Gay Erotic Stories

Andrea e Max non avevano mai scopato insieme. Avevano 18 anni e fino ad allora la loro vita sessuale si era limitata a qualche sega che si erano sparati insieme nei cessi della scuola. Ma quel giorno, anche se non se lo erano detto esplicitamente, avevano deciso di fare le cose sul serio. Era un pomeriggio d'estate e stavano passeggiando in una pineta. Il caldo era insopportabile, ed entrambi si erano sfilati le magliette sudate rimanendo a torso nudo e calzoncini. Ad un tratto, decisero di fare una pausa. Si accostarono ad un grande cespuglio e iniziarono a cazzeggiare, come al solito. Andrea diceva che aveva voglia di scopare, e intanto accarezzava i sodi polpacci di Max. Max, a gambe larghe, si mise una mano sulla patta e iniziò a toccarsi, dicendo ad Andrea che era un frocio: "Sei solo un frocio di merda... e io voglio darti una bella lezione, ti spacco il culo!" Ai due piaceva insultarsi così, per scherzo, ma quel giorno scoprirono che la cosa li eccitava anche. Andrea allungò la mano, la fece risalire su per la coscia pelosa dell'amico e alla fine iniziò anche lui a toccargli il prepotente rigonfiamento che si era creato fra le gambe. "Porca troia che bestia che c'hai! Sei arrapato anche tu, eh? Ti tira allora? Ti piacerebbe farti una bella scopata, vero? Tanto quella puttana di Monika neanche te la dà! Stai fresco a spararti pippe!" "Adesso mi hai proprio rotto i coglioni, brutto rottinculo! Te la sei proprio cercata allora!" A questo punto Max si tolse le pesanti scarpe da ginnastica, poi si sfilò i calzini bianchi di spugna, mise una mano dietro alla nuca di Andrea e lo spinse con la faccia sui suoi piedi sudati. "Lecca, brutto frocio, lecca! Mi devi leccare i piedi e me li devi baciare, perché sei solo un culattone e meriti di essere umiliato! Vuoi 'sto cazzo, eh? E allora lecca!" Ubbidiente come un cagnolino, ma con una grande malizia negli occhi, Andrea tirò subito fuori la lingua e iniziò diligentemente a leccare i piedi di Max. Aveva due belle pale, e a causa della camminata sotto quel sole cocente erano tutte sudate e bollenti. Andrea passava per bene la sua lingua prima sul dorso un po' peloso e con le vene in evidenza, poi anche su tutta la pianta. Prendeva ogni piede con entrambe le mani e quindi si metteva ciascun dito in bocca e lo ciucciava a dovere. L'alluce era quello che gli dava maggiore soddisfazione, così grosso e gustoso. Per completare il servizio, alla fine passava la lingua anche fra un dito e l'altro, pulendo anche gli ultimi residui di sudore. Avevano un sapore acre, e mentre leccava, col naso sentiva quell'odore pungente che gli penetrava nel naso facendolo eccitare. Si sentiva davvero sottomesso, in quel momento, ma ciò gli dava un piacere unico, inimmaginabile. Mentre Andrea leccava, Max lo apostrofava: "Dai, così, frocio schifoso.. lecca, lecca bene, e non ti permettere più di parlarmi in quel modo... aah... Mi stai facendo arrapare ancora di più, con quel solletico... Adesso vedrai cosa ti succede!" Quando ebbe detto così, Max allontanò Andrea dai suoi piedi, lo afferrò per i capelli ossigenati e gli ficcò in bocca uno dei suoi calzini. "Adesso stai zitto e fai quello che ti dico io!" Max si tolse i pantaloncini neri e si abbassò gli slip fino alle caviglie, sbattendo in faccia ad Andrea un cazzone arrapato di dimensioni notevoli: oltre ad essere lungo - più lungo di quello di Andrea - era largo, grosso... Un bel pezzo di carne, insomma. Era già completamente scappelato per l'eccitazione, e Max si accertò che l'amico ammirasse bene le rudi fattezze del suo glande violaceo mettendoglielo proprio sotto il naso. "Guarda, frocio! Guarda che cazzone duro che mi hai fatto venire! Ti piace, vero? E adesso te lo faccio gustare per bene... Girati! Mettiti a pecora!" Andrea obbedì, porgendo all'amico il suo culetto sodo, stretto nei pantaloncini gialli. Max glieli calò violentemente, mettendo subito a nudo le natiche di Andrea. "Ah, non porti neanche gli slip, eh? Bravo, ti piace il rischio... Ma che bel culo! Non ci avevo mai fatto caso, lo sai? Mi piace proprio... chissà che piacere che sarà sfondartelo!" Così dicendo, Max liberò la bocca dell'amico dal suo calzino, e lo sostituì con il dito indice, che gli fece leccare e insalivare ben bene. Mentre provvedeva a lubrificare, Andrea sentiva già l'ingombrante arnese di Max, che gli premeva prepotentemente su una chiappa. Dopo qualche minuto, Max tolse il dito dalla bocca di Andrea, gli allargò le natiche con una mano, e gli infilò l'indice nell'ano, tutto quanto insieme. Andrea gemette. "Godi? E questo è solo un dito, caro mio... Aspetta che arrivi il piatto forte!" Max penetrava Andrea sempre più velocemente, rigirando il dito nel suo buco del culo, che ormai iniziava ad ammorbidirsi e a rispondere agli stimoli. Andrea intanto era diventato tutto rosso, un po' per il caldo e un po' per l'esperienza che stava vivendo; con una mano iniziò a masturbarsi lentamente. Dopo un po' di ditalini, Max aggiunse un altro dito, il medio, e trovò che scivolava dentro molto più facilmente di quanto non avesse fatto l'indice. Ogni tanto sputava intorno allo sfintere, e così adesso tutto era ben lubrificato e scorrevole. Andrea mormorò: "Oddio, che bello! Come godo, Max... Non puoi capire!" "Allora non mi hai sentito! Devi tacere, devi stare zitto, finocchio del cazzo! Sono io il padrone, e non voglio sentirti fiatare... chiaro?" "Hai ragione, scusa Max..." Max non ce la faceva più: voleva ficcare. E così, tolse le dita e sul buco del culo di Andrea, ormai umido e dischiuso, ci appoggiò quel bel pezzo di carne della sua cappella. Quindi iniziò a spingere, e pian piano vide che entrava. Spinse con più forza, e in un attimo già mezzo cazzo era dentro. Entrambi erano tesissimi. Tutti i muscoli gli fremevano e il sudore si faceva sempre più abbondante. Andrea, con le labbra semi-aperte, sentiva il fallo di Max che lo stava penetrando, allargandogli violentemente le pareti del culo, Max invece era tutto impegnato a far correre tutti i 18 cm del suo bel cazzone nel buco del suo amico, e nel far questo godeva come un maiale - scaricava tutta la sua foga nel culo di Andrea, che ad ogni affondo dell'amico sobbalzava in avanti. Non aveva mai provato una sensazione simile, sentire quel pezzo di carne bollente scorrergli dentro, riempirgli quel bel culetto che fino a pochi istanti prima era ancora vergine... Le minacce di Max erano vere: gli stava proprio rompendo il culo! Alla fine il giovane animale da monta raggiunse l'apice del godimento: senza preoccuparsi che magari qualcuno avrebbe potuto sentirlo, Max lanciò un urlo soffocato di piacere, mentre, con gli ultimi, violenti colpi di reni, iniziava ad eruttare caldi fiotti di sperma nel culo dell'amico... Dopo i primi schizzi, peraltro estremamente copiosi (tanto che dall'ano colarono giù fra le chiappe di Andrea, fino a bagnargli le palle), Max estrasse il suo dardo e finì di eiaculare sulla schiena dell'amico, imbrattandolo tutto con il suo bianco seme. Andrea restò qualche istante chinato giù, a riprendere fiato. Poi si alzò e si voltò verso Max, che si reggeva ancora il cazzo scappellato e gocciolante. Pulsando, già iniziava a sgonfiarsi, ma, così penzolante, sembrava ancora più grosso. Andrea fissò Max con uno sguardo pieno di malizia. "Ti è piaciuto, eh? Frocio!" gli fece quello. "E a te no?" Max sorrise. "Adesso però è il tuo turno: vieni qui..." disse Andrea afferrandosi il cazzo, ormai tesissimo, con la mano. Max si inginocchiò davanti all'amico, gli posò la mano sinistra sul sedere, che iniziò ad accarezzare, e con la destra prese alla base il pene e se lo portò subito sulle labbra. Prima leccò un po' intorno la cappella, soffermandosi particolarmente lungo la scanalatura. I colpetti di lingua lungo il filetto facevano fremere Andrea di piacere. Poi Max prese quella canna sfoderata in bocca ed iniziò a succhiare con forza, andando su e giù lungo l'asta, assecondando in questo modo i leggeri movimenti del bacino di Andrea. Nel far questo, intanto, fissava continuamente l'amico, che ricambiava guardando a sua volta Max. I due godevano nel vedere sul volto del rispettivo amico dipingersi smorfie di intensissimo piacere sessuale. Max guardava il volto sudato di Andrea - aveva le guance arrossate, la bocca semiaperta che lasciava intravedere la punta della lingua e gli occhi socchiusi di chi sta per sborrare. Andrea guardava il viso abbronzato di Max - aveva gli occhi vivi e furbi, le guance gli si muovevano per il servizietto che stava facendo: a volte erano tese per la cappella che spingeva, a volte erano contratte per il risucchio, una piccola gocciolina di sperma già gli era colata lungo il raso pizzetto. Mentre Max ciucciava senza mai prendere fiato, Andrea gli accarezzava dolcemente i capelli. Alla fine, pompata dal bocchino di Max e spinta dalle contrazioni del membro di Andrea, la sborra inondò la bocca del moretto, che di certo non si scansò schifato, ma restò attaccato a quella fonte del piacere finché anche l'ultima goccia non fu fluita dalla cappella arrossata. Le palle brune di Andrea avevano prodotto moltissimo succo, e quindi un paio di rivoli bianchi uscirono dalle labbra di Max e gli corsero lungo il mento, gocciolando sui suoi pettorali possenti. Anche Andrea era stato servito. "Allora, stronzo: chi è il frocio?" ghignò il biondino. Max, asciugandosi la fronte imperlata di sudore, restò a fissarlo ridendo. Poi tese una mano, Andrea lo aiutò a tirarsi in piedi, i due si rivestirono e continuarono la loro passeggiata in pineta. Soddisfatti e più amici di prima.