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Gaetano (Seconda Parte)

by Stamink


………. Fu quella un’estate indimenticabile. Io e Gaetano diventammo molto intimi. Durante il giorno i rapporti erano distaccati, anzi a volte mi divertivo ad umiliarlo davanti agli zii prendendolo per un cafone ignorante (mi ricordo che un giorno lo scacciai in malo modo e in qualche modo ci rimase male, anche se poi sapevo come farmi perdonare) ma al sopraggiungere della notte diventavo un vampiro alla ricerca del caldo nettare del mio stallone. Non era un tipo orgoglioso o prepotente e credo che in qualche modo tra noi era nata una complicità che andava oltre la scopata. Spesso capitava (soprattutto in assenza dei miei zii) che mi scopava tutta la notte (era un amante con una forza incredibile, riusciva a sborrare anche sette otto volte in una notte) e poi restavamo a parlare di noi. Non nascondo che all’inizio mi ero preso una cotta per Gaetano ma poi lui mi fece capire che l’amore tra gli uomini (soprattutto quando uno dei due aveva una voglia di sborrare come la sua) non può durare e che era preferibile rimanere amici con io che gli facevo una pompa quando mi andava di succhiare un uccello come dio comanda. Mi raccontò tante cose, di aver scoperto di essere bisex quando, a diciotto anni, fidanzato con l’attuale moglie che non ne voleva sapere di scopare prima del matrimonio e che un giorno glielo aveva preso in mano e s’era messa paura (anche adesso voleva essere scopata solo nella fica e non allargava mai più di tanto, non sapeva godere insomma), andava a ripetizioni per poter conseguire la licenza media dal fratello di lei, il cognatino, che un giorno d’estate vedendo attraverso i pantaloncini un rigonfiamento inusuale, s’era dapprima avvicinato sempre più, poi dopo una serie di discorsi tipo sei proprio un gran bel ragazzo, se avevo mai fatto l’amore (io mi vergognavo molto perché il cognatino era professore alle medie e non l’avevo sentito mai parlare così, aveva aggiunto Gaetano), gli aveva proposto senza mezzi termini (credo che si fosse infoiato all’inverosimile) di mostrargli quel gran pacco che si intravedeva dai pantaloncini, che lui voleva andare via ma che s’era ritrovato praticamente il cognato con la mano sul cazzo e lui con il sangue al cervello. Da quel giorno le lezioni private erano diventate una goduria incredibile e non avrebbe rinunciato a quei momenti a costo di prendere la laurea. Anche da sposato aveva continuato a incularsi il cognato (che faceva meno storie della moglie che non ne voleva sapere di quella mazza) farsi spompinare da un uomo (magari piccolo e poco peloso come ero io) era la cosa più eccitante per lui. A lui eccitavano molto le relazioni di nascosto dalla vista della gente Mi raccontò di come anche gli zii usufruivano del suo gran bell’attrezzo e che a volte capitava che si scopava tutti e due insieme. Io durante questi racconti (a dire la verità immaginare in un gran lettone Gaetano e gli zii mi eccitava e mi eccita ancora tantissimo) accarezzavo i muscoli impigriti ma sempre notevoli del mio stallone, giocavo con i coglioni, lo scappellavo (a volte di scatto mi afferrava i capelli per farglielo ciucciare, che ricordi!), gli massaggiavo le chiappe, gli carezzavo le cosce pelose, lui mi infilava un dito in bocca. Mi piaceva stare disteso su di lui e sentire il suo cazzo gonfiarsi contro il mio stomaco. Gli leccavo i peli del petto e delle ascelle (questo lo faceva impazzire, spesso mi infilava subito un dito o due nel culo). Era un amante infaticabile; anche dopo una dura giornata di lavoro nei campi non sapeva rinunciare ad un’inculata che spesso si protraeva tutta la notte, la mattina di nuovo a lavorare. Ricordo una volta che occorreva dell’altro concime e, alle otto di sera mio zio chiama Gaetano e gli ordina di andarlo a prendere in paese. Gaetano aveva lavorato duramente tutto il giorno e tutto sudato, sporco com’era, salì sul furgone e partì. Io lo fermai e con la scusa di andare ad acquistare alcune cose in paese salii (per alcuni giorni ero stato via da altri e il culo reclamava cazzo). Come sei stato questi giorni signorì, mi fece poco dopo, io lo guardai con malizia, e lui con la noncuranza di chi la sa lunga si aggiustò il pacco e mi fece, lo sai che mi sei mancato, non vedo l’ora di infilare qualcosa di sostanzioso in quella boccuccia. Continuava a massaggiarsi, io lo guardavo sorridendo e sobbalzando per le buche che prendevamo; ad un certo punto ricordo benissimo la sagoma di un cazzo incredibile sotto i jeans attillati che correva lungo la coscia. Fermati gli dissi, ho voglia di scopare. Non mi parlare così che mi fai morire rispose infilandomi un dito in bocca; era sporco, sapeva di terra, ma io presi a succhiare, intanto si era fermato, eravamo in piena campagna, cambiai di posto, mi sedetti su di lui a gambe aperte, schiacciato dietro dal manubrio, no qui no che ci può vedere qualcunoooo che gli si strozzò in gola perché avevo preso a mordicchiargli il capezzolo sotto la camicia aperta. Era sudato, e quel sapore un po’ acido mi piaceva molto; mi spinse la testa sul ventre, presi a leccargli la pancia, l’ombelico, lingue di saliva correvano sul torace; era sudato, sporco ma quell’odore di maschio mi inebriava. Quella posizione ci faceva grondare di sudore, salii, gli succhiai il pomo d’adamo, lui intanto aveva cominciato a massaggiarmi le chiappe, massaggi vigorosi, non resisto, tiramelo fuori disse, io schiacciato com’ero infilai una mano tra noi due e cominciai a sbottonare la patta; non portava gli slip, presi il cazzo caldo in mano, lo sfilai dai jeans, a fatica, lui emise un gemito, sembrava ancora più turgido del solito; lo presi con entrambe le mani, rimaneva fuori ancora un bel pezzo e la cappella che cominciava a sgusciare dalla pelle, presi a masturbarlo, lentamente. Gaetano mi fissava con occhi vogliosi, io avevo un paio di pantaloncini di tela, afferrò i lembi con entrambe le mani e li squarciò, afferrò gli slip, stesso lavoro, sputò un grumo di saliva in mano, se la passò tra le dita, prese a dilatarmi l’ano prima con uno, poi con due dita, io intanto mi ero un po’ sollevato da lui, presi a leccargli un orecchio, mi bisbigliò rauco “montami sul cazzo, te lo faccio arrivare in gola, ma dal culo, stavolta ti faccio male, ti infilo anche i coglioni. Sudatissimo e come ipnotizzato, mi sollevai il più possibile, lui portò la cappella sul buco del culo, prese a spingere, non voleva saperne di entrare, con le mani mi allargò le chiappe il più possibile, con il cazzo cercò di penetrarmi; la cappella fece breccia, sentivo distintamente i contorni dell’attacco dell’asta, chiusi gli occhi e strinsi i denti, cercai di scendere sul cazzo, piano; tirò fuori la cappella, la reinsalivò, mi allargò di nuovo il buco del culo, sei bollente disse, ripartì ad incularmi, con un gesto maschio spinse dentro la cappella, cominciò a stantuffare, scesi anch’io, l’asta prese a salire, la sentivo distintamente contro le pareti anali, dapprima lentamente, poi, man mano che prendevamo il ritmo, sempre più velocemente. Io avevo cominciato a mugulare, lui ad ansimare pesantemente, mi afferrò per i fianchi, prese a mordermi il mento (gli piaceva da morire) dai, così che mi fai morire, dai spingi, dai. Io ormai, bruciante di dolore e piacere, facevo andare il corpo per conto suo, su e giù lungo quell’enorme asta, prese a pomparmi spostandomi il bacino, ad un certo punto con il cazzo ancora nel culo mi fece girare, ora guardavo davanti, presi a galoppare, il mio cazzo duro strusciava sul manubrio, Gaetano aumentò il ritmo, colpi sempre più decisi, più maschi, il culo possedeva uno spazio impensato, io godevo da matti, prese a leccarmi il collo, le orecchie e dire dolci oscenità, te lo rompo il culo figlio di una gran troia, rottinculo, dai, dai così che ti sfondo, mi morse il collo (il succhiotto rimase per giorni), con le mani callose mi spingeva i fianchi giù sul cazzo, prendemmo un ritmo incredibile, su giù, forza, forza, mi inculava con una forza ragazzi, ahhh, ahhhh, la testa sbatteva sul montante del parabrezza, dai mio bel frocione, si, si, rompimi il culo così, forza, quel gran pezzo di carne rovente mi infiammava il culo, mi massaggiava la prostata in maniera divina, le chiappe sbattevano sui coglioni, qualche volta il ritmo accelerava, qualche volta rallentava e se rallentava Gaetano faceva ruotare nerchia e bacino per aumentare il godimento, se rallentava avevo il tempo di far scorrere l’enorme asta sulla mia mano chiusa (non riuscivo a prenderla tutta) dove avevo sputato sopra, Gaetano impazziva a questo trattamento, rispondeva mordendomi il collo, la schiena (uscì del sangue ricordo), ti piace prenderlo nel culo eh, ti piace, si, si, dai così, così, girai la testa per baciarlo, mi succhiò il labbro che sanguinò, dai, dai, che mi fai morire co sto culo stretto; io avevo afferrato il manubrio con le mani e mi aiutavo nelle pompate, ormai il culo era in fiamme, ero sudatissimo, ma godevo da pazzi, andò su e giù per una buona mezz’ora, ad un certo punto il ritmo aumentò, divenne forsennato, Gaetano accelerò i colpi, sentìì distintamente il cazzo ingrossarsi ancora di più contro le pareti anali, bestemmiò e con un urlo rauco liberatorio sborrò fiotti su fiotti di seme bollente, vengo, vengo, vengo proseguì bestemmiando, assestò gli ultimi colpi, poi si fermò di colpo, io ero elettrizzato, i muscoli andavano per conto loro, avevo ancora il suo cazzo nel culo, mi girai di nuovo verso di lui, mi sollevai presi per sfilarmi il cazzo, lui lo rischiacciò dentro, grondanti di sudore ci guardammo, mi hai fatto sborrare come non mai mi disse, appoggiai la guancia al suo petto, mi sistemò i capelli, perché non mi fai una bella pulizia continuò sollevandomi per far sgusciare il cazzo che andava smosciandosi ma sempre considerevole, scivolai su di lui, mi sistemai sotto la guida, afferrai l’asta e presi a pulirla per bene; come sempre c’era sangue misto a sborra, lacerava sempre qualcosa, questa volta era stato veramente una bestia, lo spompinavo e lo guardavo, leccheresti sborra tutto il giorno mi disse, buttò la testa all’indietro sullo schienale, mi divertii a strizzargli i coglioni, emise un mugolio, ero veramente distrutto, misi in dito nel culo ancora aperto, tirai fuori sborra calda, la leccai, gli ciucciai la cappella mordicchiandola, ancora qualche goccia di sborra fece capolino, la leccai ben bene, avevo voglia di dormire, mi tirai su, il dolore cominciava a farsi sentire, con la coscia gli massaggiai il cazzo, fermati altrimenti ti inculo di nuovo disse Gaetano, è una minaccia o una promessa gli dissi, che gran rotto in culo che sei rispose, dai che facciamo tardi, si rivestì. Quella sera tornammo tardi a casa (io scesi prima e andai a dormire in una dependance, ero lacerato e stanco, mi buttati sul letto e mi addormentai di colpo. A notte fonda sentii dei rumori……..

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Gaetano (Seconda Parte)

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Mario

Avevamo un’osteria vicino all’autostrada ed era sempre piena di camionisti, mio padre un ometto piccolo con un paio di baffi che incorniciavano un viso sempre scavato era in cucina tutto il giorno, mia madre, una donnona con un seno prorompente, serviva ai tavoli e intratteneva i clienti, quasi tutti camionisti di passaggio, gente semplice, grandi lavoratori che percorrevano

Nel Camion di Mario

Tornammo in sala, Mario come se niente fosse, io sudatissimo ed emozionato ripresi a servire ai tavoli pensando e ripensando a quello che era successo poco prima nel cesso. Il compagno di tavola di Mario si alzò e andò via, Mario mi chiamo al tavolo: allora, come stai? Ti è piaciuto? Si era messo il tovagliolo sulle gambe e mi accorsi che si muoveva. Avvicinati mi disse. Io mi

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