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Giovani nuotatori

by Libera traduzione dall'inglese by Alberto


Roger ed io eravamo amici da molti anni. Sapevamo tutto l’uno dell’altro: eravamo compagni di vita ed amanti, con la passione di andare a caccia di giovani ragazzi con bei culetti sodi. Ci aiutavamo a vicenda e, in generale, riuscivamo a non avere guai. Ma un giorno la combinammo bella! Non potete immaginare cosa possa essere peggio che attraversare il Kentucky in estate con una macchina senza aria condizionata. Vi posso giurare che è un inferno. Quel giorno però dovevamo proprio fare quel giro e così siamo partiti. Morivamo di caldo di giorno e ci rilassavamo la notte sbattendoci a vicenda nelle stanze dei motel rinfrescate dall’aria condizionata. Quel pomeriggio la temperatura raggiunse i 40 gradi con un’afa insopportabile e soffocante. Roger non ne poteva più di guidare e quando vide un piccolo boschetto sul lato della strada accostò subito, parcheggiando all’ombra. “Fottuto caldo” disse, “devo uscire da questa macchina altrimenti mi sciolgo”. “Scendo anch’io a pisciare “ ribattei io e lo seguii al fresco di quel piccolo bosco. Vi era nell’aria qualcosa di strano che ci attirava e in un primo tempo non riuscivamo a stabilire cosa fosse. C’era dell’acqua, dell’acqua che scorreva, che cadeva, che rinfrescava l’aria attorno facendoci riprendere dalla sauna della macchina. Raggiungemmo la riva di un ruscello che scorreva veloce e dopo alcuni salti finiva in un verde laghetto sulle cui sponde si estendeva il bosco che ci aveva attirati all’inizio. E nell’acqua chiara del laghetto stavano nuotando due giovani, forse i più bei ragazzi che io abbia mai visto. I loro corpi erano già ben sviluppati con muscoli sodi, lunghi capelli biondi, grandi occhi innocenti. I loro volti erano simpatici e sorridenti … i loro culetti perfetti e sodi … nudi. “Stai calmo” ho sussurrato a Roger che in questi momenti ha sempre bisogno di qualcuno che lo trattenga. Lui mi guardò e sfoggiò il più bel sorriso che mai avesse presentato in tutti i suoi anni di carriera di commesso viaggiatore. Io lo precedetti e feci le presentazioni: raccontai del lavoro che facevamo, dell’impianto di condizionamento della macchina che si era rotto all’inizio del viaggio, del calore terribile e della tentazione che avevamo avuto vedendo il bosco e quel bel laghetto … ma come mai non erano a scuola? Uno dei ragazzi sorrise e ammiccando all’altro ci disse con una punta d’orgoglio che si erano diplomati il giorno precedente. “Fantastico” esclamò Roger. I due giovani fusti si scambiarono qualche occhiata e rincorrendosi con le parole ci invitarono ad unirsi al loro bel bagno rinfrescante. Non me lo feci dire due volte e, lanciato uno sguardo d’intesa a Roger, incominciai a sbottonarmi la camicia ed a togliermi i pantaloni ed i boxer. Roger arrivò per primo: il suo cazzo era già duro! Prima di continuare però devo descrivervi Roger: alto un metro e novanta ha un corpo perfetto muscoloso e sodo come quello di un culturista. La sua pelle è liscia come il velluto e, fra le gambe, ha il più grande cazzo che io abbia mai visto. Un cazzo alieno che ha distrutto i culi di mezza città. Una volta gliel’ho misurato: 33 centimetri, e siccome non potevo credere ai miei occhi lo rimisurai altre cinque volte. Le ultime due raggiunse persino i 34! Un cazzo grosso come il mio polso, circonciso, di un bel color rosa e con una cappella enorme. Io ero sempre stato orgoglioso del mio cazzo di 25 centrimetri, ma in confronto a Roger, il mio era un attrezzo da bambino. Roger si è girato verso l’acqua e ha fatto alcuni passi: i due ragazzi gli piantarono gli occhi addosso e poi iniziarono a sorridergli leccandosi le labbra. “Perspicaci i giovani” mi disse e si tuffò nell’acqua appena prima di me. Ora stavamo nuotando verso i due ragazzi: li chiamammo Tom e Huck, non so per quale motivo, ma in quel momento ci andava di chiamarli così. Loro hanno sorriso di questa nostra decisione e hanno iniziato ad agitarsi ed a giocare nell’acqua. Dopo esserci spruzzati a vicenda ci siamo divisi in due copie: Roger era con Tom, io con Huck. Il giovane mi ha guardato intensamente con i suoi occhi stupendi, poi mi sfiorò accidentalmente con il suo cazzo facendo in modo che io lo guardassi svettare duro e dritto da un ciuffo di peli biondi. Mi sono fermato e l’ho lasciato fare. Roger stava infilando la sua lingua nella bocca di Tom: Huck li guardava lasciando trasparire un filo di gelosia: l’ho abbracciato e stretto a me, l’ho baciato … ma quel piccolo bastardo mi ha spinto sott’acqua. Mi è saltato sopra ed ha cominciato a succhiare la mia lingua, stringendosi a me con le gambe legate attorno alla mia vita e le braccia attorno alla mia testa. L’ho trascinato verso l’acqua poco profonda, poi mi sono sdraiato sul fondo mentre il mio bel compagno si immerse a succhiarmi il cazzo. Ero esterefatto e guardavo attraverso l’acqua bassa il corpo perfetto di Huck attaccato al mio cazzo, succhiandolo come una puttana subacquea. “Hei, Roger” ho gridato boccheggiando “hai visto cosa mi sta facendo”. Roger si girò e non fece in tempo a ribattere che Tom era già sott’acqua a succhiare il suo cazzone. Poi si riprese e commentò: “Mi sta pompando come una troia: è impressionante!”. Ogni tanto i due succhiatori subacquei scivolavano fuori dall’acqua per prendere fiato, ci guardavano sorridenti e si rituffavano per riprendere con impegno i loro lavoro. Roger ed io ci siamo rilassati sul fondo del laghetto stretti fra il sole caldo, il fresco dell’acqua e la brama di quelle bocche affamate di cazzo. Quando ho cominciato ad inarcare la schiena sentendo prossimo l’orgasmo, Huck staccò la sua bocca e iniziò a menarmi con le mani, sempre più veloce, fino a che non sborrai spandendo il mio seme nell’acqua come un vulcano e erutta sotto il livello del mare. Poi iniziò a giocare: faceva turbinare le dita nell’acqua e pian piano quei piccoli serpenti iniziarono a girare attorno facendo strani disegni. Non appena mi ripresi dal godimento lo guardai giocare e gli dissi: “Sporcaccione”. Poi guardai a che punto era Roger ed a giudicare dalla sua espressione il ragazzo che si occupava del suo cazzone ci sapeva fare e lo faceva bene. Il mio cazzo non ne volle sapere di fare una pausa, così afferrai il mio bel pompinaro lo tirai fuori dall'acqua e , stretto fra le mie braccia, lo baciai trascinandolo a riva. Quando lo posai sull’erba lo stavo ancora limonando. Poi feci scivolare la lingua giù ai suoi capezzoli ed iniziai a succhiarlo. Lui si contorceva e gridava “Mi succhia, Mi succhia!”. Io continuai a scorrere la lingua sul suo torace, su e giù, su e giù; poi l’ho messo su un lato ed ho cominciato a sculacciare il suo bel culetto. “Si, si, così… vengo…” e schizzò il suo giovane seme sul mio torace increspandomi i peli con una pioggia di goccioline dense. Mi sono abbassato e gli ho ripulito il cazzo, assaporando ogni goccia di sborra. Tom ci aveva guardati con invidia e Roger, sempre gentilmente, gli si è gettato sopra ed ha afferrato il suo bel culetto, sollevandolo sull’acqua e dandogli la sua dose di sculacciate. Tom stava strillando parole incomprensibili e stringeva le chiappe nascondendo e proteggendo il suo piccolo buco; poi Roger impugnò il suo cazzo ed incominciò a pomparlo fino a che il ragazzo, lanciando un grido acuto e stridulo, non lanciò un fiotto di sborra calda che andò a tuffarsi dritto nelle acque del laghetto. Il suo culetto era rosso e il suo cazzo rimase duro e grosso come prima, mentre gli occhi seguivano le gocce di sborra che galleggiavano sull’acqua. Roger lo ha rigirato ed ha cominciato a dirgli che ora doveva subire la punizione per ciò che aveva fatto; Tom intuì che tipo di punizione lo aspettava ed iniziò a guaire come un cane in calore. Huck ha cominciato a strofinarsi contro di me. Si è buttato indietro appoggiandosi sulle braccia e puntando il cazzo verso di me mi pregò e scongiurò di succhiarglielo e di farlo sborrare. Mi ha implorato ed ha promesso che dopo avrebbe fatto tutto quello che avessi voluto. Così mi sono abbassato ed ho incominciato a succhiare il suo cazzo che stava già sbavando rivoli di presperma per l’eccitazione. L’ho succhiato, l’ho pompato per pochi momenti e già sparava un altro carico di sborra come se avesse una pompa nelle palle. Si è piegato sulle ginocchia e si è lasciato andare abbandonandosi sull’erba: mentre lo accarezzavo ripresi a guardare Roger che giocava con il suo nuovo amante. Roger era sdraiato sulla schiena e stava di nuovo succhiando il cazzo di Tom. Il ragazzo stava cercando di ingoiare la cappella del cazzone di Roger: si fermò un attimo e guardò giù per vedere come il suo compagno lo stava ricambiando, poi si mise d’impegno e poco per volta fece scomparire quel grosso pezzo di carne nella sua gola. “E’ bravo,” disse Roger, “ riesce ad ingoiare tutto il mio cazzo. Mi piace. Stò fottendo la sua gola … è un pompino delizioso”. Tom sbarrò gli occhi e iniziò a pompare con più decisione, poi si concentrò sulla cappella che appariva e scompariva nella sua bocca mentre con entrambe le mani massaggiava la nerchia gonfia e pulsante. Roger ha afferrato le sue chiappe affondandoci le sue manone ed ha iniziato a massaggiarle, a stringerle ed ad aprirle lasciando intravedere il piccolo buco roseo del giovane amico. Tom lasciò il cazzo che stava succhiando e si mise ad urlare dal piacere: stava venendo in bocca a Roger che, senza scomporsi, iniziò ad inghiottire senza perderne una goccia. Il ragazzo tremava, urlava ed ha riversato nella bocca di Roger tutta la sborra che aveva in corpo. Huck e Tom si assopirono sul prato; io e Roger invece ci siamo infilati i pantaloni ed abbiamo raggiunto l’auto per prendere alcuni oggetti indispensabili: quei culetti vergini avevano bisogno di una grande quantità di lubrificante per lasciarci passare! Quando siamo tornati ci siamo seduti a chiacchierare, fino a che i ragazzi non si sono svegliati e siamo ritornati ai nostri giochi erotici. Tutte e due hanno aperto la bocca invitandoci ad inseguire le loro lingue nelle rispettive bocche. Poi ho fatto mettere Huck a quattro zampe. Il suo buco era stretto; ho spalmato il lubrificante sul mio dito e sul buchetto e lentamente l’ho infilato fino alla base. Poco a poco il suo buco si è allentato ed è riuscito a prendere un secondo dito. Ora si lasciava fottere per bene e gemeva per il piacere: “Fallo” diceva, “Fallo, fallo ora, subito”. Mi sono cosparso il cazzo di lubrificante e l’ho puntato contro il buco. Ho fregato la cappella contro i bordi arrossati ed umidi e improvvisamente ho iniziato a spingere. Non so come ma quel piccolo bastardo mi fece perdere la testa, e con un colpo secco lo penetrai fino a sentire i suoi muscoli stringersi attorno alla base della mia asta. Huck urlava tremando di dolore e piacere come una verginella. Roger ci guardava ridendo. “E’ meraviglioso, mi piace un sacco fotterlo” urlai “ed il suo culetto stretto gode ad essere sfondato da un cazzone come il mio. Dimmi che sei la mia puttana, dimmelo!” Huck mugolava parole incomprensibili poi si schiarì la voce “Non smettere, non smettere, sono la tua puttana, sono la tua puttana, ma non smettere … continua a pompare, sono la tua puttana … merda, mi piace, non smettere, aiuto mi riempie di sborra, mi fotte, mi fotte, sfondami, sbattilo fino in fondo, questo si che è fottere!” stava forse facendo il discorso più lungo mai fatto in vita sua e stava godendo l’orgasmo più lungo che avesse mai provato. Poi iniziai a sborrare: non pensavo di avere ancora tanta sborra in corpo; gli riempii le budella con un tale carico che quando affondai ancora il cazzo la sborra schizzò dai lati ed iniziò a colare giù dalle palle e lungo le cosce. “Fottimi, fottimi, e riempimi” gridava. Tom aveva seguito l’esempio dell’amico e si era messo in posizione; la sua impresa era sicuramente molto più difficile. Roger gli accarezzò le chiappe poi scese a massaggiargli le palle ed a menargli il cazzo da dietro. Huck nel frattempo si stava rilassando, ha cominciato a respirare con regolarità: l’ho abbracciato per tranquillizzarlo e scaldarlo con il calore del mio corpo. Roger stava preparandosi a fottere Tom: prima si divertì a sculacciarlo ancora, poi iniziò ad insultarlo facendosi pregare. Il ragazzo riprese a snocciolare una serie di preghiere senza senso “sono un porco, il tuo porco, fottimi” ripeteva continuamente. Roger infilò un dito ben lubrificato nel buco di Tom, provandone resistenza ed elasticità: nessuno è riuscito a prendere il cazzo di Roger la prima volta: riuscire a fottere con Roger comportava esercizio e costanza. Ne sapevo qualcosa anch’io. Il dito di Roger ora pompava agevolmente allargando il buchetto che ben presto fu in grado di accogliere anche un secondo dito. Poi Roger infilò i due indici e cercò di allargare il più possibile la piccola apertura. Continuò per un bel po’ di tempo, tanto che il suo cazzo iniziò a trasɵdare abbondante࡭ente fiotti di succo prespermatico. Poi tolse le dita, sollevò il culetto rosso del ragazzo e vi appoggiò la gonfia ed enorme cappella pulsante: “Merda” esclamò Tom, poi diventò silenzioso, mentre Roger teneva le sue anche in posizione e spingeva lentamente la cappella contro il buchetto. Non avrei scommesso una lira sulla riuscita di quella scopata. Roger mi guardava e degluttiva: “Non posso crederci”, disse, “questo porco riesce a prenderemi, ci entro!”. Sbalordito ed incredulo vidi la massa enorme della cappella di Roger scomparire fra le chiappe di Tom. “Ci è riuscito” sospirai e così dicendo mi inginocchiai dietro a Roger. “Vai, dissi a Tom, spingi! Completa l’impresa. Spingi indietro e prendilo tutto”. Il ragazzo seguì il consiglio, si puntò sulle braccia e spinse con tutta la sua forza facendo scivolare il palo nel suo culo. Io cercai la lingua del mio compagno e per eccitarlo maggiormente gli infilai un dito nel culo; la cosa lo smosse e incominciò a pompare Tom con un ritmo più sostenuto. Poi Roger si irrigidì, diede due pompate decisive e iniziò a sputare fiotti di sperma calda e densa che traboccò dal buco e colò sull’erba. Tom si abbassò in avanti e fece uscire il cazzo dal suo intestino, si girò ed iniziò a ripulire la sborra dal cazzo ancora duro e pulsante di Roger. Si leccò le labbra e si buttò esausto accanto a Huck. Dopo pochi minuti dormivano entrambi stanchi ed appagati. “Gioventù” esclamò Roger ridendo. Ci rivestimmo e li lasciammo li sull’erba: il lavoro ci attendeva.

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Giovani nuotatori

Roger ed io eravamo amici da molti anni. Sapevamo tutto l’uno dell’altro: eravamo compagni di vita ed amanti, con la passione di andare a caccia di giovani ragazzi con bei culetti sodi. Ci aiutavamo a vicenda e, in generale, riuscivamo a non avere guai. Ma un giorno la combinammo bella! Non potete immaginare cosa possa essere peggio che attraversare il Kentucky in estate con una

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