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Nel Camion di Mario

by Stamink


Tornammo in sala, Mario come se niente fosse, io sudatissimo ed emozionato ripresi a servire ai tavoli pensando e ripensando a quello che era successo poco prima nel cesso. Il compagno di tavola di Mario si alzò e andò via, Mario mi chiamo al tavolo: allora, come stai? Ti è piaciuto? Si era messo il tovagliolo sulle gambe e mi accorsi che si muoveva. Avvicinati mi disse. Io mi avvicinai e calai furtivamente una mano sul cazzo. Aspetta mi disse Mario: mettici un po' d’olio, mi sussurrò. Io feci finta di riordinare l’oliera e ne versai un po' sul palmo, poi di nuovo giù, sul cazzo, enorme e caldissimo. Il cazzo diventò scivoloso, era molto eccitante il contatto, Mario alzò mi prese la mano se la strinse con la sua e prese a farsi una sega, li nella sala da pranzo! Te lo voglio mettere nel culo stanotte, hai capito Antonio, cosa devi fare? mi sussurrò, io un po' imbarazzato per la presenza delle altre persone in sala che non sembravano essersi accorte di niente sfilai la mano e annuendo mi allontanai. Andai a chiudermi nel cesso, con la mano ancora unta di olio e con un forte odore di cazzo, mi sedetti sulla tazza, abbassai i pantaloni e gli slip e mi infilai il dito unto nel culo “si Mario, mettimelo dentro pensavo, si si, il dito andava su e giù per il buchetto vigorosamente, ero alle stelle! Non vedevo l’ora che si facesse buio. Tornai in sala, Mario era andato via, lo vidi attraverso i vetri incamminarsi nel piazzale verso il suo camion, ad un certo punto si girò, mi vide e istintivamente si massaggiò il cazzo e mi fece segno di andare da lui. Io finì di sparecchiare un po' di tavoli, ma non riuscivo a pensare che a Mario e al suo uccello enorme che mi avrebbe messo nel culo e il pensiero mi faceva venire una frenesia inimmaginabile. Finito mi diressi in camera mia, mi spogliai e, nudo nel bagno con una carota e con dell’olio cominciai ad allenare il buco del culo come mi aveva detto lui. La punta della carota entrò facilmente ma quando cominciò ad ingrandirsi lo sfintere fece resistenza, così la unsi per benino e ricominciai, prima piano, poi quando il culo aveva cominciato a prendere confidenza sempre più a fondo. Godevo come un maiale, l’olio che mi colava sulle cosce. La carota dopo un po' cominciò a scomparire nel culo e io sempre più velocemente andavo su e giù. Continuai così per una mezz’oretta, dopodiché estrassi la carota dal culo, che formicolava ed era rosso e caldo, provai istintivamente ad infilarmi un dito nel culo e vidi che facilmente adesso ne entravo due, quasi tre! Mi avvicinai allo specchio, allargai le chiappe e vidi un buco del culo bello largo adesso, pronto ad accogliere il bastone di Mario, che oramai volevo a tutti i costi. Era quasi mezzanotte oramai e non ce la facevo più ad aspettare così mi vestii (il culo era ancora unto d’olio) e, abbastanza furtivamente, uscii fuori nel piazzale. Mi avvicinai al camion di Mario e vidi che la lucina interna era accesa. Mario era al volante e tranquillamente si fumava una sigaretta nella notte. Come va signor Mario?, dissi avvicinandomi quasi ingenuamente. Bene Antò e tu? rispose lui con un sorrisino sulle labbra. Dal basso vedevo che il braccio appoggiato al finestrino andava su e giù, segno inequivocabile di una sega in piena notte. Mario, io da grande voglio fare il camionista, me la daresti qualche lezione? Quando vuoi Antò, se vuoi possiamo cominciare adesso, dai sali. La portiera scattò e io saltai su, lo spettacolo era incredibile, dalle coscione pelose svettava un cazzo fantastico, circondato da un sacco di peli neri, i coglioni, enormi, spuntavano dalla tuta sporca. Dai sbrigati entra, mi disse. Appena entrato lui tirò le tendine, l’abitacolo puzzava di benzina e sudore e c’era aria consumata. Senza dire niente Mario mi tolse la maglietta, i pantaloncini e gli slip insieme e mi spinse dietro dove c’era un materassino e delle lenzuola sporche. Si sfilò la tuta con un po' di difficoltà e mi fu sopra a cavalcioni in un momento (era grande ma agile, molto muscoloso ma i muscoli impigriti dal lavoro sedentario) allora, vedo che hai seguito il consiglio, fece Mario strusciando le dita fra le mie chiappe. Era sopra di me, io disteso supino mi lasciavo conquistare da questo maschione incredibile.. si Mario, ho fatto tutto quello che mi hai detto, adesso il culetto è bello unto, ti piace così Mario? Si come no, Antò adesso ti faccio vedere io. Mi sentii afferrare il bacino e sollevare il culo, due manone mi allargarono le chiappe e la calda, sugosa lingua di Mario iniziò a frugarmi il buchetto del culo con leccate avide e sapienti. Ti piace Antò? Adesso te lo faccio rilassare bene bene questo buchetto, mmmmh che bontà ,ti piace eh? Si, Marione mio, così, mi fai morire, si dai, che poi me lo metti nel culo mio toro, dai spaccami, fammi morire, inculami tutta la notte. Ero eccitatissimo e le mie parole dovevano piacere anche a Mario che prese a leccare con più forza, la lingua cominciò a fare brecce di saliva e la punta ad insinuarsi sempre più. Il caldo rendeva irrespirabile l’aria e il sudore cominciava ad imperlare i nostri corpi. Alle poderose leccate ad un certo punto Mario sostituì il dito che infilò con forza nel culo mandandolo su e giù vigorosamente. Ecco adesso te lo allargo bene Antò, mi stava incollato sopra e sentivo il suo peso schiacciarmi. Ad un dito ne aggiunge un altro, strinsi il lenzuolo tra i denti, cominciavo a sentire dolore, ma non volevo interrompere l’opera devastatrice, volevo essere posseduto da quel bestione che era Mario. Le due dita frugavano senza ritegno nel culo che diventava sempre più infuocato. Con l’altra mano Mario aveva preso un tubetto dal quale spremette una crema, con questa vedrai Antò, ti viene una voglia di essere inculato che dio solo lo sa…... La crema venne applicata ed improvvisamente sentii caldo e un desiderio mai sentito in precedenza dal profondo dello stomaco, sentii un formicolio indescrivibile, dai Mario mettilo dentro, ti prego, lo esortai. Non se lo fece ripetere un’altra volta. Lo sentii sputare sulla mano che si portò sul cazzo e un cappellone duro e gonfio venne spinto tra le mie chiappe oramai roventi. Vedi come entra adesso, Antò, adesso sentirai male, ma dopo vedrai come ti fa divertire zio Mario, lo sentii ansimare pesantemente, la cappella fece breccia, mi sentivo letteralmente squartare ma strinsi ancora di più i denti, Mario ti prego, urlai tra le lenzuola, così mi squarti, oramai era partito, lo sentii afferrami ancora più forte e spingere, spingere, spingere. Sentii distintamente lo sfintere dilatarsi e rompersi, il caldo del sangue e poi mi sentii svenire. Non so per quanto tempo restai svenuto, ma quando mi ripresi, in un lago di sudore, Mario mi era ormai incollato sopra e pompava come un ossesso un cazzo grosso e duro all’inverosimile, che andava su e giù per le mie budella, sentivo una bestia salirmi nello stomaco, ora al dolore si era sostituito un piacere unico, godevo come non mai e facevo felice il mio toro da monta che oramai pompava a tutta. Mario si incollò a me oramai grondante di sudore cominciò e prese a parlarmi all’orecchio con parole volgari, con bestemmie: “porcoddio, frocio figlio di puttana, mi stai facendo godere con il tuo culo stretto che adesso ti sto sfondando con il mio cazzo grosso che ti piace vero? Finocchio che domani non potrai camminare con il buco di culo rotto che ti ritrovi. Porca madonna dimmelo che ti piace essere sfondato da questi cazzi così grossi, che ti piace prenderlo nel culo tutto il giorno, allarga bene porcoddio che ti infilo pure i coglioni in questo culo di frocio. Così dicendo cominciò ad accelerare il ritmo e a leccarmi a grandi linguate la faccia, il collo, a mordermi le orecchie. Poi mi afferrò, mi sollevò le chiappe e prese a scoparmi con violenza alla pecorina, era instancabile, aveva una forza bruta, sentivo i coglioni sbattere ritmicamente. Cominciavo a sentire un forte bruciore insieme al caldo adesso, mi voltai guardai Mario e gli dissi di fermarsi un po', ma le mie parole lo eccitarono di più, cominciò ad assestare colpi sempre più vigorosi tenendomi belle larghe le chiappe, sentivo quella verga rovente espandersi nelle budella sempre più, il cazzo che sembrava diventare sempre più lungo e grosso, che arrivava sempre più in profondità, ahia Mario, ahia, cominciai ad urlare, lui mi afferrò i capelli e prese a cavalcarmi tirandoli a se, urla porcoddio, così, devi sentire il culo che ti sto spaccando, urla, urla…. Con una mano prese a sculacciarmi con forza, sentii un forte bruciore alle natiche, il piacere iniziale cominciava a trasformarsi in dolore, ma contemporaneamente mi piaceva che Mario, il mio stallone, godesse così tanto, strinsi ancora di più i denti. Ad un tratto mi girò verso di lui, si inginocchiò e prese ad impalarmi facendomi piombare con forza sul cazzo ormai incandescente: così porcoddio, il cazzo ti deve uscire dalla bocca, così muoviti, muoviti, portai le braccia al suo collo, lui mi morse un polso, con forza, mi fece portare le gambe sulle sue spalle e ricominciò a scoparmi. Il cazzo non usciva mai completamente dal culo che quindi si sentiva sempre riempito dal salsiccione duro e nodoso, Mario continuò a pompare per così tanto tempo tanto che i piedi cominciavano a diventare insensibili, durante questo tempo ebbi modo (poco perché gli occhi erano spesso chiusi nello sforzo di reprimere il dolore) di vedere la faccia di Mario che mi guardava con un nonsochè di maligno negli occhi vogliosi. Mi avvicinai nel tentativo di baciarlo, lui alzò in alto in viso lasciando scoperta la gola coperta da una barba incolta che presi a leccare in questa altalena di sesso selvaggio. L’aria era oramai irrespirabile e grondavamo sudore dappertutto, il mio corpo scivolava sotto la stretta delle braccia nerborute di Mario. Dai così, così, muoviti, spingimelo tutto nel culo, mi rimise alla pecorina e cominciò di nuovo a cavalcarmi, oramai mi tirava così tanto i capelli che alcuni ciuffi gli restavano in mano, io ero stremato, lui possedeva una forza incredibile. Prese a schiaffeggiarmi le chiappe, a stringere sempre con più forza il bacino, oramai parlava poco, sentivo solo grugniti animaleschi e vogliosi di un maschione arrapato che vuole sfogare il suo istinto e soddisfare quel ben di dio che si trovava tra le cosce, andò avanti per circa un’ora cambiando varie volte posizione. Più volte io cercai di farlo smettere (ero stremato) ma lui non mi sentiva neanche, continuava indisturbato la sua opera devastatrice. Ad un certo punto i colpi si fecero incredibilmente poderosi e veloci, sentii il cazzo allargarsi a dismisura nel culo, capii (anche dai grugniti) che stava sborrando, porcodddioo sborrro, sborroo, urlò sentii i fiotti densi e caldi invadermi le viscere, uno due , tre, cinque, dieci volte, tirò il cazzo fuori, lo vidi dopo tempo, era ENORME, bellissimo, la sborra continuò copiosa, , mi colpì in faccia, uno, due, cinque, dieci, schizzi potenti, aprii la bocca, il cazzo fu puntato in quella direzione, i coglioni, durissimi e enormi penzolavano sotto il cazzo del mio toro, ero disteso di schiena, Mario si sedette sulla mia pancia e mi spinse il cazzo in bocca ancora che sborrava, istintivamente presi a leccare, la sborra calda e dolcissima mi riempi la bocca, inghiottivo e vedevo Mario godere vedendomi deglutire, bevi porcoddio, bevi , puliscimi la cappella frocio di merda, così dai cosiiiiii. Quasi ipnotizzato presi a leccare e leccare avidamente la cappella oramai rossa allo spasimo, grossa come un fungo all’inizio di un’asta incredibile, Mario si accasciò di lato, mi strinse con le cosce e mi fece girare il culo, infilò due dita, girò un po' nel buco del culo e ne tirò fuori una mistura di sborra, merda e sangue che subito mi infilò in bocca, poi mi afferò per la vita si distese sul lettino e mi fece scivolare sul suo petto peloso, mi strinse tra le sue braccia e si addormentò, quasi di colpo. Io, stretto tra le sue braccia, mi addormentai tra i suoi peli del petto. Mi svegliai dopo un po', anzi fu Mario a svegliarmi mentre mi leccava il buco del culo con la lingua che entrava in profondità. Domani non cammini di sicuro, mi fece, t’ho fatto proprio il culo….. a te è piaciuto Mario? Porcoddio, erano anni che non scopavo un culo così stretto e che scaricavo tutta questa sborra, mi fanno ancora male i coglioni. Senti Antò te lo voglio rimettere nel culo, ciucciami un po' il cazzo e fammelo venire duro, leccamelo bene e anche i coglioni però, si sedette a cosce larghe e mi spinse verso il suo cazzo che cominciava a dare segni di vita. Strusciai le mani sulle coscione pelose e muscolose. Gli accarezzai i piedoni, Mario aveva dei piedi favolosi, enormi, mi avvicinai con le labbra ad un ditone, l’odore era forte, presi a ciucciarglielo, mi girai per guardarlo e vidi che mi guardava beffardo, mi afferrò il bacino e infilò la testa tra le chiappe prendendo a dare linguate sostanziose al buco del culo e strusciandoci il naso. Senti Antò, non lo devi dire a nessuno quello che abbiamo fatto stasera, vabbene? Si Mario, non ti preoccupare, però posso venire da te quando passi? mi piaci troppo, sei bellissimo e c’hai un cazzo super! È a tua disposizione ninetto e a me piace mettertelo nel culo. Mario s’è fatto tardissimo, vado che domani mi devo svegliare presto. Vai che anch’io devo guidare tutto il giorno. Clic della portiera, aria freschissima della notte. Brr, vabbè, ciao Mario, ciao Antò, scendo e Mario mi segue, petto nudo e mutande, sento un male cane al culo sono tutto rotto. Mi fermo a guardare il mio toro personale che si tira giù le mutande e si gira per pisciare nel prato, ne approfitto e gli tocco il culo, lui si gira di scatto mi prende il braccio e mi strattona davanti a se. Quest’aria fresca me l’ha fatto venire duro Antò, gli tocco i coglioni. O porcoddio, apri la bocca troia, si comincia a tirare una sega e comincia a pisciare, piscio bollente, mi piscia in faccia, faccio per spostarmi, mi blocca e mi fa male il braccio, mi stringe a se, mi infila il cazzone nella maglietta, vengo assalito da uno schizzo bollente che mi inzuppa tutto, mi butta a terra, mi sfila i calzoncini, il piscio è ancora tanto, mi piscia sulle chiappe, odore forte di orina, to porcoddio, mi struscia il cazzo tra le chiappe, mi gira apri la bocca beviti un po' di piscio puttana e intanto continua a tirarsi una sega adesso è sopra di me, mi mette un piede sulla faccia, sulla pancia, alzati mi ordina, mi strattona verso il camion, con una mano sul cazzo continua a spararsi un segone incredibile, mi mette a pecora, mi appoggio con le mani al camion, comincia a girarmi la cappella intorno al buco del culo, sento i contorni distinti del cappellone sul mio sfintere zuppo di piscio, spinge mentre continua a spararsi la sega, il piscio aiuta a fare entrare la cappella, un colpo e si assestano venti centimetri buoni di cazzo nel mio culo, mi spinge con una mano sulla spalla, un altro colpo e il cazzo e tutto dentro, trenta quaranta immagino un bastone nodoso di carne che allarga all’inverosimile il buco del culo, i ciglioni sbattono, Mario è dentro me, dietro di me, enorme, muscoloso, porco da morire, voglioso, voglia di metterlo nel culo, comincia ad incularmi ad un ritmo ossessivo, il piscio si mischia al sudore e all’odore maschio, mi solleva di peso, mi stringe le cosce con le manone e mi chiava di forza da dietro, il cazzo entra e esce, entra e scava una breccia nelle mie budella, le vorrebbe sfondare, tutto è lungo e sostanzioso……… Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. 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3 Gay Erotic Stories from Stamink

Gaetano (Seconda Parte)

………. Fu quella un’estate indimenticabile. Io e Gaetano diventammo molto intimi. Durante il giorno i rapporti erano distaccati, anzi a volte mi divertivo ad umiliarlo davanti agli zii prendendolo per un cafone ignorante (mi ricordo che un giorno lo scacciai in malo modo e in qualche modo ci rimase male, anche se poi sapevo come farmi perdonare) ma al sopraggiungere della notte diventavo un vampiro

Mario

Avevamo un’osteria vicino all’autostrada ed era sempre piena di camionisti, mio padre un ometto piccolo con un paio di baffi che incorniciavano un viso sempre scavato era in cucina tutto il giorno, mia madre, una donnona con un seno prorompente, serviva ai tavoli e intratteneva i clienti, quasi tutti camionisti di passaggio, gente semplice, grandi lavoratori che percorrevano

Nel Camion di Mario

Tornammo in sala, Mario come se niente fosse, io sudatissimo ed emozionato ripresi a servire ai tavoli pensando e ripensando a quello che era successo poco prima nel cesso. Il compagno di tavola di Mario si alzò e andò via, Mario mi chiamo al tavolo: allora, come stai? Ti è piaciuto? Si era messo il tovagliolo sulle gambe e mi accorsi che si muoveva. Avvicinati mi disse. Io mi

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Web-01: vampire_2.0.3.07
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