divennero figure reali. La sposa aveva un vestito bianco sporco, semplicissimo,senza le maniche, sulle spalle una lunga stola verde-acqua trasparente con delle striature argentate che mi facevano pensare al sole che si riflette in un ruscello; quel viso luminoso e quegli occhi limpidi mi spiegarono da soli il colpo di fulmine del mio fratellino. Ma quando guardai il padre, mi prese un senso di vertigine e agitazione. Era giovane e bello, troppo giovane... Guardai meglio: era il tipo della notte precedente ! Allora, cercando di essere il piu’ discreto possibile avvicinai le labbra all’orecchio di Anne e bisbigliai: “ Ma chi e’ quello, non e’ mica il padre ?!” Anne, girando appena la testa mi rispose con un sussurro: “ Ma no, certo. Il padre e’ venuto a mancare quando erano piccoli. Quello e’ il fratello. Matthieu. Bel tipo, vero ?! ” Non potei non annuire. Il mio senso di vertigine si trasformo’ in un vero e proprio capogiro: non riuscivo a razionalizzare quanto stava succedendo. Mi sentivo le mani fredde e la fronte calda. Appena la coppia fu’ alla nostra altezza, mi girai per guardarli , o meglio, per guardarlo ed accertarmi che fosse davvero lui. Niente da fare: era proprio il biondo di qualche ora prima. A quel punto i nostri sguardi si incrociarono per qualche secondo e sul viso di Matthieu lessi lo stesso stupore che pochi secondi prima si affiggeva sul mio. La celebrazione ando’ avanti, incurante del mio smarrimento : Matthieu lascio’ la sorella a Thierry davanti all’altare e prese posto nelle prime file, non senza aver lanciato un rapido sguardo nella mia direzione. La cerimonia comincio’, mentre io ero in tutt’altro luogo con i pensieri: rivedevo il suo cazzo massiccio e profumato, le sue natiche che allargavo dolcemente per leccare quel buco morbido, i suoi capezzoli appuntiti. Ora era invece li’, rasato di fresco e vestito come un piccolo principe: tante’ che era bello e sensuale anche nella versione bravo ragazzo. Non riuscivo a concentrarmi su altro e se il prete avesse cominciato a spiegare il processo riproduttivo delle lumache non me ne sarei accorto. Il tempo passo’ in un baleno ed eravamo gia’ fuori a tirar riso sugli sposi. Il sole era piu’ tiepido e la fronte mi si imperlo’ di sudore tanta era stata l’emozione. Ci incamminammo pigramente a piccoli gruppi verso la casa degli sposi: un atelier li’ vicino, mi si diceva con una vista impareggiabile sulla citta’. Non vedevo piu’ Matthieu, ma doveva essere col gruppo di Thierry e Claire che ci aveva preceduti tutti. Anne si accorse del mio turbamento e mi disse: “ Pensavo che ti stessi divertendo al matrimonio. Com’e’ che hai questa faccia strana ?! “ Ancora troppo confuso e non sapendo cosa rispondere in quel momento, mentii: “ Credo di avere un calo di zuccheri. Appena mangiato qualcosa andra’ meglio ...” Arrivato nell’atelier, come prima cosa mi incollai con il viso alla finestra: la citta’ si stendeva infinita laggiu’ in basso e con la fantasia cominciai a volarci sopra facendo giri concentrici sui posti che conoscevo meglio. A riportarmi a terra fu Helene che dolcemente mi prese sottobraccio e mi porto’ in mezzo agli altri. A quel punto la bellissima Claire si avvicino’ e con un sorriso grazioso, dopo i quattro baci sulle guance, disse: “ Tu sei Luca, l’amico romano di Thierry ! Sono felicissima che tu sia venuto al nostro matrimonio. Thierry mi ha parlato tanto di te ... “ “ Per me e’ un enorme piacere essere qui. Poi vedere che Thierry ha trovato una persona cosi’ speciale mi riempie il cuore di gioia ... ” e mentre stavo ancora per dare fiato alle trombe, il respiro mi venne a mancare. L’angelo biondo si materializzo’ accanto alla sposa. “ Questo e’ l’amico romano di Thierry: Luca. Lui e’ Matthieu, mio fratello ...” A quel punto Claire ci lascio’ per occuparsi degli altri ospiti. “ Incredibile quanto sia piccolo il mondo ... rivedersi qui ! ” dissi rendendomi conto della banalita’ di quelle parole. “ Sei dunque Luca, non Luc ... ” fece Matthieu con un sorriso accattivante. “ E si ! “ “ Parli bene francese, non avevo proprio capito che fossi italiano.” “ Si! Me la cavo. Eppoi, per quello che s’e’ detto ...” Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, di un blu profondissimo. Mi sorrideva pacificamente senza parlare pero’. Ebbi come un flash. Seppure assurdo, mi sembrava che assomigliasse al bambino del sogno e mi venne il desiderio di baciarlo; ma avevo paura del ridicolo. Non tanto per il contesto in cui ci trovavamo, ma piuttosto perche’ non avevo assolutamente nessuna idea di cosa pensasse sul nostro doppio incontro e se minimamente fosse interessato a me. Mi sembrava di camminare sulla lastra di ghiaccio di un lago gelato, che pero’ in alcuni punti non era abbastanza spessa da sorreggermi. “ E quanto ti fermi in citta’ ?! “ fece lui. “ Riparto gia’ stasera ... “ “ Che peccato ! “. “ Si ! Che peccato . Solo un paio di giorni ... sono volati via ...“ Silenzio. Sentivo il ghiaccio scricchiolare un po’. “ Beh ! Allora buon viaggio di ritorno ... ” mi disse con un sorriso impenetrabile. La lastra si ruppe ed io caddi nell’acqua del lago; ma quando tentai di tornare a galla il ghiaccio s’era gia’ riformato sulla mia testa. “ E’ stato un piacere conoscerti ...” riuscii a rispondere trattenendo ogni espressione. “ Anche per me e’ stato un piacere ...” fece lui senza piu’ sorridere. “ Allora ciao ! “ e mi girai appena in tempo perche’ non vedesse i miei occhi inumidirsi. Ricominciai a volare sulla citta’ a grande velocita’, nella speranza che l’aria asciugasse le lacrime che erano pronte a scivolare sul mio viso. Mi diressi quindi al buffet dove c’erano cibi di rara decadenza e perversione. Non avevo fame, ma per distrarmi un po’ presi ad assaggiare qua e la’. Un paio di volte pero’ i miei occhi si incontrarono di nuovo con quelli di Matthieu, ma non riuscivo proprio a capire cosa quello sguardo potesse significare. “ Lascia perdere: tanto, troppo teatro per una semplice scopata.” Mi diceva una vocina dentro. “ Ti sei divertito ieri sera ?! Si ! E allora accontentati. Perche’ vuoi rovinare anche il ricordo di quel bel momento di piacere.” Mi lasciai convincere. Il tempo passava e cosi’ mi avvicinai ad Anne ed Helene: “ Io vado che comincio a prepararmi ... “ “ Veniamo con te ...” risposero in coro. “ Ma no, non dovete...”. “ Ma mica lo facciamo per te ! “ disse Anne, “ Ne abbiamo avuto abbastanza di eterosessualita’ felice, almeno per oggi ...”. Helene annui’. E cosi’ dopo aver salutato gli sposi ci incamminammo verso casa. In strada non ce la feci piu’ a tenermi tutto dentro ed esplosi : “ Anne, prima mi hai chiesto perche’ avevo quella faccia appena usciti dalla chiesa ?!.” “ Si ! te l’ho chiesto, ma il muso ce l’hai ancora ...” “ Ero davvero turbato e confuso. Lo sai il tipo con cui ho fatto sesso questa notte ?! Beh ! Non ci crederai, ma e’ apparso li’ in chiesa: é Matthieu, il fratello di Claire...” Le due ragazze rimasero come pietrificate ... “ Non ci posso credere ... “ fece Anne; mentre Helene portando la mano alla bocca: “ Incredibile ! Davvero Incredibile ... “ E restammo cosi’, tutti e tre fermi in strada a guardarci come statue di sale. Helene continuava a scuotere la testa mentre Anne, guardandomi: “ Ma tu non sapevi che lui ...” “No! Certo , non lo sapevo ... E m’ha fatto un’effetto strano vederlo a braccetto con la sorella ... Ma la cosa che mi fa’ un po’ male e’ che quel poco che ci siamo detti dopo, cioe’ poco fa’,quando Claire c’ha presentato ‘ ufficialmente’ non lascia spazio a niente. Nessun arrivederci, ma solo un addio. Ed io ci sono rimasto un po’ di merda. Non e’ che volessi una dichiarazione d’amore, ma semplicemente un po’ di calore, soprattutto dopo l’incontro di stanotte che e’ stato davvero piacevole.” Tirai su col naso. In silenzio arrivammo a casa e mentre preparavo la sacca, Helene arrivo’ in salone con un vassoio con su tre tazze di liquido fumante. La guardai con un’espressione interrogativa e lei candida: “ I figli del cielo ...” “ I che ? ... I figli del cielo ? ... “ ribbatei. “ Si. Cosi’ lo chiamano. Ma in effetti e’ the’ verde ai frutti di Cina.” La bevanda mi avvolse dall’interno, dandomi quel calore che poco prima tanto m’era mancato. Mentre fumavamo una sigaretta, Anne interruppe il silenzio: “ Mi dispiace che la tua visita parigina sia finita con questo episodio poco gradevole ...” “ Ma no! Non ti preoccupare, sono stato benissimo. E’ colpa mia che ho confuso una semplice scopata con qualcos’altro’. Alla mia eta’ poi e’ proprio ridicolo...” Helene tronco’ di netto: “ Cazzate ! Non mi sembra ridicolo per niente. Non c’e’ un limite d’eta’ per i sentimenti. Se le cose non vanno come si desidera, e’ un’altra storia. Lascia passare un po’ di tempo. Capirai che cosa quest’incontro abbia significato veramente per te. E magari anche l’altro capira’ se c’e’ un minimo interesse che la cosa abbia un seguito o no.” Rimasi sorpreso dato che Helene era generalmente di pochissime parole. Cap. V Roma. l’Urbe mi accolse con una pioggia fastidiosa, quasi a volermi rendere il rientro più penoso di quanto non lo fosse gia’. Senza aver neanche disfatto la sacca, mi buttai sul letto addormentandomi. Il lunedi’ fu’ piu’ traumatico del solito. In un paio di giorni mi ero dimenticato del mio posto dietro una scrivania, del computer e del telefono. Per qualche ragione strana, i dossier impilati mi sembravano scritti tutti in lingue a me sconosciute: finlandese, nepalese, mandarino, etc. etc. Martedi’ gia’ il problema dei dossier multilingue era scomparso; mi chiedevo se qualche spirito buono che abitava l’ufficio la notte me li avesse tradotti. La giornata sembrava conclusa che un piccolo episodio mi fece una certa impressione. Ernesta, la segretaria, entrando nella mia stanza mi guardo’ con gli occhi fuori dalle orbite e indicando la parte sinistra del mio petto esclamo’ con quella sua voce stridula: “ Ma signor Luca, che cosa mai le e’ successo ?! “ Mi sentii nudo: che lo strazio del mio cuore fosse visibile a tutti ?! Il mio organo dolorante si mostrava nella sua sofferenza ?! Abbassando la testa notai solo un’enorme macchia bluastra sulla camicia. Avevo messo la stilografica in tasca, ma senza tappo e lei, ferita nell’orgoglio, aveva lasciato colare fuori tutto il suo sangue blu. Mercoledi’ finalmente tutto era come sempre, che a riportarmi indietro di qualche giorno fu la voce di Anne al telefono: “ Come stai ? Ancora intrippato per la storia parigina ? “ “ Un po’ , ma oggi va’ molto meglio ...” le confessai. “ Che fai questo fine settimana ? “ La domanda mi sorprese parecchio. “ Niente di speciale, perche’ ? “ “ Perche’ Helene viene a Roma e ci resta fino a martedi’ ....” “ Helene a Roma ?! Com’e’ che a Parigi non m’avete detto niente ?! ” “ Lunedi’ c’e’ una conferenza ma la bimba della collega che doveva andare s’e’ presa la rosolia e la mamma non se la sente proprio di partire. Helene ha dovuto prendere il suo posto. Un’imprevisto piacevole, dato che adoriamo la tua citta’ “ “ Fico !!! “ ridacchiai. “ Portala in giro con il motorino, anche se conosce un po’, con te sara’ tutta un’altra cosa. Stara’ in un albergo a Trastevere. Ti chiamera’ sabato mattina per darti un appuntamento. Che ne dici ? ” “ Si, volentieri ! Spupazzarmi un po’ tua moglie mi divertira’ .” Giovedi’ sera essendo di umore migliore, decisi di interrompere la castita’ che durava gia’ da quattro giorni e mi diressi verso il “.” , il sex club che bazzicavo ogni tanto. Entrato, pensai che non era stata una buona idea visto che l’atmosfera avrebbe potuto ricordarmi l’incontro con Matthieu, ma appena dentro alle mie orecchie giunse: ” E poi non sai chi ho visto a fine d’agosto al Gay Village ... “ Tizio ”... E si teneva la manina con “ Caio “ ... Pensa un po’ ... Allora staranno insieme ora ... ” Mi venne da ridere, sembrava di essere al mercato e di sentire le signore che, mentre fanno spesa, si aggiornano sugli ultimi fatti del quartiere. Cominciai a scivolare nel corridoio buio alla ricerca di un uomo per passarci un momento piacevole. Tra facce conosciute e nuove leve, nulla di particolarmente coinvolgente; forse meglio cosi’. Con qualcuno avevo gia’ assaporato i piaceri della carne, ma l’esperienza era stata bella nella sua unicita’ e non meritava la ripetizione. Un moro col pizzetto calamito’ la mia attenzione: se ne stava tranquillo in angolo a fumarsi una sigaretta, ma al suo sguardo sembrava non sfuggisse niente. Mi misi da un lato ed anch’io mi accesi quel cilindro di carta riempito di tabacco e succhiando dentro di me quell’aria calda piena di nicotina e catrame cercai di sollecitare la sua considerazione. Entro’ in una cabina. Mi appoggiai con le spalle al muro proprio difronte alla porta per vedere se lci fosse una reciprocita’ d’interesse. Lui comincio’ a massaggiarsi l’asta attraverso pantaloni mentre con l’altra mano si toccava i capezzoli: l’invito era chiaro. Entrai e dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, mi inginocchiai. Cominciai a passare le labbra e le guance sul membro duro mentre con le mani gli accarezzavo le cose. Poi gli aprii i pantaloni dai quali con uno scatto balzo fuori una bestia dritta ma ancora inguainata nella sua pelle. Mi applicai con la lingua a giocare tra il prepuzio e la testa gustandomi quel sapore di cazzo. La sensazione era piacevole ma non potei resistere oltre e con le labbra, lentamente, lo scappellai prendendo tutta l’asta in bocca. Le sue mani si posarono sulla mi testa e dopo aver guidato l’azione per un po’, mi tirarono su: la sua lingua si insinuo’ tra le mie labbra per frugarmi la bocca. Le sue mani mi slacciarono la cintura e i miei jeans scesero giu’ fino alle caviglie. Mentre mi stringeva con violenza le natiche, alle mie orecchie giunse un flusso caldo di parole: “ Cazzo che culo ... Lo prendi ? ... ” Quasi a verificare che l’attrezzo meritasse, glielo strinsi con forza: “ Certo che lo prendo ... “ Mi rigirai presentandogli l’entrata al canale bollente che palpitava nell’attesa. Si copri’ col lattice e con una delicatezza insperata comincio’ a entrarmi dentro, stringendomi con un braccio mentre l’altra mano mi catturo’ l’uccello. Socchiusi gli occhi e con tutto il corpo assaporai quella incredibile sensazione di totalita’ che il suo cazzo mi dava. Comincio’ cosi’ a fare avanti ed indietro, uscendo quasi completamente per poi rientrare con un affondo lento ma deciso. Mi infilo’ le dita di una mano in bocca e mi applicai a leccarle, morderle e succhiarle come se fossero il suo cazzo che pero’ era ben piantato dentro di me. Tutto il mio corpo sembrava esistere per quei pochi centimetri di budello e per quello stretto cerchio di muscoli: ansimavo beandomi di quel pieno godimento. Il venerdi’ trascorse via senza che nulla di piacevole o spiacevole accadesse. Sabato mattina alle 11h00’ in punto il telefono squillo’. Ancora mezzo addormentato risposi immaginando gia’ chi fosse: “ Pronto ? ... ” “ La vie est belle ! N’est ce pas ?! ...” “ Helene ? ” “ Si ! Ti sveglio ? “ “ No ... cioe’ quasi. Ma non fa niente ... E’ gia’ tardissimo ... Dove sei, ti sento lontana ? ” “ Ti sto’ chiamando con il portatile ... Che ne dici se ci vediamo fra un’oretta a Santa Maria in Trastevere ?! “ “ Si direi che va’ benissimo. Alla fontana. Conosci ? ” dissi con la voce ancora impastata dal sonno. “ Certo che conosco ! Non ti avrei dato appuntamento li’ se non conoscessi. A dopo allora ?! ” ‘ Helene al cento per cento ...’ pensai e risposi : “ Si ! A subito .” Scivolai fuori dal letto e mi diressi verso il bagno con una gradevole erezione mattutina. Dopo una lunga pisciata mi feci una doccia calda che mi riconcilio’ col mondo. Mi guardai allo specchio e pensai: “ Ma com’e’ che uno carino come te alla fine dorme da solo ?! L’hai capito tu ? ... No, vero ? ...” Dopo un veloce caffe’ via in strada. A cinque minuti alla mezza ero gia’ sui gradini della fontana. Poggiai le chiappe sul travertino freddo e dopo aver messo gli occhiali da sole, nell’attesa, mi dedicai ad uno dei miei passatempi preferiti: guardare la gente. All’improvviso una voce alle mi spalle mi investi’: “ Luca ! “ Mi girai togliendomi gli occhiali per vedere meglio chi fosse e rimasi di sasso in una posizione cosi’ scomoda che per poco non ruzzolai dagli scalini. Zuppo di luce e di una bellezza che mi offuscava la mente, li’ in piedi c’era Matthieu. La mia testa non riusci’ a produrre nessuna cogitazione compiuta e nonostante la mia bocca fosse spalancata, nulla ne usciva. “ No ! Helene non c’e’. Non verra’. E’ a Parigi. ” quasi rispondendo alla mia stupefazione interrogativa. “ Il suo viaggio, la riunione di lunedi’, etc. sono tutte balle. Volevamo farti una sorpresa.” Odiavo venire preso in giro, ma li’ trabboccai di contentezza. Matthieu mi inondo’ con un fiume di parole: “ Perdona il mio comportamento di domenica; ma ero tanto emozionato per il matrimonio di mia sorella che quando ti ho visto non ho capito piu’ quello che succedeva. Sono stato sommerso da sensazioni cosi’ forti e differenti ed il risultato e’ stato una grande confusione in testa. Lunedi’ ho pensato ogni istante del giorno a quello che era capitato. Martedi’ ho raccontato tutto a Claire che a trovato la cosa pazzescamente divertente. Io non la trovavo affatto divertente; ma tant’e’ che la sera ero gia’ a cena con Anne ed Helene. Due tipe veramente speciali. E all’evidenza che fosse necessario unchiarimento tra noi due abbiamo organizzato questo coup de theatre. Ecco quanto.” Raccolsi le forze ed i pensieri e senza una particolare consequenzialita’ logica dissi: “ Andiamo a fare un giro ?! “ Un sorriso si dipinse sulle labbra carnose del francesino. Salimmo sullo scooter e dopo pochi minuti eravamo gia’ al Fontanone, magnifico capriccio del Paolo ‘borghese’. Roma era dolcemente sdraiata ai nostri piedi come una vecchia cortigiana pigra e viziosa che riesce pero’ a farsi perdonare ogni difetto . Sospirai due volte: la prima per la bellezza di quella citta’ cosi’ unica e meravigliosa. La seconda perche’ Matthieu era li’ accanto a me . Ubriaco d’eccitazione non trovai di meglio da dire che: “ Andiamo a mangiare qualcosa ? “ “ Volentieri ! “ rispose Matthieu con un pacifico sorriso. Non mi dispiacerebbe leggere qualche commento. mh2o969@yahoo.it

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