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Compagni di Cella (II parte)

by MIchael (tradotto da moraldo@gay.it)


Tornai nella mia cella molto afflitto e deluso Rudi mi aveva liquidato nell'officina quasi subito. Io potevo menarglielo, ma lui non aveva degnato il mio uccello di un solo sguardo. Io non ero un soddisfacente oggetto del suo desiderio, neanche quando era molto allupato. Quel giorno, quando Rudi si ritirò, si grattò le palle di nuovo e saltò con un ghigno maligno sul letto di sopra. Io non riuscii subito a dormire. Gli avvenimenti dell'officina girovagarono ancora a lungo nella mia mente. Quando avevo masturbato il grosso palo di Rudi, mi ero straordinariamente eccitato. Forse, pensai io, non mi aveva neppure toccato il cazzo perché un "tipo normale" non ha a che fare con gli uomini. Si era solo lasciato servire, e a lui non importava proprio chi glielo faceva. Se lui non guardava, in teoria poteva essere una donna, che lo palpava là da basso. Mentre ripensavo al suo comportamento egoistico da macho, mi segavo lentamente, quindi fui strappato ai miei pensieri all'improvviso, da un caldo zampillo caduto sulla mia pancia. Mi impennai brevemente, fino a quando latensione all a mia spina dorsale si allentò, e un gorgheggio sgraziato ma liberatorio lasciò la mia gola. Poi mi rilassai e infine mi addormentai. Il giorno dopo dovevamo farci la doccia. Rudi ed io indossammo i nostri boxer prendemmo le nostre cose per la doccia e aspettammo in piedi di fronte alla porta della cella. Mentre aspettavamo le guardie non scambiammo fra noi alcuna parola. Io guardavo ancora il suo petto villoso, e il tatuaggio sul braccio …improvvisamente udii la chiave nella serratura. Una guardia aprì la porta sventolò brevemente la mano in direzione dell'uscita. Camminammo per la corsia e marciammo con sei uomini verso le stanze dei sanitari. Nella prima stanza ci si poteva spogliare c'erano anche degli stipi e nella seconda stanza che era completamente piastrellata, spuntavano dal muro tre bocchette della doccia. Rudi si mise a chiacchierare con un tizio che conosceva sicuramente già da tempo. Si somigliavano come fratelli. Anche lui era un pezzo d'uomo, era tatuato e molto villoso. Una folta foresta di peli neri ricopriva il suo corpo come se fosse un gorilla. Il suo avambraccio mi faceva paura. Più tardi seppi che era Frank. Rudi in ogni caso si divertiva moltissimo. Egli rideva e sbraitava, indicando sempre nella direzione di un altro uomo che intimidito si era ritirato in un angolo. Si chiamava Jochen, che doveva essere nella cella con Frank da tre settimane. In qualche modo mi dispiaceva. Chissà, quanto doveva soffrire sotto Frank. Jochen era di corporatura piuttosto normale, come me. Con bicipiti non eccessivamente grandi, ma un ottimo compagno per conversare, se si avesse l'occasione di chiacchierare con lui. Cosa non troppo frequente. In ogni caso era più intelligente di Rudi, al quale con il tempo ci si poteva abituare, ma con il quale non si poteva avere una conversazione decente. Rudi pensa va solo a scopare e a come presentarmi al meglio il suo cazzo. La guardia fece cenno ai primi tre di entrare nella doccia. Rudi e Frank si abbassarono rapidamente i boxer. Io osservavo ancora una volta il grosso uccello di Rudi. Nonostante l'avessi visto così spesso, mi affascinava sempre nuovamente. Mentre con una mano si puntellava al muro, con l'altra mano tirava giù i pantaloncini fino al poplite, e per poi farli uscire muovendo le gambe, calciandole in fine in un angolo. Già si agitava il suo batacchio e sbatteva da una all'altra coscia. Si afferrò il basso ventre e tirò per tutto il cazzo, quasi volesse allungare il mostro ancora un paio di centimetri. Anche Frank aveva già tirati giù i pantaloni. Lo vidi già calpestare la stoffa colorata dei suoi boxer. Egli li lasciò semplicemente lì sul posto. Anche la sua clava era con forza in movimento. Non era enorme come quello di Rudi, ma era molto grosso, con un lungo prepuzio. Frank guardò da Jochen, che non aveva fatto alcun preparativo. "Forza", sputò allora lui. Jochen tirò giù i suoi boxer e li seguì entrambe con la testa abbassata nelle docce. Egli aveva un cazzo normale, spinto verso il basso da palle eccezionalmente grosse. Mi feci prestare una sigaretta da un altro detenuto e l'accesi. Ora potevamo solo aspettare, prima di metterci in fila. Mentre io parlavo attentamente con Klaus, mi lasciai vagare lo sguardo dalle parti della guardia all'erta, che si era posizionata davanti alla porta accostata delle docce e sembrava osservare i ragazzi che erano dentro. Anche se ci fossimo menati, la guardia non ci avrebbe certamente diviso, talmente si era perso nel guardare attraverso la fessura della porta. Non potevo credere ai miei occhi mentre osservavo i suoi pantaloni scuri ripiegati. Il cazzo duro gli formava come una bella tenda nei pantaloni. Io diventavo sempre più curioso e tentavo di piazzarmi proprio dietro, per vedere sopra le sue spalle. Io ero tutto teso verso quella cosa che non prestavo la minima attenzione a Klaus. Mentre conversavamo del più e del meno, io cambiai la mia posizione lentamente fino a quando non fui dritto in diagonale con la guardia carceraria e la fessura della porta, ma lontano 3 o quattro metri. Io guardai al di sopra della sua spalla e mi si offerse prima un'immagine confusa poi sempre più chiaramente nitida della situazione. Franz era appoggiato con il culo sulle piastrelle del muro, con una mano aveva afferrato Jochen per un ciuffo di capelli, che era ripiegato giù su di lui, con l'altra mano si puntellava al muro scivoloso, mentre spingeva piatto e largo contro quello. Ficcava il suo cazzo gonfio con forza nella bocca di Jochen. Questi agitava la testa e cercava di sfuggire alla trappola, ma doveva inghiottire sempre più giù il pezzo di carne da monta di Frank. Dove è Rudi, pensai fra me e me e scrutai quella parte del locale, che a me dalla porta accostata prima era rimasta nascosta. Rudi stava in piedi dietro a Jochen e lo fotteva in culo. Con colpi bramosi affondava e riaffondava il suo palo nello sfintere di Jochen. Io mi stavo proprio eccitando, nel guardare a lungo quella scena. Mentre metteva il cazzo dentro e fuori sempre più a fondo in quel buco fin troppo stretto, faceva schioccare la sua mano piatta ogni tre colpi sulle natiche di Jochen. Sebbene egli urlasse qualcosa in direzione di Jochen, la conversazione con Klaus lo scroscio della doccia rendeva impossibile comprendere anche pochissimo. Io guardavo di nuovo verso Frank, che affondava sempre più nella gola il suo grosso cazzo. Ora aveva una mano sulle palle, che palpava voluttuosamente, l'altra sfruttava la testa di Joche come conduttura per fottere, che la tirava avanti e indietro senza muovere il suo bacino neanche di un millimetro. Come poteva quell'uomo una trave così enorme inghiottire giù fino alle palle? Allenamento? Certo, lui divideva la cella con Frank, immagino che quando Frank voleva fare un bell'affondo, doveva tenersi pronto. Povero ragazzo. Non era certo il più forte e Frank glielo avrà cacciato in bocca in un baleno, e lui si era adeguato a quella situazione. Io non avevo più avuto una donna da lungo tempo, me l'ero cavata più o meno con le seghe, ma quanto volentieri avrei voluto in quel momento far scivolare il mio cazzo dentro quella gola e farmelo succhiare di nuovo per benino. Intanto Frank continuava a tenere tranquillamente la nerchia piantata in bocca fino alle palle. Concentrato guardava verso il suo basso ventre finché non aprì la bocca a lungo. Stava sulla punta delle dita e spostava il suo peso velocemente da un piede all'altro. Pensai: il vecchio porco ora viene. Infatti il corpo tremò e vidi dei rivoletti uscire dalla bocca di Jochen, che furono immediatamente lavati via dall'acqua della doccia. Poi Frank non si diede neanche pena per togliere il mostro dalla bocca di Jochen, così a quello non rimase altro che ingoiare il resto del carico. Diversi movimenti veloci di laringe confermarono l a mia supposizione. Anche Rudi sembrava essere agli sgoccioli. Il suo basso ventre schioccava sempre più veloce contro il culo di Jochen, finché anche lui non si fermò dentro sparse il suo succo dentro Jochen. Quindi sorrise a Frank che gli ricambiò il ghigno e gli diede un colpetto sulla spalla in modo cameratesco, con il quale voleva certamente ringraziarlo per aver condiviso con lui la sua fighetta privata. Jochen si era rapidamente tirato via dai due e si insaponò con cura dalla testa ai piedi. Egli lavorò sulla fessura fra le chiappe e ripulì molto spesso la bocca con l'acqua. Quando infine anche noi tre potemmo andare sotto la doccia, avevo ancora davanti agli occhi quell'ultima scena. Qui, dove sto io è dove Jochen è stato posseduto. Qui, pensavo e raschiavo con i piedi il pavimento scorrevole, come cercassi ancora le ultime tracce di sperma. Naturalmente tutto era stato spazzato via. Quando noi ci stavamo asciugando e stavamo rientrando nello spogliatoio, Frank, Jochen e Rudi erano stati riportati nelle loro celle. Almeno così pensavo io in quel momento. Ci aspettava un'altra guardia, non quello di poco prima. Mentre noi fummo tradotti nelle nostre celle, passammo dalla guardiola all'ingresso e io potei gettarvi dentro uno sguardo, poiché la guardia cercava la chiave giusta per la porta del passaggio. Io vidi Rudi. Era seduto in boxer sulla scrivania. Davanti a lui c'era la guardia di poco prima che mi dava le spalle. Da quel punto vidi, che egli aveva preso la salsiccia di Rudi dalla patta e che la menava con forza con il pugno destro. Con la mano sinistra sfregava il rigonfiamento che c'era nei suoi pantaloni. Le palle di Rudi giacevano sulla scrivania e traballavano ad ogni movimento della sega. Rudi al contrario si guardava in giro senza partecipazione e sembrava chiedersi quanto ancora doveva durare quella procedura. La guardia era molto eccitata e sfregava senza controllo i suoi pantaloni. "FAI PRESTO", sibilò Rudi e si puntellò come prima con entrambe le mani sulla scrivania. La guardia ha trovato ora la chiave e aperto la porta. Subito dopo mi ritrovai nella mia cella e Rudi mi raggiunse un quarto d'ora più tardi. "Quello me lo voleva solo toccare", disse lapidario rivolto verso di me. Poi si tirò giù i boxer e mi presentò il suo culo peloso. Infine si asciugò e salì, così come mamma l'ha fatto, nel letto di sopra. Servizio in cucina Non c'è nulla che io odi di più che il servizio in cucina. Per una settimana si deve prepara il mangiare, lavare i piatti e distribuire il cibo. Una triste sgobbata. Non c'è nulla di più noioso che pelare le verdure per ore. Quando io giunsi in cucina, non fui malamente sorpreso. Frank e Jochen erano già là e toglievano le stoviglie della colazione dalla macchina. Il cuoco ci salutò contento e ci gettò un sacco di carote: " Torno subito, qui, voi potreste pulirle!" Ci sedemmo al tavolo e iniziammo a pulire la verdura, mentre Frank e Jochen erano occupati con la lavastoviglie. Dopo un po’ il cuoco disse: Raga devo andare in lavanderia. Torno subito. Si tolse il grembiule, che si era attorcigliato intorno ai grossi fianchi, fece di nuovo un cenno con la testa ai due gruppi di uomini e lasciò il locale. Quello fu un segnale per Rudi, che lasciò cadere il coltello si sdraiò comodamente sulla sedia, iniziando a dondolarsi avanti e indietro. Frank per primo urlò verso Rudi: - Lo hai già montato ? accennando a me. Io rimasi a bocca aperta con la mascella pendula. Jochen osservava. Rudi rise: - No, è ancora verginello! Non lo ancora aperto per bene! - Glielo foro io i buchetto- disse Frank guardandosi intorno - prendi le carote, che il piccolino ha appena pelato. Per la paura lasciai cadere la carota, che stavo lavorando. - Non è una cattiva idea, Franky-boy! Ehi, Micha, che ne diresti di farti scopare con una bella rapa? Mi bisbigliö Rudi e afferrò la più grande delle carote, pelata ancora a metà. - Ehi! Ragazzi non facciamo stronzate - dissi io mettendo al riparo con una certa preoccupazione il mio buco di culo stretto e inviolato. A quella mossa Rudi rispose alzandosi e piazzandosi dietro di me. Mi sollevò dalla sedia, in alto, e mi piegò in avanti sul tavolo. Io atterrai con la faccia dritto negli scarti delle carote. Io mi difendevo con forza e cercavo con lo sguardo intorno a me un aiuto, ma da Jochen non potevo aspettarmi alcun aiuto, poiché si era accucciato nell'angolo più remoto della cucina e guardava lo spettacolo rosicchiandosi come in letargo una carota. Dal momento che la situazioene mi sembrva senza via di scampo, tentai allora con un'altra tattica. - Ehi, Rudi, non ti andrebbe più a genio una bella sega. Non ti ricordi del nostro giochino in officina: là ti ho fatto godere come un riccio. - Mi dispiace tesoro mio, ma ora purtroppo voglio qualcosa di diverso. Frank grugnì. Si precipitò sopra il tavolo e mi piazzò sulla schiena un ginocchio piegato. Jochen continuava a guardare nella nostra direzione. Rudi, ancora in piedi dietro di me, si piegò su di me e premeva con forza contro il tavolo. Aveva la bocca proprio sul mio orecchio e sussurrava per eccittarmi : - Ora Micha, lo senti il cazzo contro il culo! Poi pigiò il suo bacino con movimenti rotatori con ancora più forza contro il mio culo. Riuscivo a sentire tutto, il cazzo, le palle da toro ed anche la sua eccitazione. Quei movimenti da monta mi facevano sempre più scivolare in avanti. Mi faceva male la schiena che il ginocchio di Frank mi sfregava. Io tentavo do liberarmi e senza controllo agitavo le braccia: le carote, le bucce, tutto andò a terra. Ma la situazione era disperata, contro quei due torelli io non avevo la benché minima possibiltà. - Sperimenterai subito quello che già tua moglie ha provato quando tu l'hai fottuta per la prima volta. - Mi sussurrava Rudi sfregando il suo palo contro il mio culo. Rudi si rimise in piedi diritto dietro di me. Mi afferrò con entrambe le mani i glutei. Mi palpava con un movimento circolare le natiche sode e sfregando lungo la fessura. Poi impressionandosi mi disse: - Niente male mio bel maiale! Quindi guardò verso Frank e mosse la testa in segno di approvazione. Io in quel momento non osavo più muovermi, perché pensavo che Frank altrimenti mi avrebbe spezzato l'osso del collo. Mi risolsi semplicemente a lasciare accadere le cose. Rudi mi afferrò per fianchi e sbottonò i miei pantaloni da lavoro. Quindi mi tirò giù la cerniera e si adoperò per tirarmi giù i pantloni sul culo. Accaddè tutto molto rapidamente. Mi calò i pantaloni fino alle ginocchia, poi abbassò anche le mutande. Mi afferrò le natiche e le palpò golosamente. Poi mi sputò sul culo e la spalmò sulla fessura delle natiche, finché non diventò tutto scivoloso. Mi piazzò la carota sullo sfintere e mi disse: Ora, trattieni il fiato.!" Quindi egli pigiò dentro e io urlai per il dolore. Io mi accorgevo di come conficcasse quella stronza di carota dentro di me. Con tre quarti di carota ben piazzata dentro mi sentivo l'intestino scoppiare. I miei muscoli rettali si sforzavano di chiudere con sofferenza il gigantesco buco, che là era stato aperto. La carota tuttavia rimaneva là e mi rendeva il buco incandescente. Certamente non mi ritrovai eccitato era troppo doloroso. Rigirò la carota allungo e la tirò con uno strattone fuori. Io credetti di sentire un ploppe mi sentii subito meglio. Ficcò la carota di nuovo dentro, e la tirò fuori quasi completamente. Di nuovo dentro e questa volta la lasciò dentro più allungo e poi ancora fuori. Poi sentii la sua cerniera. Poco dopo avvertii la punta del suo cazzo sul mio buco del culo. Sputò di nuovo nella mia fessura e conficcò il suo sventrapapere con un solo colpo nel mio buco di culo. Io urlai. - Urla piano mia piccola troia da monta! - mi disse affannnosamente Rudi - perché se no divento più cattivo. Il dolore era insopportabile. Pensai che sarei diventato impotente. Il suo cazzo era così grosso e duro. Io sentivo il suo caldo ventre premuto contro i miei glutei freddi e avvertivo i suoi coglioni che sbattevano sulla mia fessura. Dapprima lo lasciò tranquillo dentro e io cercavo di ingoiare aria. Poi iniziò a fottermi, prima piano poi sempre più svelto. Mi teneva per i fianchi e chiavava il mio culo. Ero come in trance. Mi ritornavano alla mente delle immagini. Io rividi la scena nella doccia. Vidi come Jochen veniva fottuto da due parti. Io vidi la nerchia eretta di rudi davanti ai miei occhi. Che cosa ci facevo qui? Che cosa mi accadeva? Io gemevo… leggermente, poi più forte sempre più forte fino quasi ad urlare. I miei urli seguivano il ritmo della scopata. Il mio culo soffriva. Rudi mi passò la mano sulle natiche poi le colpì per due tre quattro volte . Mi incitava ad ansimare più forte. Colpiva con la mano aperta, come si fa con un cavallo che non vuole ubbidire. Poi tutto si fermò. Rudi penetrò completamente e profondamente. Rudi si aggrappò ai miei fianchi e tentò di premermi dentro il cazzo fino alle palle. Il suo batacchio si gonfiò ulteriormente e esplose nelle mie viscere. Io percepii la sua calda sborra, che infiammò il mio buco di culo già irritato fino all'estremo. Egli si accasciò sulla mia schiena e respirò sfinito con il suo cazzo ancora in culo. Rudi si alzò, tirò fuori il suo coso, si abbottonò i pantaloni, si sedette su di una sedia e si mise a pelare le carote. Frank tolse il ginocchio dalla mia schiena, si piegò su di me e mi sibilò: - Ci vediamo sotto la doccia! Poi si mise ad aspettare in piedi davanti alla lavastoviglie che finisse il suo programma. Io giacevo ancora sul tavolo, con i pantaloni alle ginocchia, il succo colava ancora dal mio culo. Io ero pronto per il mondo. Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. To the best of our knowledge it meets our guidelines. If there are any concerns please e-mail us at: CustomerService@MenontheNet

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Tornai nella mia cella molto afflitto e deluso Rudi mi aveva liquidato nell'officina quasi subito. Io potevo menarglielo, ma lui non aveva degnato il mio uccello di un solo sguardo. Io non ero un soddisfacente oggetto del suo desiderio, neanche quando era molto allupato. Quel giorno, quando Rudi si ritirò, si grattò le palle di nuovo e saltò con un ghigno maligno sul letto di sopra.

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