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Due gambe da sogno

by Koala_abc


Marco giocava a calcio… e il calcio aveva contribuito a costruirgli due gambe fantastiche. Il più bel paio di gambe che io abbia mai visto! Ero attratto da quelle gambe e tutte le volte che lo vedevo in pantaloncini corti alle partite o durante le ore di ginnastica a scuola, immancabilmente avevo un’erezione. Forti, potenti, agili, scattanti e molto, ma molto muscolose. I polpacci e le cosce erano di dimensioni veramente notevoli, certamente non come quelle di un culturista, ma sicuramente più grandi delle mie. Erano perennemente abbronzate, ricoperte da una leggera lanugine e molto definite. In ogni movimento, in ogni scatto che faceva, si potevano vedere, sotto la pelle sottilissima, i suoi muscoli striati gonfiarsi all’inverosimile e le sue vene pompare sangue a più non posso. Marco e io andavamo a scuola assieme e per giunta eravamo compagni di banco! Il mattino, prendevamo l’autobus alla stessa fermata e poi ci sedavamo vicini durante il tragitto, che durava circa 15 minuti. La corriera non era molto spaziosa e i sedili erano incredibilmente vicini e stretti. Una volta seduti uno di fianco all’altro, non facevo a meno di notare lo dimensioni delle sue cosce confronto alle mie. I suoi jeans li vedevo talmente pieni, tirati e in tensione, che sembravano dovessero strapparsi ed esplodere da un momento all’altro, rivelando quelle masse muscolari bisognose di spazio. Marco, inoltre, era molto alto, circa 1 metro e 90 cm e vederlo seduto così scomodamente, sistemato alla bene meglio, con le ginocchia che inevitabilmente andavano a cozzare contro i sedili davanti, era molto divertente. Comunque, non solo le gambe meritavano attenzione, anche il resto del suo corpo era qualcosa di veramente eccezionale. Come ho detto prima, alto 1,90m, biondo, occhi azzurri, un viso stupendo, avrebbe potuto fare tranquillamente il fotomodello. La forma a V del suo busto era esageratamente pronunciata; infatti aveva delle spalle larghissime e una vita veramente stretta, rispetto alle dimensioni del suo corpo. Fatta eccezione per le gambe, somigliava piuttosto al fisico di un nuotatore che a quello di un calciatore. Stare vicino a lui era qualcosa di stupendo! Lui, con questo fisico così imponente, mi sovrastava. Io infatti ero alto solo 1,65m e nonostante il fatto che non ero un giocatore di basket, devo dire che anche il mio fisico non era malaccio: facevo nuoto da quando avevo 7 anni. Senza darlo da vedere, alla prima occasione possibile, non potevo fare a meno di confrontare le dimensioni di ogni parte dei nostri due corpi. A volte, anche lui rimarcava la differenza di taglia tra noi due, lo faceva per gioco, con battute o modi di fare divertenti, non come una presa in giro. Come quella volta durante una gita scolastica. Eravamo andati con la scuola a sciare sulla neve, dovevamo rimanere via quattro giorni (e tre notti). Le camere da letto in albergo erano sia da tre che da due posti. Marco mi chiese se per me andava bene stare “solo” con lui in camera. Io, con indifferenza, gli dissi che non c’era problema. Ma dentro di me stavo festeggiando con i fuochi d’artificio! Arrivammo in camera e… ohps!!! C’era un letto matrimoniale! Rimanemmo qualche secondo sulla soglia della porta allibiti. Poi ci guardammo e scoppiammo a ridere. Poi Marco mi disse con aria divertita “Sembra proprio che dovremmo dividerci quel catafalco per le prossime tre notti!” “Già…” gli dissi con rassegnazione, ma altri fuochi d’artificio erano stati lanciati! “…se ti arriva un calcio negli stinchi non avertene a male” “Non preoccuparti. Non mi svegliano neanche le cannonate. Io dormo come un ghiro!” Poi si tuffò sul letto per sentire com’era e quando si ritrovò là, disteso, lo sentii ridere ancora e poi dire “Ma non è possibile!” Mi voltai e vidi che sebbene avesse la testa sul cuscino, i sui piedi ciondolavano fuori dal letto! Il catafalco era troppo corto! La scena era davvero esilarante e mi misi a ridere anch’io. “Ridi. Ridi pure. Tu, di sicuro, dormirai comodo qua sopra. Ma io questa notte mi buscherò un bell’accidente!” Iniziammo a disfare le valige e ci accorgemmo che le nostre ciabatte erano identiche! Stessa marca, stesso modello e stesso colore. L’unica differenza era che le mie erano numero 38; le sue 47! “Sono identiche! Fai una cosa. Tu, le tue, le metti là. Io, le mie, le metto da questa parte, così non ci confondiamo!” Marco mi disse serio, ma con evidente ironia. Allora prese le mie ciabatte e se le mise. La pianta del suo piede era esageratamente troppo larga. Non riuscì che a infilare poche dita e il resto del piede continuò a debordare dalla suola delle mie ciabattine. Si alzò e fece qualche passo. La scena era veramente grottesca. “Al negozio, quando le ho provate, non mi sembrava che fossero così strette! Mi sento come la sorellastra di Cenerentola quando provò la scarpetta di vetro! Le tue invece sono comode?” Mi chiese sempre con quel tono serio ma ironico allo stesso tempo. Allora io infilai le sue ciabatte. Erano talmente larghe che le avrei potute usare come pista da ballo! Feci qualche passo e poi dissi “Comodissime! Calzano a pennello!” E ci mettemmo a ridere. Marco ero un tipo strano, che non riuscivo a capire. Aveva 18 anni, era un bellissimo ragazzo, con un corpo stupefacente, insomma un vero adone. Ma non aveva la ragazza, sebbene le occasioni non gli fossero mancate. Lui diceva che aspettava l’anima gemella!?!?! Io speravo che avesse le mie stesse inclinazioni sessuali, ma non aveva mai dato nessuna prova di una sua possibile omosessualità. Si comportava sempre da etero (apprezzamenti sulle ragazze, e via dicendo…), semplicemente non aveva la ragazza. C’era qualcosa che non quadrava e speravo che quella gita avrebbe potuto dare qualche certezza ai miei dubbi. E invece, niente! L’occasione era perfetta. E invece niente da fare! In camera si comportava normalmente, o forse lui lanciava messaggi a me incomprensibili, che non sapevo cogliere! O forse non era interessato a me! O forse era veramente etero! Io speravo nella prima ipotesi, poi mi rassegnai e l’unica cosa che potevo fare era gustarmi il più possibile quei momenti passati da soli, noi due, in camera. Vederlo passeggiare per la camera, in slip, con quel corpo da Dio greco, con quel torace immenso e privo di peli, con quegli addominali scolpiti con lo scalpello, con quel culo da urlo, rotondo, sodo, tonificato da anni di allenamenti, con quelle gambe poderose, ma soprattutto la cosa che mi attraeva di più: quel pacco enorme negli slip. Io sotto le coperte lo vedevo camminare per la stanza, con i muscoli delle gambe che si flettevano ad ogni passo e quel pacco che rimaneva lì, appoggiato sugli interno coscia. Ero in uno stato di perenne eccitamento. Poi quando spegnevamo la luce e ci trovavamo entrambi in quel letto, l’unica cosa che potevo fare, era sperare che mi venisse a sbattere contro mentre dormiva. Purtroppo, a parte qualche sporadico sfioramento reciproco, non successe niente, con mio grandissimo rammarico. Passarono quattro mesi dalla gita. Finimmo la quarta liceo e ci saremmo ritrovati in settembre per iniziare l’ultimo anno. Quell’estate ci perdemmo di vista, per un motivo o per l’altro. Marco andò a trovare dei parenti al mare, io andai in montagna con dei miei cugini. Quando ritornai a casa, verso la fine di Agosto, mi arrivò una telefonata inaspettata. “Non dirmi che hai gia finito tutti i compiti di matematica” mi disse Marco. “Veramente mi ci devo mettere ancora attorno” “Da un secchione come te non me l’aspettavo proprio! Senti, perché non ci troviamo e li facciamo insieme. Così mi dai una mano perché io non ci salto fuori! Se per te va bene?” E me lo chiedi anche? “O.K. Per me non c’è nessun problema!” Ci mettemmo d’accordo di trovarci a casa sua. Dato che i suoi genitori erano via, lui era a casa da solo con sua sorella. Ritenemmo che il posto era abbastanza tranquillo per non essere disturbati e rimanere concentrati sui compiti. Erano le due di pomeriggio, ed era un fine Agosto veramente torrido, un caldo soffocante. Arrivai a casa sua, ma non feci in tempo a suonare al campanello, che la porta si aprì di colpo. Era sua sorella, che stava uscendo con delle valigie in mano. Ci salutammo e mi disse che stava partendo per il mare. Poi gridò “Marco, è arrivato Andrea!” Dall’interno della casa si sentì “Va bene, fallo venire di sopra in camera mia!” “Tu conosci la strada, vero?” La conoscevo. Infatti durante l’inverno precedente ci eravamo già trovati diverse volte per fare i compiti di scuola assieme. Arrivai in camera sua ma non c’era nessuno. Poi sentii dal corridoio la voce di Marco “Arrivo subito. Mi sono fatto una doccia rinfrescante, perché questo caldo è davvero insopportabile” Era ancora in bagno. “Tu accomodati pure, fai come se fossi a casa tua” Mi sedetti alla sua scrivania, dando le spalle alla porte d’ingresso della stanza. Iniziai a tirare fuori la roba dallo zaino e nello stesso momento iniziai a pensare che sarebbe stato stupendo essere assieme a Marco in quella doccia… Vicini… Uno contro l’altro… Con l’acqua e il sapone sui nostri corp…. “Scusa se ti ho fatto aspettare, ma ne avevo davvero bisogno” Marco entrò nella camera. Io mi voltai e vidi che indossava ancora l’accappatoio. Poi andò verso l’armadio …. O mio Dio! Era ancora nudo e si doveva vestire! Mi guardò, si mise a sorridere e iniziò a canticchiare la canzone di 9 settimane ½. Che stupido! Gli piaceva scherzare sempre. Iniziò a fare una specie di spogliarello, scoprendo prima la spalla e poi muovendola su e giù. Poi, da sotto l’accappatoio tirò fuori la gamba destra e la face ciondolare rimanendo in equilibrio solo sull’altra. Come in quelle scene da film in cui si vedono le donne chiedere un passaggio lungo la strada. Appoggiò la gamba sul letto, iniziò a massaggiarsela lentamente con la mano, si guardò riflesso nello specchio dell’armadio. “Tu credi che io abbia delle brutte gambe?” Quella mano stava accarezzando i muscoli della sua coscia. Fu troppo per me! “Ma dai, lascia lì di fare l’idiota e datti una mossa, che iniziamo” gli dissi. Naturalmente io avevo già un’erezione stratosferica assistendo a quella scena! “Il solito pezzo di ghiaccio serioso. Tu vuoi sempre arrivare subito al dunque! Non hai un minimo di romanticismo!” disse, ancora scherzando, con voce civettuola cercando di imitare quella di una donna. Poi con uno scatto fulmineo si levò del tutto l’accappatoio. “E voilà!” O mio Dio! …. No! Non era nudo! Si era già messo gli slip in bagno! Che peccato! Tirò fuori dall’armadio un paio di pantaloncini corti da ginnastica e li indossò. “Certo che c’è un caldo davvero impressionante! Se non ti da fastidio io rimango così” Alludendo al fatto che non si sarebbe messo nient’altro addosso. Per quale motivo mi dovrebbe dar fastidio? Pensai. “Va bene iniziamo” disse. Si sedette dall’altra parte della scrivania. Esattamente di fronte a me e iniziammo con la matematica. Concentrarmi era impossibile! Era abbronzantissimo. Quella leggerissima peluria bionda sulle braccia, si era schiarita ancora di più al mare, così come i suoi capelli. I suoi occhioni chiari facevano ancora più contrasto con il colore della carnagione. La sua pelle liscia e sottile lasciava intravedere le striature dei muscoli ad ogni suo movimento, anche il più impercettibile. Le sue spalle larghe mi stavano davanti a poco più di mezzo metro e mi facevano girare la testa. Era come stare al cinema, quando ci si trova troppo vicino allo schermo e si fa fatica a mettere a fuoco le immagini da tanto che sono grandi. “Hai capito come si fa adesso? E’ la terza volta che te lo spiego!” Gli dissi. “Si ma …. Mi sta venendo il torcicollo, per riuscire a leggere quello che scrivi! Aspetta un momento che vengo anche io da quella parte.” Si alzò, prese la sedia e la mise di fianco a me. Così mi ritrovai con Marco seduto alla mia destra. La scrivania non era molto larga, quindi eravamo seduti fianco a fianco. Continuai a spiegargli quell’esercizio; ma era distratto, non era attento. Si avvicinò ancora di più, potei sentire la sua coscia sinistra toccare lievemente la mia coscia destra. Siccome anche io ero in pantaloncini corti, sentii la sua lanugine contro la mia. I miei peli si drizzarono come se ci fosse elettricità statica tra le nostre gambe. Mise il suo braccio sinistro sullo schienale della mia sedia, dietro la mia schiena. Mentre quello destro lo mise sul tavolo. “Ho capito! Quindi si fa così” …e iniziò a scrivere sul foglio che avevo di fronte. Si sporse ancora più vicino a me e la sua coscia si appoggiò del tutto contro la mia. Era come in corriera. Avevamo le gambe uno appiccicato all’altro. Solo che questa volta eravamo senza pantaloni lunghi e la sua pelle era contro la mia. Feci l’indifferente, ma non potei fare a meno di buttare lo sguardo di tanto in tanto, lì, in basso. Che muscoli duri, pieni e sodi. La sua gamba era veramente grossa; ma ora, lì, di fianco alla mia, sembrava ancora più enorme. Si sporse ancora di più e per evitare di cadermi addosso, tolse il braccio dallo schienale e appoggiò la sua mano sinistra sul mio ginocchio destro. Avevo il cazzo così duro che sembrava che volesse esplodere. Accidenti! Dato che avevo i pantaloncini corti, si vedeva benissimo che avevo un’erezione, infatti si formò una bella collinetta in mezzo alle mie gambe. E se Marco se ne fosse accorto?! Come mi sarei potuto giustificare? E poi successe…. Fece scorrere velocemente la sua mano sulla mia coscia. Raggiunse l’altezza dell’inguine e batté tre volte il dito mignolo contro il mio pacco. “Dopo tutto non sei così glaciale come sembri. Vedo che se stimolato, ti scaldi anche tu!” Rimasi di sasso! Alzai lo sguardo, e lo guardai direttamente negli occhi. Eravamo lì, con il viso a una spanna l’uno dall’altro. Marco mi stava guardando con aria furba e divertita. Dopo pochi istanti, che mi parvero minuti interminabili, si avvicinò e definitivamente mi baciò! L’iceberg si sciolse! Si squagliò come neve al sole! Le campane suonavano a festa e migliaia di fuochi d’artificio esplosero dentro la mia testa! In una sola frazione di secondo, mi resi conto che una porta si spalancava davanti a me. Dovevo solo oltrepassarla. Ci baciammo con un tale vigore, con una tale passione! Le nostre lingue si toccavano, si contorcevano, esploravano ognuna la bocca dell’altro! Ci alzammo lentamente, senza mai staccare la bocca l’uno dall’altro. Quando fummo in piedi, mi resi conto cosa volesse dire essere 25 cm più basso di Marco. Io, per continuare a baciarlo, mi dovetti aggrappare a lui e mi dovetti mettere in punta di piedi. Lui, si dovette chinare con il collo e la testa per rimanere a contatto con le mie labbra. La sensazione che provai fu indescrivibile; era come se la differenza d’altezza tra noi due, rendesse il tutto molto più erotico ed eccitante. Ci separammo e per un momento riuscii a riprendere fiato. Gli presi una mano e mi diressi verso il letto. Mi sedetti sul letto con lui davanti a me, in piedi. Ora i miei occhi furono a livello del suo pacco. Gli sfilai i pantaloncini. Rimase solo con gli slip. Erano talmente gonfi e tirati che non lasciarono dubbi sullo stato di eccitazione del mio amico. Gli sfilai gli slip …. WOW! Il centro dell’universo! 25 centimetri di cazzo in tiro! Rimasi a contemplarlo con la bocca aperta per qualche istante. Guardai in alto, verso il volto di Marco, che a sua volta mi stava guardando con quel simpatico sorriso da canaglia. “Non è di tuo gradimento?” Non dissi niente. Abbassai di nuovo lo sguardo sul mostro. Lo baciai delicatamente. Gli leccai la punta della cappella e poi me lo ficcai in gola! Mentre facevo il primo bocchino della mia vita, con le mani gli accarezzavo le gambe, su e giù, giù e su, fino ad accarezzargli le sue natiche muscolose. Gliele strizzai con forza. Marco respirava affannosamente, comunque, mai quanto me. Avevo il cazzo di King Kong in bocca, dovevo stare attento altrimenti grazie alla mia inesperienza sarei potuto soffocare. Dopo qualche minuto lo estrasse e mi venne sul torace. Un idrante che mi sputò il suo caldo seme addosso. Io ne leccai qualche goccia che avevo sulla spalla “Però! Niente male!” Marco mi stava ancora davanti, in piedi. Guardai il suo viso. Era madido di sudore, ma rilassato, con una espressione felice. “Tutto O.K.?” gli chiesi. “ E’ meraviglioso! Perché abbiamo aspettato così tanto?” “Non pensarci e godiamoci questi momenti e quelli che verranno” Mi sfilai anch’io gli slip, mi coricai sul letto e trascinai Marco giù con me. Il suo viso contro il mio. Ci baciammo ancora e ancora. Potevo sentire il mio cazzo schiacciato dai sui addominali duri e increspati. Il suo, invece lo sentivo contro le mie cosce. Avevo il suo pesante corpo sudato sopra il mio. Come era poderoso. Dovetti stare attento a non farmi schiacciare troppo la cassa toracica sotto il suo peso! Ma Marco sapeva come muoversi. Era talmente dolce e delicato nonostante le sue dimensioni! “Proviamo qualcos’altro?” gli chiesi. “Certo! Con me puoi fare tutto quello che vuoi!” Lentamente, cercai di togliermelo di dosso e di farlo rotolare sulla schiena. Marco mi assecondò e mia aiutò, anche perché da solo non ne avrei avuto la forza. Una volta libero, scivolai in fondo, sul letto. Gli divaricai le gambe e in ginocchio mi avvicinai il più vicino possibile al suo membro. Fu allora che lo confrontai con il mio. C’erano almeno dieci centimetri di differenza! Mi bloccai. Ero dispiaciuto. Era quasi come se mi sentissi in colpa con Marco. Infatti, mi resi conto che non sarei mai riuscito a contraccambiargli il piacere fisico che mi aveva e che mi avrebbe dato in futuro. Marco se ne accorse e mi disse “Andrea … io ti amo. Sono innamorato di te non so da quanto tempo. Non fermiamoci ora, che finalmente abbiamo avuto il coraggio di rivelarci l’un l’altro.” Lo disse con una voce seria, calda, semplicemente sincera. Lo guardai negli occhi e compresi che quello che mi aveva appena detto, era l’assoluta verità. Fu la prima volta che vidi Marco non scherzare! Il suo sguardo intenso, fece aumentare la temperatura nella stanza di altri dieci gradi! “Grazie” fu l’unica cosa che riuscii a dire. Presi la sua gamba destra e me la misi sulla mia spalla sinistra. La sua gamba sinistra, sulla spalla destra. Lui mi aiutò ad alzare il suo bacino. Con le mani si aprì leggermente le natiche. Io iniziai a infilarglielo nel culo e poi a fotterlo. Marco gemette; credo di piacere. Tenevo le braccia strette, intorno alle sue poderose gambe, appoggiate con tutto il loro peso alle mie spalle. Ogni tanto gliele baciavo e gliele leccavo. Continuavo a fotterlo. Sentivo le mie palle sbattere contro il suo culo. Ero semplicemente in estasi. Furono i momenti più belli della mia vita. Gli venni dentro. Poi sfinito mi lasciai cadere addosso a lui. Lo baciai. Marco mi abbracciò. Rimanemmo così. Fermi. Sudati fradici sul suo letto. E’ da allora che la nostra stupenda storia va avanti. L’anno dopo, in quinta liceo, molte volte ci trovammo per fare i “compiti di scuola” assieme. In gita, andammo a Londra per una settimana: sei notti, noi due, soli, in camera, fu stupendo! Marco abbandonò il calcio, d'altronde non era un campione di tecnica. Era un difensore che faceva sentire la sua prestanza fisica sugli stinchi degli attaccanti avversari. Si buttò a capofitto nel bodybuilding … e si sta costruendo un corpo … che non trovo parole per descrivere. Marco e io ora siamo al terzo anno di Università e naturalmente dividiamo lo stesso appartamento. Mentre racconto la nostra storia è qui, che si aggira completamente nudo per la camera. E’ venuto a casa dalla palestra e si è appena fatto una doccia. Non ha proprio alcun pudore. Viene verso la scrivania, dove sto scrivendo. Mi scavalca con le gambe; una da una parte e una dall’altra a io seduto in mezzo. Sta proprio di fronte a me e poi appoggia il sedere yukgrbyuiqetrvgvzfsvb nSdbvcn bwbvncxmmmmm sulla tastiera (scusatelo) e inizia a menarsi l’uccello a una spanna dalla mia faccia! “Non hai ancora finito di scrivere?” “Sono arrivato che siamo al terzo anno di Università” “Beh, allora hai già scritto abbastanza” continuando a menarselo. Si, ha ragione. Credo proprio di aver scritto abbastanza. Ora dovrò impegnarmi su qualcosa d’altro. Le dita, le posso anche tenere a riposo. Dopo tanto scrivere, ne hanno bisogno. Per quello che devo fare, mi serve solo la bocca……….. Inviate i vostri commenti a “koala_abc@hotmail.com” E’ la mia prima storia, quindi cercate di essere un po’ clementi nei vostri giudizi.

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Due gambe da sogno

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Il Biondino, 2^ parte

Ci stringemmo la mano. Improvvisamente mi tirò forte verso di sé e mi disse sottovoce e con un’espressione molto seducente. “Cosa credi?… Ho visto che non mi togli gli occhi di dosso da quando sei arrivato! …Allora … andiamo avanti con questi stupidi convenevoli o preferisci cambiare discorso!…” “Beh … ma… io… non…” Borbottai, una frase incomprensibile, ero pietrificato. Beccato!

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