Gay Erotic Stories

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Mario

by Stamink


Avevamo un’osteria vicino all’autostrada ed era sempre piena di camionisti, mio padre un ometto piccolo con un paio di baffi che incorniciavano un viso sempre scavato era in cucina tutto il giorno, mia madre, una donnona con un seno prorompente, serviva ai tavoli e intratteneva i clienti, quasi tutti camionisti di passaggio, gente semplice, grandi lavoratori che percorrevano in su e giù l’Italia e che si ritrovavano nell’osteria per un po’ di riposo. Mia madre ci sapeva fare e approfittava di questi omoni poco raffinati ma grossi e forti per soddisfare i suoi desideri sessuali e arrotondare gli incassi. Fin da piccolo ero abituato ad un viavai di uomini dalla camera dietro il locale e dal bagno, a volte coglievo qualche frase tipo “te lo succhia che è una meraviglia” “ha la passera sempre bagnata” e vedevo queste manone callose e sporche aggiustarsi il pacco dopo essere usciti dal cesso, ho sempre vissuto quindi in un ambiente dove il sesso non era un tabù, la gente comunque era soddisfatta e soprattutto dove potevo vedere tutti questi omoni virili sfogare i loro istinti e scaricare un po’ di stress lavorativo. Credo di essere sempre stato attratto dagli uomini dai jeans gonfi tra le gambe, dalle barbe incolte, i lineamenti forti dei visi, dal fumo di sigaretta che emanavano quando ti passavano accanto, dai muscoli, dalle parolacce, dagli occhi cerchiati dal sonno, dal sudore maschio delle ascelle…..verso i 18 anni, quando gli ormoni cominciavano a risvegliarsi cominciai ad avere le prime cotte, mi attraevano i tipi mori, con barba e baffi, grossi e muscolosi. C’era uno in particolare, Mario, che passava ogni giovedì, e che già dalla prima volta mi fece sussultare lo stomaco appena lo vidi. Aveva un vocione e diceva un sacco di parolacce. Io, dopo la scuola aiutavo mia madre ai tavoli e facevo in modo di servire Mario, quando gli portavo il piatto e mi avvicinavo a volte lo strusciavo apposta per sentire i peli ruvidi sul braccio. Io sono piccolino di costituzione, assomiglio a mio padre, e in confronto Mario aveva il polso come una mia coscia. Lui non faceva affatto caso a me e a come lo guardavo con ardore, a volte mi salutava, mi dava un colpetto sulla gamba o sulla spalla, ma niente di più. La sera spesso mi masturbavo pensandolo e aspettavo il giovedì sempre con ansia. Un giovedì mentre lo servo sento un discorso che lui fa ad un altro camionista “ si ho capito di quale puttana parli, quella che sta sempre al rifornimento della Casilina, ma io le puttane le faccio scappare sempre perché a me piace incularle e con sta mazza che mi ritrovo, quasi tutte dicono di no” istintivamente feci un sorriso forzato, quasi mi scappava un urletto e guardai tra le gambe di Mario; lui distolse per un attimo lo sguardo, mi sorrise a sua volta, ma adesso credo che avesse intuito qualcosa, infatti quasi istintivamente allargò le gambe e si toccò il cazzo che già gonfiava parecchio la stoffa della tuta blu. Io non potei far altro che deglutire, un po’ mi vergognavo e il cuore mi batteva all’impazzata, un po’ ero eccitato e contento per il fatto che Mario avesse intuito qualcosa, si rimise a mangiare e io a servire ai tavoli, ma ogni tanto ci guardavamo e sempre di più intuivamo qualcosa l’uno dell’altro. A metà pranzo si alzò e si diresse verso i cessi, lo fece abbastanza rumorosamente in modo che me ne accorgessi e prima di entrare si voltò e mi sorrise invitandomi con lo sguardo a seguirlo: ero come ipnotizzato, feci finta di mettere a posto una scopa nel ripostiglio accanto ed entrati anch’io; Mario si era messo a pisciare in uno dei bagni in fondo ma aveva lasciato la porta socchiusa; vedevo la testa che sbucava da sopra (sarà stato alto più di un metro e novanta) e il pezzo di su della tuta calato; appena sentì aprire la porta del cesso si girò mi fissò e si girò di nuovo senza dire niente, io feci finta di fare qualcosa e mi misi a lavare le mani alle sue spalle. Sentivo il rumore del pisciare nel cesso e immaginavo il cazzone di Mario stretto tra le sue mani. Feci schiuma con il sapone e cominciai a lavarmi le mani, lo specchio rifletteva le sue grandi spalle. Ciao Antò, come va? Mi sentii dire con la sua voce roca. Bene Mario e tu? Risposi con la voce che mi tremava. Tutto a posto. Alzai lo sguardo. Mario aveva smesso di pisciare e si era girato verso di me. Allora Antonio, che mi racconti, come va la scuola? Ce l’hai una fidanzata? E mentre parlava con una mano si sgrullava il cazzo, ma se lo sgrullava con un po’ troppa insistenza, quasi si stesse masturbando. La scuola non mi piace, no, la ragazza non ce l’ho, non mi piacciono….. Lo sguardo si spostò in basso, Mario si era girato e dalla patta aperta vidi un cazzo moscio, ma incredibilmente grosso e nodoso. Era circondato da un sacco di peli nerissimi e folti. Ah, che le ragazze non ti piacciono l’avevo capito, e tutto il pranzo che mi giri intorno, se non racconti niente a nessuno ti faccio divertire…. Vieni, vieni a papà, sbrigati mi disse sbattendosi il cazzo sulla patta aperta. Io sgusciai nell’angusto pisciatoio e Mario chiuse subito la porta. Ci trovammo in uno spazio stretto che puzzava di piscio, ce n’era anche per terra e sul bordo della tazza. Mario si mise seduto sulla tazza del cesso a cosce larghe, mi prese e mi fece sedere su una gamba. Allora, continuò Mario avvicinandosi all’orecchio e sussurrando, adesso zio Mario ti dice che cosa devi fare. Io allungai la mano e gli presi il cazzo in mano guardandolo, Mario fece scivolare la sua manona sulla mia schiena e si insinuò nei pantaloni. È grosso eh? Massaggiamelo Antò, vedi come diventa! Prendi pure le palle però!. Io presi a fargli la sega e non riuscivo a immaginare come potevano esistere cazzi così grossi, abituato com’ero al mio. Le dita a mala pena si univano. Il cazzo era scuro e venoso e sotto il mio massaggio prese a gonfiarsi e ad indurirsi sempre di più. Sentii la manona di Mario toccarmi le chiappe e massaggiarle, il dito medio si insinuo tra le chiappe. Madonna che culo piccolo che c’hai! Liscio liscio pure. Tu invece c’hai un cazzo enorme Mario! Ti piace eh! Tocca tocca, il dito prese a strusciare vigorosamente sul buco del culo che cominciò ad inumidirsi, umhh Mario dissi sistemandomi sempre più in posizione. così facendo abbassai la testa, con al mano lo scappellai e gli leccai la cappella come un gelato gustoso. Ummh Antò, così bravo. Con l’altra mano, per tenermi in equilibrio, lo cinsi in vita, la maglietta era corta così ero a contatto con la schiena muscolosa e sudata, istintivamente salii a carezzargli la schiena, lui mi prese la mano e se la portò sul petto peloso e gonfio. Così, strappami i peli, forte Antò disse Mario, strizzami il capezzolo, così, con le unghia! Antonio, sentii urlare da fuori, Antò sbrigati che c’è gente, disse mia madre. Mario si alzò e mi fece scendere, il cazzo ormai dritto gli usciva dalla tuta. Prendimelo un po’ in bocca Antò, continuiamo dentro al camion dopo. Io mi inginocchiai davanti a lui, le mani aggrappate alle cosce, presi e leccargli il cazzo ormai enorme. Mario mi guardava, mi spingeva la testa e mi sbatteva il cazzo sulla bocca. Leccami le palle, così bravo, ancora così…… Presi a succhiargli la cappella e a leccare l’asta. In bocca non entrava più di tanto e quando mi sentivo quel pezzo di carne tra i denti succhiavo avidamente. Contemporaneamente presi a fargli una sega, quel cazzone mi piaceva da morire e il calore del corpo muscoloso e sudato di Mario mi eccitava tantissimo. Quante volte avevo sognato quel momento. Presi a succhiare e a massaggiare sempre più velocemente, Mario cominiciò ad emettere quasi dei grugniti, spingeva con forza la cappella in bocca, mi afferrò per i capelli e mi spingeva ritmicamente. Il cazzo entrava in bocca con vigore, quell’asta lucida e dura entrava e usciva dalla bocca, Mario spingeva sempre più dentro e sempre più velocemente. Girati mi ordinò ad un tratto. Mi girai, lui mi sollevò e mi fece poggiare le mani sulla porta del cesso, afferrò il cazzo e cominciò a sfregare la cappella tra le chiappe, mi tappò la bocca e cercò di spingere la cappella...era arrapato e voleva il mio culo vergine. Io chiusi gli occhi da dove cominciavano ad uscire le prime lacrime di dolore. Spinse con vigore la cappella che però non riusciva ad entrare. Mario aveva una forza incredibile, con le mani aveva afferrato i fianchi e le dita callose affondavano nella carne. Lo dobbiamo allargare un po' prima, grugnì, continuiamo dopo, ci vuole che ti prepari prima, mi disse, perché prima di stasera te lo voglio mettere nel culo…..viemmi a trovare verso mezzanotte, ma prima prendi una carota, ungila bene con l'olio e comincia ad allargarti un po' il buco del culo, capito? Io ipnotizzato e sudatissimo, stretto tra le sue braccia vigorose non potei far altro che annuire con il capo. Allentò al presa, ma prima di farmi scendere si succhiò per un po' il dito medio e poi di colpo me lo infilò nel culo. Sentire quel ditone nel culo mi fece strabuzzare gli occhi, strinsi le chiappe istintivamente e Mario prese con vigore ad andare su e giù. Vedrai stanotte come ci divertiremo. Vai , vai adesso ma non raccontare niente a nessuno ………….. Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. To the best of our knowledge it meets our guidelines. If there are any concerns please e-mail us at: CustomerService@MenontheNet

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3 Gay Erotic Stories from Stamink

Gaetano (Seconda Parte)

………. Fu quella un’estate indimenticabile. Io e Gaetano diventammo molto intimi. Durante il giorno i rapporti erano distaccati, anzi a volte mi divertivo ad umiliarlo davanti agli zii prendendolo per un cafone ignorante (mi ricordo che un giorno lo scacciai in malo modo e in qualche modo ci rimase male, anche se poi sapevo come farmi perdonare) ma al sopraggiungere della notte diventavo un vampiro

Mario

Avevamo un’osteria vicino all’autostrada ed era sempre piena di camionisti, mio padre un ometto piccolo con un paio di baffi che incorniciavano un viso sempre scavato era in cucina tutto il giorno, mia madre, una donnona con un seno prorompente, serviva ai tavoli e intratteneva i clienti, quasi tutti camionisti di passaggio, gente semplice, grandi lavoratori che percorrevano

Nel Camion di Mario

Tornammo in sala, Mario come se niente fosse, io sudatissimo ed emozionato ripresi a servire ai tavoli pensando e ripensando a quello che era successo poco prima nel cesso. Il compagno di tavola di Mario si alzò e andò via, Mario mi chiamo al tavolo: allora, come stai? Ti è piaciuto? Si era messo il tovagliolo sulle gambe e mi accorsi che si muoveva. Avvicinati mi disse. Io mi

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Web-04: vampire_2.0.3.07
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