Gay Erotic Stories

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Monster Cock, Part 1

by Ron Oliver e Michael Rowe


Fu con qualche timore che entrai al Bull’s Head Tavern quella sera. Primo, certamente, perché se qualcheduno fra quell’accozzaglia di gentaglia e reietti sociali avesse guardato su dal boccale di birra da quattro soldi smettendo per un attimo di lamentarsi della propria vita disgraziata, avrebbe potuto riconoscere il mio volto ( è uno degli inconvenienti inevitabili quando uno appartiene ad una famiglia altolocata come la mia!). Ma fatto più importante, la mia missione quella sera non la si poteva certo designare come moralmente limpida. E mentre qualsiasi inclinazione cristiana era stata da tempo cancellata dalla mia coscienza, ci volle una considerevole presenza di spirito per rammentarmi che la posta in gioco era di una suprema importanza. Il pub fumoso puzzava di vomito e beveraggi inaciditi. Offrendomi quello che nella sua mente vuota passava senza dubbio per un sorriso, l’oste fece scivolare verso me un boccale tiepido di birra scura. Gli gettai un quarto di pence e il suo sorriso cadde come vermi da un cadavere scosso. Il mio vestito elegante e il mio comportamento da gentleman lo aveva predisposto ad una generosa gratuità, ma io ignorai la sua richiesta senza veli, per concentrarmi su di un giovanotto, ben piazzato che era appoggiato all’estremità del bancone. I pantaloni di lana del tizio fasciavano troppo spudoratamente il culo sodo e i suoi occhi azzurri mi avevano guardato da sotto i riccioli scuri un po’ troppo a lungo, ma le braccia. Erano quelle splendide braccia, che mi attirarono verso lui. I nostri occhi si incrociarono nel riflesso dello specchio dietro il bancone. Egli flesse il bicipite vigoroso per finire con un sorso lungo e generoso il fondo della birra. Quando pose il boccale sul bancone il suo braccio sfregò il mio.Sentii la leggera carica elettrica della pelle, e sotto quella, i muscoli rombavano promettendo potenza. Fermò il braccio contro il mio un momento di troppo e si allontanò dal bar e dirigendosi baldanzoso alla porta. Lasciai indietro la mia birra scura e lo segui fuori del pub. Nell’oscurità dei moli, nascosti dalla nebbia e dalle ombre, silenziosamente ci preparammo a consumare il nostro affare di lussuria. La sua barba dura grattò la mia faccia quando premette le sue labbra contro le mie; ma mi tirai indietro focalizzandomi invece nel leccare una traccia tutta mia che dal palmo calloso saliva al polso ed ancora più su per gustarmi il bicipite robusto madido di sudore. La cintura tintinnò gentilmente quando i suoi pantaloni scivolarono giù sulle assi di legno sotto i nostri piedi, e la mia mano si fece strada verso il suo membro gonfiatosi a dispetto del freddo e dell’aria umida. Mi inginocchiai davanti a lui e feci rotolare via la pelle del prepuzio, esponendo un perfetta cappella a funghetto color lavanda pronta per essere consumata. La mia lingua esplorò quel territorio scoprendo un gusto salato e leggermente selvatico.Egli emise un gemito non appena mi conficcai il giavellotto nel fondo della gola, sotterrando il naso nel cespuglio nero che stava alla base. Indietreggiando fino a quando solo la punta mi restò sulla lingua, leccai il liquore che gocciolava dal taglietto sul glande, e ogni colpetto causava all’uccello un sobbalzo, quasi fosse stato attraversato da una scossa elettrica. Egli allungò giù le braccia verso la mia camicia, cercando di sbottonarla con una viscida mano tremante. Ma io lo respinsi contro il muro. Il piacere doveva essere solo suo. Così doveva essere. Le mie dita lasciarono una traccia di sudore lungo la sua coscia, fino all’ammuffita oscurità del suo sfintere, e premettero contro la corrugata carne lì dentro. Egli esalò un profondo respiro e si abbassò fino a che il mio dito indice non scivolò dentro, trovando anche una calda morsa intorno al glande. Ancora pochi tuffi del suo manico dentro la mia bocca e le sue ginocchia iniziarono a cedere. Un rantolo scappò dalle sue labbra quando la verga venosa si irrigidì, mandando gocciole cremose che schizzavano fuori dall’enfio glande violaceo a spiaccicarsi sul mio mento, la bocca, e bruciandomi gli occhi. Gemetti facendo credere al meschino che io godessi, in realtà dando un segnale al mio fido ragazzo Willard. La soffusa luce del gas colse il lampo del coltello di Willard. Si osservi ora, per la cronaca, che le mie intenzioni sono sempre state onorevoli. Anche ora mentre scrivo questi pensieri, l’uccello mi si drizza nei pantaloni. Il giovanotto mi piaceva, mi importava di quel momento in cui eravamo là assieme sul molo, di quell’istante in cui il suo seme si sparse su me come le piogge primaverili che presto sarebbero cadute su noi. E appena io guardo attraverso la stanza, mi rammento dei miei sentimenti nei suoi confronti, il suo giovane corpo possente le sue braccia…quelle belle braccia che ora galleggiano beatamente da sole nel tranquillo liquido verde contenuto nella vasca di conservazione. tradotto da brunetto_latini@libero.it)

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3 Gay Erotic Stories from Ron Oliver e Michael Rowe

Monster Cock, fine

21 Aprile 1889 Così stanco. In questi giorni, da quando ho dato un po’ di libertà limitata alla creatura, Esso ha ignorato qualsiasi mio tentativo di educarlo. Non ha dimostrato alcun interesse per i libri che io ho proposto; al contrario, li annusa, li lecca e poi li sfrega contro l’inguine. Non soddisfatto il bruto ha strappato in brandelli preziose prime edizioni per innaffiarne

Monster Cock, Part 1

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Monster Cock, Part 2

20 marzo 1889 Per tutta la notte fui torturato da sogni di terrificanti voci spettrali che invocavano sangue, e mi risvegliai la mattina seguente tremando per il freddo e l'umidità. Ritornando dai suoi vili baccanali notturni di bevute e mignottate Willard non si era occupato del fuoco, e il carbone dietro la grata si era spento. Imprecando, scossi quello stupido ragazzo e mentre

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Web-01: vampire_2.0.3.07
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